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Anziani e adulti in età lavorativa a confronto: chi risponde meglio al trattamento psicologico?

Vista la previsione di aumento del 60% degli over 65 entro il 2030 è necessario capire l’efficacia della psicoterapia per anziani con depressione e ansia

Di Sara Magliocca

Pubblicato il 15 Ott. 2021

La letteratura sostiene una simile efficacia tra gli anziani e gli adulti in età lavorativa degli interventi psicologici per la depressione, sebbene gli anziani potrebbero beneficiare meno di un trattamento specifico per i disturbi d’ansia.

 

Un quarto degli anziani sopra i 65 anni, soffre di un disturbo mentale depressivo o ansioso (Evans & Mottram, 2000; Gowling et al., 2016) particolarmente associato a questa età ad esiti negativi, come deterioramento cognitivo, demenza (Byers & Yaffe, 2011; Kazmi et al., 2021) e mortalità precoce (Saz & Dewey, 2001).

Sebbene la terapia cognitivo comportamentale (CBT) si sia dimostrata efficace (NICE, 2011), comportando meno effetti collaterali negativi dell’impiego di psicofarmaci (Carvalho et al., 2016), in molte parti del mondo, gli antidepressivi vengono impiegati più delle terapie psicologiche per il trattamento di ansia e depressione (Maust et al., 2017; Tamblyn et al., 2019), soprattutto tra gli anziani (Sanglier et al., 2011).

Probabilmente, alla base vi è la convinzione tra i medici che gli interventi psicologici in questo gruppo di pazienti siano meno efficaci (Mental Health Taskforce, 2016), mentre dall’altra parte sono gli stessi anziani che non credono di poter beneficiare della psicoterapia (Laidlaw et al., 2008).

Un confronto tra anziani e adulti in età lavorativa

La letteratura sostiene una simile efficacia tra gli anziani e gli adulti in età lavorativa degli interventi psicologici per la depressione (Cuijpers et al., 2018), sebbene gli anziani potrebbero beneficiare meno di un trattamento specifico per i disturbi d’ansia (Gould et al., 2012). Ulteriori indagini non sono state in grado di valutare l’impatto dell’età sull’esito della psicoterapia (Cuijpers et al., 2018) a causa del ridotto campione di studio e l’impossibilità di generalizzare i risultati perché studiati in contesti differenti. In generale, le prove sull’efficacia dei trattamenti psicologici di routine per gli anziani è limitata.

Eventuali differenze negli esiti delle terapie psicologiche tra anziani e adulti in età lavorativa, possono essere ricondotte alle condizioni di salute a lungo termine tra gli anziani, come l’artrite, il diabete, l’ipertensione, i problemi cardiaci e le malattie polmonari, tutte associate a menomazioni funzionali e impattanti sulla terapia (Callahan, 2001; Laidlaw et al., 2008). Queste problematiche vengono spesso diagnosticate in comorbilità ai disturbi mentali depressivo e ansiosi (Djernes, 2006), che possono insorgere dopo o essere già presenti, aumentando il rischio di prognosi infausta (Callahan, 2001).

Una ragione per cui gli anziani che afferiscono ai servizi di salute mentale abbandonano la terapia potrebbe rimandare alla presenza di tali condizioni fisiche comuni nella tarda età, che spiegano i peggiori esiti di trattamento rispetto alla popolazione di adulti in età lavorativa.

Valutazioni recenti effettuate nei servizi di trattamento psicologico in Inghilterra, dimostrano come gli over 65 abbiano tassi di recupero significativamente più alti (64,4%) dopo la terapia psicologica rispetto agli adulti in età lavorativa (50,2%) (Callahan, 2001).

A fronte di una previsione dell’aumento di circa il 60% degli over 65 entro il 2030 (He et al., 2016), è necessario comprendere l’efficacia della psicoterapia routinaria per gli anziani affetti da depressione ed ansia.

Anziani e psicoterapia: esiti post trattamento

Saunders et al. (2021) hanno valutato le differenze negli esiti post trattamento tra i pazienti più anziani (over 65 anni) e gli adulti in età lavorativa affetti da ansia e depressione, entrambi trattati con terapie psicologiche evidence based (come auto-aiuto guidato, terapia cognitivo-comportamentale o consulenza; Clark, 2018). Inoltre, è stato valutato l’impatto della comorbilità con una condizione fisica a lungo termine sull’esito della terapia.

Rispetto al campione totale (N= 100 179), le persone anziane che sono afferite tra il 2008 e il 2019 ai servizi di salute mentale in Inghilterra, erano solo il 3,8% e piuttosto sottorappresentate (Office of National Statistics, 2021). Complessivamente, le condizioni di disagio mentale riportate dagli over 65, erano meno gravi rispetto a quelle emerse negli adulti in età lavorativa. Inoltre, rispetto agli adulti più giovani, avevano una probabilità di 1,33 volte superiore di ottenere un recupero affidabile post trattamento, mentre il rischio di peggioramento era alquanto basso.

Sebbene la ricerca suggerisca che la presenza negli anziani di una condizione problematica di salute insorta in età tardiva in concomitanza ad una psicopatologia ansiosa o depressiva influisca negativamente a livello psicologico (Callahan, 2001), sorprendentemente, questa indagine ha riscontrato differenze minime negli esiti post trattamento tra gli over 65 con e senza una patologia fisica. Inoltre, l’impatto psicologico era maggiore tra gli individui in età lavorativa, che avevano ottenuto un recupero funzionale minore rispetto agli anziani. Il miglioramento era maggiore tra gli anziani con problematiche fisiche in comorbilità con un disturbo d’ansia per il quale richiedevano il trattamento.

Ne consegue che una patologia fisica concomitante non dovrebbe essere considerata un ostacolo all’ingresso di anziani in trattamento e nel raggiungimento di esiti psicologici favorevoli. Viceversa si tratta di una condizione più delicata per gli adulti in età lavorativa. Probabilmente, gli anziani sono in grado di adattarsi meglio alle condizioni fisiche avverse insorte in tarda età rispetto agli adulti più giovani, nei quali l’insorgenza di tali problematiche è certamente più inaspettata.

È emerso che il campione di anziani aveva una probabilità maggiore di ricevere interventi ad alta intensità ed una valutazione più dettagliata in fase preliminare che, rispetto agli adulti in età lavorativa, garantiva loro un intervento maggiormente su misura. Nonostante abbiano ricevuto meno sessioni, gli esiti positivi ottenuti dagli anziani enfatizza il valore di un trattamento che sia al contempo informato.

Sebbene da un lato alcuni medici ritengano che la psicoterapia per l’ansia e la depressione siano meno efficaci negli anziani (Mental Health Taskforce, 2016), e dall’altro gli anziani stessi credano di non beneficiarne (Laidlaw et al., 2008), i risultati dell’attuale studio sono preziosi nel contribuire a disconfermare la credenza che gli anziani siano intrinsecamente inflessibili e incapaci di cambiare.

Riuscire ad esplorare ed abbattere i potenziali ostacoli nei medici e negli stessi anziani per l’accesso ai servizi di cura, offrendo al contempo un supporto adatto alla persona, aumenterebbe l’accesso alla terapia psicologica per questa fascia delicata della popolazione.

Sarebbe interessante che la futura ricerca indaghi quali interventi si adattano al meglio alle condizioni fisiche insorte nella tarda età, per ridurre il rischio di ricaduta post trattamento e favorire una prognosi più favorevole.

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