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I fumatori e la dissonanza cognitiva

I fumatori sperimentano una forte dissonanza cognitiva: sono consapevoli di mettere in atto un comportamento dannoso, eppure continuano a fumare

Di Ciro D`Ardia

Pubblicato il 26 Ott. 2021

La dipendenza da nicotina causa difficoltà a smettere di fumare. Fumatori che cercano di smettere possono provare ansia, irritabilità, agitazione, cattivo umore, frustrazione, aumento dell’appetito, insonnia.

 

Secondo quanto riportato dal Ministero della Salute i morti in Italia a causa del fumo sono oltre 93.000 all’anno. Per l’Unione Europea si stima un numero di decessi pari a circa 700.000 persone. Per quello che riguarda i dati a livello mondiale, l’OMS ritiene che muoiano, ogni anno, più di 8 milioni di persone.

Gli effetti del fumo

È stato evidenziato che una persona che inizia a fumare a 25 anni e che fuma 20 sigarette al giorno, perde 4,6 anni di vita; si può quindi dire che per ogni settimana di fumo si perde un giorno di vita.

Per 1.000 maschi adulti che fumano, uno morirà di morte violenta, sei a seguito di incidente stradale e 250 a causa del fumo. Oltre alla ben conosciuta correlazione tra fumo e tumori polmonari, il fumo può causare anche tumori del cavo orale, della gola, dell’esofago, del pancreas, del colon, della vescica, della prostata, del rene, del seno e delle ovaie; può inoltre far insorgere alcuni tipi di leucemie.

Il fumo, inoltre, è causa anche di malattie respiratorie non neoplastiche tra cui, ad esempio, la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). Può inoltre determinare episodi asmatici e infezioni respiratorie. Un ulteriore rischio è quello cardiovascolare: un fumatore ha un rischio di mortalità per coronaropatia da 3 a 5 volte maggiore rispetto a un non fumatore.

Il fumo può determinare danni alla sessualità maschile. Vi sono poi rischi anche per l’apparato riproduttivo femminile: il fumo può indurre una menopausa precoce anche di due anni. Ciò in quanto il fumo influenza la produzione di ormoni sessuali femminili.

Non sono da sottovalutare anche i danni estetici: gengive bianche, ingiallimento dei denti, invecchiamento della pelle. Il fumo determina inoltre anche un calo delle difese immunitarie contro la placca batterica e aumenta il rischio di gengiviti.

Anche il fumo passivo è dannoso per la salute: in Italia si calcola che ogni anno ci siano circa 1.000 decessi.

Il contenuto delle sigarette

Ogni sigaretta contiene circa 600 ingredienti che, quando bruciano, danno origine a più di 7.000 molecole di varie sostanze. Tra queste ci sono, ad esempio:

  • acetone;
  • acido acetico, corrosivo, può irritare gli occhi e le vie respiratorie;
  • acido cianidrico, una delle sostanze da cui deriva il cianuro. Veniva usato per la produzione dello zyklon B adoperato dai nazisti nelle camere a gas;
  • ammoniaca, gas incolore, dall’odore pungente. In genere è usato come disinfettante;
  • arsenico, metallo pesante tossico. Notoriamente impiegato come veleno;
  • benzene, usato come additivo per gasolio e solventi industriali. È una sostanza cancerogena;
  • butano. È il gas usato negli accendini;
  • metanolo, detto anche alcol metilico. Adoperato come solvente o reagente industriale. È anche utilizzato illecitamente come additivo nel vino. Può essere letale;
  • mercurio. Metallo pesante tossico ed inquinante per l’ambiente;
  • cadmio, viene utilizzato per le batterie. Metallo pesante tossico;
  • nichel, metallo contenuto in molti materiali, ma anche cosmetici ed alimenti. Può causare irritazioni, dermatiti ed allergie;
  • polonio 210. Sostanza radioattiva, è presente nelle sigarette in quanto contenuto nei fertilizzanti usati per le piantagioni di tabacco. Il polonio raggiunge l’apparato bronco-polmonare fissandosi nelle biforcazioni dei bronchi più piccoli.

La dipendenza da nicotina

La nicotina, anch’essa sostanza presente nelle sigarette, causa la dipendenza del fumatore dalla nicotina stessa. Ciò in quanto questa aumenta la secrezione di neurotrasmettitori che regolano l’umore ed il comportamento. Tra questi è inclusa la dopamina, che genera una sensazione di piacere.

La dipendenza da nicotina causa difficoltà a smettere di fumare. Un fumatore che comunque cerca di smettere, può provare ansia, irritabilità, agitazione, cattivo umore, frustrazione, aumento dell’appetito ed insonnia. Le maggiori difficoltà si hanno nei primi quattro giorni; i sintomi tendono comunque ad attenuarsi entro un mese, anche se il malessere può durare per alcuni mesi.

La dissonanza cognitiva

Secondo Leon Festinger (Leon Festinger, 1957) si possono definire come cognizioni o elementi cognitivi “ogni conoscenza, opinione, o credenza che riguardi l’ambiente, la propria persona o il proprio comportamento”. In particolare, si prova dissonanza quando il rapporto tra due elementi cognitivi è incongruente. Ad esempio, se io sono consapevole che fare esercizio fisico è importante per la mia salute, ma non ne faccio, ho un comportamento incoerente. Ciò in quanto la mia consapevolezza sull’importanza dell’esercizio fisico è in contrasto con la mia pigrizia.

