I dati epidemiologici su larga scala indicano che gli individui con un disturbo d’ansia o elevati sintomi legati all’ansia hanno una probabilità significativamente maggiore di fumare sigarette e una minor probabilità di smettere
L’ansia è una delle condizioni di salute mentale più comuni a livello globale e ad essa è spesso associato il fumo di sigaretta. I dati epidemiologici su larga scala indicano che gli individui con un disturbo d’ansia o elevati sintomi legati all’ansia hanno una probabilità significativamente maggiore di fumare sigarette e una minor probabilità di smettere rispetto a quelli a coloro che non esperiscono sintomi ansiosi (Bandelow et al., 2015; Moylan et al., 2012; Piper et al., 2010). A conferma di ciò, alcuni studi mostrano che il 37.8% dei fumatori soddisfa i criteri diagnostici per un disturbo d’ansia, rispetto al 21.3% dei fumatori che non presentano un disturbo di salute mentale (Lawrence et al., 2010). Inoltre, i tabagisti con ansia mostrano tassi di abbandono del fumo più bassi rispetto ai fumatori della popolazione generale (Lasser et al., 2000). Di conseguenza, i fumatori con ansia presentano una quantità sproporzionata di malattie e disabilità legate al tabacco (Grant et al., 2004; Williams et al., 2013).
La robusta evidenza empirica e teorica della relazione tra ansia e fumo ha incoraggiato una proliferazione della ricerca sull’argomento (Tidey et al., 2015; Leventhal & Zvolensky, 2015). La revisione di Garey e colleghi ha sintetizzato queste evidenze, facendo un sunto della panoramica narrativa delle ricerche più importanti, significative e recenti sul relazione tra l’ansia e il fumo di sigaretta (Garey et al., 2020). I risultati degli studi hanno confermato che coloro che soffrono di ansia hanno maggiori probabilità di essere fumatori, evidenziando un alto tasso di co-occorrenza tra queste condizioni. In particolare, è stato trovato un supporto transculturale per questa associazione. La maggiore prevalenza di fumo tra gli individui con ansia è piuttosto allarmante considerando i sostanziali fattori di rischio sociali, psicologici e medici associati a ciascuna condizione (Bandelow et al., 2015; Leventhal & Zvolensky, 2015; Jiang et al., 2014).
Sono stati proposti diversi modelli teorici per spiegare l’alto tasso di co-occorrenza tra sintomi e disturbi d’ansia e fumo (Morrisette et al., 2007). Uno dei modelli più solidi è il modello di rinforzo negativo della dipendenza (Baker et al., 2004). Questo modello postula che l’autosomministrazione di una sostanza (in questo caso, la nicotina) sia condizionata dalla misura in cui essa serve a terminare o mitigare un evento avverso (per esempio, i sintomi dell’ansia) (Baker et al., 2004). Dato che la nicotina produce effetti ansiolitici acuti (Morrisette et al., 2007, Pomerlau et al., 1994) i fumatori che sperimentano sintomi di ansia elevati sono più inclini a usare il fumo come mezzo per regolare il loro umore (Morrell and Cohen, 2006). Quando questi individui diventano ancor più dipendenti dalla nicotina, possono usarla non solo per mitigare i fattori di stress quotidiani, ma anche in risposta ai sintomi di assuefazione alla nicotina (Baker et al., 2004). Tale associazione rinforzata negativamente crea un ciclo che consolida la relazione tra ansia e fumo, portando a un peggioramento dei sintomi legati all’ansia nel tempo attraverso l’astinenza e/o le conseguenze fisiche sulla salute che si sviluppano con il fumo. Ciò si può tradurre in una più grave dipendenza da nicotina (Piper et al., 2011; Breslau et al., 1992).
Sulla base di tali evidenze, sarebbe auspicabile che clinici e ricercatori considerino l’alto tasso di co-occorrenza tra queste condizioni (Zvolensky et al., 2005). Infatti, è probabile che attraverso l’integrazione di queste conoscenze in un protocollo unificato per il trattamento dell’ansia e del tabagismo si ottengano esiti più favorevoli in terapia (Tidey et al., 2015). Inoltre, mentre la revisione di Garey si è concentrata sull’ansia come fattore di rischio per la dipendenza da fumo di sigaretta, ci sono notevoli prove che il fumo rappresenti un fattore di rischio per un peggioramento dell’ansia (Bakhshaie et al., 2016); quindi, sarebbe importante che la ricerca studi il fondamento biologico di queste relazioni fornendo maggiore chiarezza in merito.
In attesa di ulteriori ricerche sul tema, è bene tener presente la stretta connessione tra sintomi ansiosi e dipendenza da nicotina, concependo questa relazione come un ciclo a due fattori che si alimentano a vicenda. Per questo motivo, sarebbe importante che gli interventi con soggetti che presentano queste due problematiche in comorbilità tengano conto di entrambe le componenti per massimizzare i risultati dei trattamenti.