La rubrica della dott.ssa Nicoletta Gava procede compiendo un altro passo attraverso il XIX secolo per parlarci di James Braid: chirurgo, ricercatore e filosofo scozzese nato nel 1795 e importante innovatore nel campo dell’ipnosi.
Si tratta di una figura fondamentale che consolidò le basi di applicazione medica della disciplina soprattutto nell’area della gestione del dolore. In un tempo in cui la chemioanestesia era ancora nella sua infanzia, la possibilità di portare sollievo a pazienti che avrebbero dovuto attraversare dolorose procedure chirurgiche apriva nuove possibilità di trattamento. Iniziò a praticare il mesmerismo in una fase già matura della sua carriera ma da tempo aveva espresso un’opinione critica rispetto alle ipotesi di Mesmer secondo le quali gli effetti sorprendenti di questo stato mentale fossero da attribuirsi ad un fluido magnetico.
Dopo aver assistito ad una dimostrazione di ipnosi da parte di Charles Lafontaine, decise di sperimentare le metodiche induttive su se stesso dando vita alle prime procedure formali di autoipnosi. Queste sperimentazioni gli permisero di capire che lo stato trance era di fatto generato dalla focalizzazione dell’attenzione su un oggetto esterno o mentale: un monoideismo si dirà in seguito.
In un tempo in cui l’ipnosi era ancora ammantata di un velo di misticismo, Braid decide di descriverla come un fenomeno psico-fisiologico spiegabile e replicabile e consoliderà la sua visione della disciplina nella sua opera più famosa Neurypnology, gettando così le basi che porteranno la tecnica ad assumere il suo nome moderno: ipnosi.
Vista la sua posizione demistificante e la notorietà che raggiungerà grazie alle sue scoperte, fu anche oggetto di critiche sia dal mondo scientifico che dal mondo religioso. In quanto cofondatore della Scuola di Nancy – una delle più importanti istituzioni dedicate allo studio dell’ipnosi – si trovò in diretta opposizione con la Scuola di Parigi e con il celebre Charcot. D’altra parte, alcuni rappresentanti del clero di allora, considerando i fenomeni ipnotici frutto della manifestazione di fantomatici poteri demoniaci, lo criticarono ferocemente.
Rimase interessato all’ipnosi per il resto della sua vita e nei suoi ultimi scritti ne auspicava la diffusione come strumento terapeutico da associare ai trattamenti medici.
STORIA DELL’IPNOSI: JAMES BRAID – GUARDA IL VIDEO: