Il disturbo da gioco d’azzardo (gambling disorder) viene definito come un comportamento problematico, persistente o ricorrente legato al gioco d’azzardo. Questo disturbo si evolve seguendo diverse fasi e porta con sé disagio e sofferenze significativi.
Il Gioco d’azzardo è una delle dipendenze comportamentali, chiamate così perché la persona dipende da un comportamento e non da una sostanza (come in questo caso). La dipendenza comportamentale, secondo Mark Griffith (2005), viene stabilita tramite 6 criteri: preminenza (prevalenza del comportamento nella vita della persona), ripercussioni sul tono dell’umore (conseguenze emotive della dipendenza), tolleranza (accentuazione del comportamento per causare effetti di sufficiente intensità), segnali di astinenza (conseguenze fisiche spiacevoli in mancanza di tale comportamento), conflitto (ostilità interpersonali a causa della dipendenza instaurata o inconciliabilità con altre attività personali) e recidiva (possibilità di ricadute nel disturbo dopo aver sospeso tale comportamento).
Le dipendenze comportamentali e disturbi da uso di sostanze hanno in comune:
- Tolleranza ed astinenza
- Difficoltà nel resistere agli impulsi
- Egosintonicità dei comportamenti
- Ciclicità dei comportamenti dannosi
- Inizio in adolescenza e giovane età adulta
- Disregolazione emotiva
- Sviluppo cronico del disturbo
- Craving (desiderio intenso)
Il disturbo da gioco d’azzardo (gambling disorder) viene definito come un comportamento problematico, persistente o ricorrente legato al gioco d’azzardo. Si presenta per un periodo di 12 mesi e comporta disagio e compromissione clinicamente significativi (DSM-5, 2013).
Il DSM-5 (2013) sottolinea i sintomi seguenti (almeno 4 per effettuare la diagnosi):
- Bisogno di quantità sempre maggiori di denaro affinché si arrivi all’eccitazione desiderata
- Sensazione di agitazione ed irritabilità nel tentativo di ridurre il gioco
- Si attuano continui tentativi vani di controllare, ridurre o smettere il gioco
- Continua preoccupazione relativa al gioco d’azzardo
- Gioca molto spesso per nascondere il proprio disagio
- Quando perde, vi è più probabilità che vada a ritentare
- Si attuano menzogne pur di nascondere l’entità del coinvolgimento con il gioco
- E’ molto probabile perdere una relazione significativa, il lavoro proprio per il gioco d’azzardo
- Chiede molto spesso denaro agli altri per recuperare le situazioni finanziarie causate dal gioco d’azzardo
Mentre il criterio A ammette che il gioco d’azzardo è un comportamento problematico persistente che causa disagio clinicamente significativo, il criterio B dice che il comportamento non è meglio spiegato da un episodio maniacale.
Vi sono comunque varie tipologie di gioco come anche varie tipologie di giocatori. Per quanto riguarda il gioco vi è sia il gioco di puro azzardo (gratta e vinci o casinò), i giochi di abilità (le scommesse sportive o gli scacchi), giochi pesanti e giochi leggeri. Rispetto alle tipologie di giocatori invece ci sono i giocatori con dipendenza (perdita del controllo nel comportamento), giocatori per fuga senza dipendenza (attuazione del comportamento per fuga da ansie e dalla solitudine), giocatori sociali costanti (gioco come relax e divertimento), giocatori sociali adeguati (occasionali), giocatori antisociali (illegalità nel guadagno), giocatori professionisti non patologici (controllo del denaro e del tempo).
Differenza principale tra il DSM-IV-TR e DSM-5 riguardo a tale dipendenza comportamentale è che precedentemente veniva classificato come Disturbo del controllo degli impulsi mentre ora si trova tra i Disturbi non correlati a sostanze. Sia il DSM (1952) che il DSM-II (1968) non avevano preso in considerazione il gioco d’azzardo patologico: solo nel 1980 è stato classificato insieme agli altri disturbi psichiatrici.
