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Tempo lib(e)ro che promuove benessere

Quali meccanismi psicologici motivano la biblioterapia cioè l’uso della lettura come strumento di prevenzione e cura di alcuni disagi del vivere quotidiano?

Di Ilaria Riboldi, Rosalia Mariani

Pubblicato il 05 Ott. 2021

Alcuni studi considerano identificazione e catarsi due fasi delle dinamiche della biblioterapia, cui fa seguito, come terza fase, il meccanismo psicologico dell’introspezione.

 

La biblioterapia, ossia la terapia attraverso la lettura di testi letterari, di saggistica, di auto-aiuto, rappresenta uno strumento relazionale (di supporto al piano terapeutico di base) e una tecnica psicoeducativa, che favoriscono una crescita culturale di persone e gruppi e l’acquisizione di una consapevolezza più mirata ad attivare un’autentica cura di sé in particolari situazioni di disagio psichico, fisico, sociale.

Diversi studi confermano infatti l’efficacia della lettura nel migliorare la resilienza, la mindfulness, la qualità della vita e come ausilio nella gestione terapeutica, sia di alcune patologie psichiatriche (ad esempio il disturbo depressivo e il disturbo d’ansia generalizzato) sia di patologie organiche ad evoluzione cronica.

Se dunque è ormai provato che un libro scelto e “somministrato” ad hoc da un biblioterapista clinico possa stimolare la giusta presa di coscienza per rielaborare costruttivamente il proprio rapporto con la malattia e modificare uno stile di vita inadeguato, è altrettanto diffusa e condivisibile l’opinione comune di molti lettori abituali. Ognuno di questi lettori – anche chi scrive, al di là del ruolo professionale – lo sa, perché ne fa esperienza di continuo: un libro calma ed attenua le preoccupazioni, gli assilli quotidiani, quello sterile ed ossessivo rimuginio che talvolta arpiona un pensiero per costringerlo a girare su se stesso. Un libro, insomma, può aiutare a guarire.

Ciò premesso e in accordo con le finalità della health literacy (“alfabetizzazione sanitaria”), riconosciuta dall’OMS come una fondamentale strategia di empowerment nella promozione della salute, appare utile favorire l’implemento e la diffusione della biblioterapia non solo in ambito clinico, ma più in generale all’interno di webinar e di gruppi di lettura come una delle modalità di approccio alla lettura ricreativa o di svago.

Webinar e gruppi di lettura possono allora diventare uno spazio e un tempo di incontro privilegiati con l’oggetto libro, e ovviamente con chi ne condivide la lettura, che promuovono crescita culturale, sviluppo di abilità psicologiche e sociali e benessere dell’individuo.

Ma quali sono i meccanismi psicologici che motivano l’uso della lettura (indirizzata soprattutto ad una letteratura di qualità) come strumento potenzialmente efficace dal punto di vista della prevenzione e della cura di alcuni dei più comuni disagi del vivere quotidiano?

Per citarne alcuni, sono: il soddisfacimento di un connaturato bisogno di conoscenza, l’identificazione, la catarsi, l’introspezione, la teoria della mente.

Cominciamo col dire che la lettura risponde alla necessità di soddisfare il bisogno di conoscenza: conoscenza di sé, prima di tutto, dell’altro, del mondo.

Un buon romanzo, un testo letterariamente curato sotto il profilo contenutistico, stilistico, verbale, in cui l’autore sia riuscito ad esplorare, interpretare e descrivere in modo non superficiale l’ordito polisemico dell’esistenza, aiuta il lettore a conoscere e a conoscersi di più e meglio. Del resto, come ha scritto Marcel Proust:

ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che è offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso.

Quella di cui si parla è una conoscenza trasmessa per via estetica, una conoscenza cioè che non passa attraverso il ragionamento, ma attraverso il piacere di essere testimoni di un’opera della creazione umana, attraverso i sensi, l’intuizione, l’immedesimarsi con un personaggio letterario.

Ed eccoci dunque all’immedesimazione o identificazione, il meccanismo attivo allorché chi legge partecipa emotivamente alle vicende del personaggio di finzione, avvertendo un senso di affinità con la personalità dello stesso, approvandone o disapprovandone pensieri, scelte, azioni.

È proprio il gioco del confronto con le emozioni della pagina scritta a determinare il meccanismo della catarsi: quando la lettura rievoca alcune esperienze personali, il lettore si trova a rivivere e a sfogare le emozioni represse, legate a quelle esperienze, e a raggiungere una sorta di vera e propria purificazione da esse.

Alcuni studi di settore considerano identificazione e catarsi due fasi delle dinamiche della biblioterapia, cui fa seguito, come terza fase, il meccanismo psicologico dell’introspezione.

Il “movimento” introspettivo comporta la presa di coscienza di alcune conferme o di nuove consapevolezze su se stessi, sul proprio vissuto, sul mondo, rendendo ragione di due funzioni della letteratura: la funzione pacificatoria, che conforta i lettori nella loro condivisa umanità, e la funzione sovversiva, che sfida costantemente i loro pregiudizi, le loro radicate abitudini, il loro autocompiacimento.

L’introspezione diventa il punto di partenza per raggiungere una maggiore apertura mentale, per scoprire aspetti inediti della propria personalità, per assimilare pensieri e valori più funzionali al vivere quotidiano. Stimola anche il gusto intellettuale della ricerca di risposte di senso, compito imprescindibile ai fini della salute mentale, se si pensa che il significato attribuito alla propria persona e alla propria vita è l’elemento integratore in grado di conferire valore a tutti gli aspetti della personalità e che la malattia mentale e il disagio psichico rappresentano, forse, la massima espressione della perdita di significato del vivere.

La lettura implementa infine la ‘teoria della mente’, che consiste nella capacità cognitiva di riuscire ad attribuire stati mentali, ovvero credenze, emozioni, desideri, intenzioni, pensieri, a sé e agli altri e assumere, sulla base di questi presupposti, il proprio e l’altrui comportamento (secondo la definizione di Sempio et al., 2005).

Come è evidente questo meccanismo rispecchia il più noto concetto di empatia, ossia la capacità di comprendere immediatamente lo stato d’animo dell’altra persona con una controllata partecipazione emotiva.

Approcciarsi ai libri secondo le finalità e i metodi propri della biblioterapia significa dunque vivere i libri stessi come veicolo di libertà. Libertà di inventare, di esprimersi, di tracciare percorsi di vita più consapevoli e in sintonia con le fonti interiori della personalità, libertà di non smettere di porre e di porsi domande.

Non dimentichiamo che, come afferma Miro Silvera, chi cerca risposte nei libri quasi sempre le incontra a propria misura. Perché i libri curano ogni male, compreso quello più imbarazzante di tutti: il male di vivere.

 

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Proust M. (1927). Alla ricerca del tempo perduto. Il tempo ritrovato. Vol. 7.
  • Sempio L., Marchetti A., Leccio F. (2005). Teoria della mente. Tra normalità e patologia. Raffaello Cortina Editore.
  • Silvera M. (2007). Libroterapia. Un viaggio nel mondo infinito dei libri, perché i libri curano l’anima. Salani Editore.
  • World Health Organization (1998). Health Promotion Glossary. WHO, Geneva.
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