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Gioco d’azzardo in adolescenza: tra narcisismo, ipercompetizione ed impiego di strategie di coping disadattive

Tra i tratti di personalità negli adolescenti, il narcisismo e la tendenza alla competizione influenzano la propensione al gioco d'azzardo.

Di Sara Magliocca

Pubblicato il 16 Giu. 2021

Da hobby innocuo e divertente, il gioco d’azzardo può divenire una dipendenza problematica e provocare esiti negativi.

 

Il disturbo da gioco d’azzardo è classificato dal DSM-5 come un comportamento di dipendenza non correlato alle sostanze (American Psychiatric Association, 2013) che, sebbene principalmente limitato agli adulti, coinvolge sempre di più giovani ed adolescenti, con una variabilità di tassi dal 21 al 90% nel mondo (Volberg et al., 2010).

In particolare, i ragazzi sembrerebbero più coinvolti nelle attività di gioco delle loro controparti di sesso femminile (Calado et al., 2017), anche se il divario di genere diminuisce con l’insorgenza dell’età adulta.

Le vaste opportunità di gioco attuali rendono vulnerabile la generazione degli adolescenti e giovani adulti di oggi (Gupta & Derevensky, 2000). Da hobby innocuo e divertente, può divenire una dipendenza problematica e provocare esiti negativi (Calado et al., 2017), come scarso rendimento scolastico, lesioni e incremento della violenza nella relazione con il partner (Afifi et al., 2010).

Dati i costi sociali e la gravità del gioco d’azzardo, la ricerca ha indagato i meccanismi psicologici sottostanti negli adolescenti e adulti, inclusi i domini di personalità (Passanisi et al., 2019; Tackett et al., 2014), gli atteggiamenti relazionali (Pace et al., 2013), l’impulsività (Grant et al., 2016) e le distorsioni cognitive emergenti (Johansson et al., 2009).

Tra i tratti di personalità negli adolescenti, il narcisismo e la tendenza alla competizione influenzano la propensione al gioco d’azzardo. In particolare, i tratti di grandiosità narcisistica sono emersi in associazione a comportamenti esternalizzanti, come il crimine e il gioco problematico (Miller et al., 2010).

Per comprendere come le caratteristiche personologiche possano influire nell’insorgenza di una dipendenza comportamentale, è stato proposto il ruolo di variabili mediatrici, come la tendenza all’eccessiva competizione tra pari, ovvero l’esigenza di ricercare continue prove della propria grandezza, e l’adozione di modalità di coping autoreferenziali.

Oltre all’estrema competizione, che sostiene il gioco d’azzardo poiché motiva a vincere per mantenere o incrementare i livelli di autostima (Ryckman et al., 1997), tale comportamento viene reiterato come meccanismo di coping disfunzionale (Kardefelt-Winther et al., 2017). Infatti, in risposta ad eventi o circostanze stressanti, aiuterebbe i giocatori stessi a regolare le emozioni, il comportamento e gli stati di attivazione fisiologica, distraendo dai problemi e dalle emozioni spiacevoli (Nower et al., 2004). Come supportato dalla ricerca, gli adolescenti giocatori d’azzardo adottano maggiormente strategie di coping orientate all’evitamento, rispetto ai loro coetanei sani (Bergevin et al., 2006).

Lo studio di Pace e colleghi (2020) ha esplorato in un gruppo di 273 adolescenti giocatori tra i 15 e 19 anni, un modello esplicativo del rischio, verificando se l’ipercompetitività ed uno stile di coping evitante agissero come mediatori nella relazione tra narcisismo e gioco d’azzardo.

Il 40% del campione era costituito da giocatori problematici, per la maggioranza di sesso maschile, confermando il tasso di incidenza significativo e la disparità di genere evidenziata dalla letteratura.

I risultati supportano la validità di un quadro teorico che comprende le caratteristiche di personalità disadattive (ovvero presenza di rivalità narcisistica), nella predizione del gioco problematico. Inoltre, la presenza di strategie di coping disadattive (cioè evitamento) e l’ipercompetitività, assumevano un ruolo rilevante nella relazione, come fattori di mediazione.

Nel dettaglio, i soggetti che presentavano alti livelli di strategie di coping disadattive, narcisismo grandioso ed estrema tendenza alla competizione, avevano un rischio maggiore di insorgenza della dipendenza comportamentale.

Gli elevati livelli di narcisismo rimandano ad una motivazione intrinseca legata al gioco tra i maschi adolescenti, ovvero affermare la propria superiorità rispetto ai coetanei.

Anche in letteratura sono emerse associazioni tra costrutti simili alla rivalità narcisistica, come bassa stabilità emotiva, impulsività, machiavellismo, psicopatia e i comportamenti di gioco (Vecchione et al., 2018)

Infatti, il gioco d’azzardo aiuta a respingere stati affettivi negativi (Blaszczynski & Nower, 2002) consentendo il soddisfacimento impulsivo dei bisogni (Passanisi & Pace, 2017).

Nel contesto della rivalità narcisistica, gli individui estremamente competitivi giocano per il piacere intrinseco della sfida agonistica, che li coinvolge maggiormente a livello emotivo rispetto ai giocatori motivati ​​dalla semplice vincita di una somma di denaro (Burger et al., 2006).

Inoltre, tra questi soggetti, il gioco diviene occasione per evitare di affrontare alcune problematiche. Oltre ad essere una strategia di coping per gestire le difficoltà personologiche che hanno incentivato tale condotta (ovvero il desiderio di aumentare la propria autostima e senso di padronanza), consente l’evitamento delle conseguenze spiacevoli e negative emerse a seguito dell’insorgenza del comportamento di dipendenza, come una difficoltà nelle relazioni sociali e problemi economici.

In conclusione, è importante andare ad indagare il significato del comportamento di gioco problematico nel contesto dello sviluppo adolescenziale, fase di vita nella quale ogni condotta ha una valenza comunicativa ed esprime significati e lo sviluppo dell’identità individuale viene regolato in particolar modo dal confronto continuo con l’altro. In questo senso, il gioco d’azzardo problematico potrebbe essere legato ad uno scarso sviluppo di strategie adattive per fronteggiare i problemi, che rimandano a loro volta ad un elevato narcisismo, sentimenti di superiorità e tendenza alla competizione estrema tra pari.

 

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