Peraltro, come evidenziato sempre da Festinger “l’individuo mira alla coerenza con se stesso”. Ciò significa che, nel momento in cui una persona sperimenta dissonanza, cercherà di ridurre tale dissonanza; gli sforzi saranno poi maggiori quanto più grande è la dissonanza stessa, che dipende dall’importanza degli elementi.

Ma come faccio a ridurre la dissonanza tra due elementi cognitivi? Festinger evidenzia tre azioni possibili:

  • posso cambiare il mio comportamento;
  • posso introdurre un nuovo elemento cognitivo;
  • posso mutare un elemento ambientale.

Peraltro, mentre il cambiamento del comportamento e l’introduzione dell’elemento cognitivo sono, nella maggioranza dei casi, sempre possibili, posso avere difficoltà a mutare l’elemento ambientale.

Tornando all’esempio dell’esercizio fisico, posso quindi cambiare il mio comportamento ed incominciare ad allenarmi. Oppure posso introdurre un nuovo elemento cognitivo, ad esempio convincendomi che non ho tempo per andare in palestra. Di contro, non posso mutare l’elemento ambientale, cioè il fatto che l’attività fisica sia importante.

I fumatori e la riduzione della dissonanza

La teoria della dissonanza cognitiva è stata definita come una delle più importanti e influenti teorie nel campo della psicologia sociale (Julia Kneer, Sabine Clock, Diana Riger, 2012). Ma cosa c’entra con i fumatori? L’analisi della dissonanza cognitiva in questi soggetti, è senza dubbio uno degli esempi più utilizzati da Leon Festinger (Omid Fotuhi, Geoffrey Zong, Mark Zenna, e altri, 2013).

I fumatori, infatti, sperimentano una forte dissonanza. Da una parte sono consapevoli che, fumando, mettono in atto un comportamento dannoso, dall’altra, continuano a fumare; ciò comporta un costo non solo in termini economici, ma soprattutto in termini di salute.

I fumatori sono quindi portati a ridurre la loro dissonanza. Ma quali strategie adottano? Ormai non ci sono più dubbi sul fatto che il fumo sia dannoso per la salute. È stato infatti osservato (Omid Fotuhi, Geoffrey Zong, Mark Zenna, e altri, 2013) che le strategie basate sulla minimizzazione dei rischi sono piuttosto rare: è alquanto difficile che un fumatore tenti di negare i danni causati dal fumo. In linea generale, infatti, i fumatori preferiscono ridurre la dissonanza (e giustificare il loro comportamento) introducendo degli elementi c.d. “funzionali”.

Una ricerca condotta su alcuni fumatori (Daisy Jane Orcullo, Teo Hui San, 2016) ha evidenziato come le “giustificazioni” siano le più varie. C’è quindi chi fuma perché sul luogo di lavoro lo fanno tutti e quindi fumare risulta anche un modo per “sentirsi parte del gruppo”. C’è chi fuma perché lo trova rilassante. C’è chi fuma perché ormai è un’abitudine giornaliera “un po’ come quando ti lavi i denti”. C’è chi fuma perché ha incominciato a fumare con il proprio partner e quindi il fumo “è come un legame” che unisce la coppia.

Il fumo causa problemi di dipendenza fisica, come evidenziato prima, a causa della nicotina. Molto forti sono però anche le giustificazioni razionali (quindi nuovi elementi cognitivi) che ostacolano la cessazione della dannosa abitudine.

È stato suggerito (Sharham Heshmet, 2016) di riflettere, a mente fredda, sull’opportunità di non fumare, soppesando i vantaggi di non fumare (tanti) e i vantaggi derivanti da questa pessima abitudine (nessuno).

È stato inoltre evidenziato (Julia Kneer, Sabine Clock, Diana Riger, 2012), in ogni caso, che le tecniche di comunicazione utilizzate per convincere a smettere di fumare, dovrebbero far leva sulle giustificazioni del fumatore. Quindi, la focalizzazione non dovrebbe avvenire sul rischio per la salute, in quanto questo è conosciuto e accettato dal fumatore. La comunicazione dovrebbe invece concentrarsi sugli elementi cognitivi utilizzati dal fumatore per giustificare il proprio comportamento.

Ad esempio, se un uomo pensa di essere “figo” perché fuma, bisogna fargli capire che essere “figo” non dipende dalla sigaretta.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Daisy Jane Orcullo, Teo Hui San. (2016). Understanding Cognitive Dissonance in Smoking Behaviour: A Qualitative Study. Available here.
  • Julia Kneer, Sabine Clock, Diana Riger. (2012). Fast and Not Furious? Reduction of Cognitive Dissonance in Smokers.
  • Leon Festinger. (1957). Teoria della dissonanza cognitiva.
  • Omid Fotuhi, Geoffrey Zong, Mark Zenna, e altri. (2013). Patterns of cognitive-dissonance reducing among smokers: a longitudinal surveys from the International Tobacco Control (ITC). Available here.
  • Sharham Heshmet. (2016). Cognitive Dissonance and Addiction. Psychology Today.
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