Il gioco d’azzardo viene definito come una patologia composta da varie fasi (gradualmente avanza): la prima fase è costituita da competitività e da successi con la percezione dunque di onnipotenza e potere. Si inizia a ritirarsi dalla famiglia e a concentrarsi solo sul gioco. Nella seconda fase ci sono perdite improvvise e tentativi vani di recuperare il denaro perso, si attuano menzogne verso i propri familiari e richieste di aiuto per il denaro perso. La terza fase è caratterizzata invece dalla disperazione, con attività illegali quali frode e appropriazione indebita (Lesieur e Rosenthal 1991). Di solito possono persistere anche pensieri suicidi e di fuga in quel momento. La quarta fase è caratterizzata da rinuncia o disperazione con sintomi quali depressione, pensieri suicidi, ipertensione, palpitazioni, insonnia e disturbi gastrointestinali (Rosenthal 1992). Secondo il National Research Council (1999), il gioco d’azzardo provoca effetti negativi sulla salute delle persone. In realtà ci si chiede però nel dettaglio qual è la causa ed effetto tra criminalità e gioco d’azzardo. Secondo il NGISC (1999) non c’era ancora la possibilità di affermare con esattezza se il gioco d’azzardo fosse l’origine del crimine o una delle conseguenze.
Si pensa anche a dei benefici che potrebbe indurre il gioco d’azzardo sulla dimensione emotiva, intellettuale, fisica e sociale della salute dell’uomo. Ad esempio, si parla di integrazione sociale (dà un senso di socializzazione e di unione agli altri) di gioco in età adulta (Smith e Abt 1984), come riduzione dell’ansia e dello stress e la disforia, e in ultimo si parla di miglioramento delle strategie di coping (come la memoria, la risoluzione dei problemi, concentrazione e competenze matematiche).
Per poter valutare il Gioco d’azzardo Patologico si potrebbero utilizzare diversi strumenti basati sui criteri diagnostici del DSM-IV, come ad esempio l’intervista diagnostica sul gioco patologico che consente di concentrarsi maggiormente sugli aspetti cognitivi fondamentali per le ricadute nel gioco. Si utilizza anche il Questionario di Beaudoin e Cox con l’adoperazione di una valutazione mediante un criterio cronologico: l’ordine di comparsa degli item. Invece il Questionario dei Gamblers Anonymous, uno strumento diagnostico non basato sulle caratteristiche del DSM-5, è costituito da 20 item e si basa sulla misura del tempo destinato al gioco, l’incapacità di controllare il comportamento di dipendenza, il disagio che sollecita il soggetto al gioco.
Secondo uno studio, della Società Italiana di Intervento per le Patologie Compulsive, l’85 % dei giocatori in Italia è caratterizzato da uomini, di cui più della metà ha più di 60 anni. In più il GAP sembra diffondersi sempre di più tra gli adolescenti, ma può comunque mostrarsi anche durante la tarda età adulta. I più giovani sembrano preferire maggiormente le scommesse sportive mentre gli adulti di tarda età hanno problemi con le slot-machines e bingo.
Molti studi sono stati effettuati sulla comorbidità psichiatrica. McCormick ed altri (1984) verificarono che in un campione di dipendenti dal gioco d’azzardo vi era il 76 % affette dal disturbo depressivo maggiore. Inoltre si è notato, secondo Linden ed altri (1986), un aumento nei tassi di disturbo bipolare e di ipomania. Oltre ai disturbi dell’umore è stata verificata anche una comorbidità con i disturbi dell’ansia. In ultimo, si è rilevata la dipendenza cronica da alcol o droghe in soggetti con gioco d’azzardo patologico (Welte et al. 2001).
Le principali cause potrebbero essere di vario tipo:
- Neurobiologiche, ovvero la disfunzione di sistemi neurotrasmettitoriali.
- Genetiche, ovvero i parenti di primo grado hanno probabilità maggiori di sviluppare il disturbo.
- Ambientali, ovvero situazioni stressanti ed educazione nell’ambiente familiare.
Per quanto riguarda il trattamento, particolarmente efficace è la psicoterapia cognitivo-comportamentale, con l’obiettivo di promuovere l’acquisizione di strategie di fronteggiamento dello stress e per la gestione del craving. La psicoterapia cognitivo comportamentale tende a correggere quindi le abitudini comportamentali e gli schemi disfunzionali che la persona ha. Questo tipo di psicoterapia è pratica concreta (risoluzione dei problemi psicologici concreti) e centrata sul qui ed ora (scopo di potenziare le risorse del paziente stesso basandosi sul presente).
Inoltre, buone modalità di trattamento sono quelli dei gruppo di Auto-aiuto per pazienti e familiari, riabilitazione e comunità terapeutiche. Anche il trattamento farmacologico è importante poiché alcuni farmaci (SSRi o stabilizzanti dell’umore) incidono sull’impulsività della persona e vengono utilizzati per sostenere il lavoro dello psicoterapeuta.