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Genitori in lutto. Quali sono i fattori legati alla crescita post-traumatica?

A seguito della morte di un figlio i genitori in lutto possono sperimentare, oltre al vissuto negativo, quella che viene definita crescita post traumatica

Di Sara Magliocca

Pubblicato il 16 Lug. 2021

Waugh et al. (2018), tramite una revisione sistematica della letteratura, hanno indagato la crescita post traumatica tra i genitori in lutto a seguito della morte di un figlio.

 

La morte di un figlio può comportare una risposta psicologica negativa a lungo termine nei genitori, come un aumento dei sintomi depressivi, ansia, difficoltà relazionali (Rogers et al., 2008) ed una salute fisica peggiore; tutti aspetti che rimandano all’esperienza di lutto complicato (Zetumer et al., 2015).

Nel fronteggiare il trauma, oltre a sperimentare esiti negativi, è possibile una crescita post traumatica, caratterizzata da cambiamenti personali positivi (Tedeschi & Calhoun, 2004). Identificata in molte popolazioni che hanno sperimentato un evento traumatico, la crescita post traumatica si manifesta in cinque domini: percezione di sé, relazioni con gli altri, nuove possibilità, apprezzamento della vita e cambiamento esistenziale (Tedeschi & Calhoun, 2004).

Sebbene questa risposta adattiva conferisca speranza aprendo nuove opportunità terapeutiche (Gamino et al., 2000), l’esperienza di crescita non comporta l’eliminazione del disagio (Calhoun et al., 2010).

Waugh et al. (2018), tramite una revisione sistematica della letteratura, hanno indagato la crescita post traumatica tra i genitori in lutto; identificando i potenziali elementi che l’avrebbero favorita, come il supporto sociale, il tempo trascorso dalla morte, la religione e l’impiego di strategie attive di coping cognitivo.

Per raccogliere dati relativi alla crescita post-traumatica, gli studi qualitativi hanno impiegato interviste semi-strutturate (ad es. Reilly et al., 2008); mentre tra le misure quantitative sono stati utilizzati il Post-Traumatic Growth Inventory (PTGI; Tedeschi & Calhoun, 1996), per valutare la crescita post-traumatica nei cinque domini (nuove possibilità, relazioni con gli altri, forza personale, cambiamento e apprezzamento della vita) e la Hogan Grief Scale (HGRC; Hogan et al., 2001), progettata per misurare gli aspetti multidimensionali emotivi del lutto. Il metodo della griglia biografica (BGM; N. Gerrish & Bailey, 2012), è una misura che consente ai partecipanti di identificare se la costruzione e narrazione del proprio sé, sia stata influenzate dalla perdita.

Oltre alla crescita positiva, nella revisione è emersa una persistenza della tristezza esperita dai genitori fino a 6 anni dopo la morte del loro bambino. Questo dolore, rabbia e disperazione disadattivi, diventavano più facili da gestire nel tempo (Reilly et al., 2008), mescolandosi con aspetti più adattivi e rilevanti nello sviluppo della crescita post-traumatica.

Secondo i risultati, i genitori hanno esperito tutti e cinque i domini di crescita: cambiamenti nella percezione di sé e delle relazioni, apprezzamento della vita, cambiamento delle priorità e negli aspetti esistenziali.

I partecipanti hanno riferito una crescita personale, maggiore tolleranza e percezione di sviluppo del proprio potenziale (Bogensperger & Lueger-Schuster, 2014), sentendosi sensibili (Brabant et al., 1997) e compassionevoli (Parappully et al., 2002). In alcuni casi il cambiamento di sé e la maggiore forza acquisita erano strettamente legati alla percezione di vulnerabilità, illustrando ancora una volta come la crescita post-traumatica possa coesistere con le difficoltà psicologiche (N. Gerrish & Bailey, 2012).

I genitori avevano esperito anche una crescita esistenziale, che comprendeva cambiamenti nelle concezioni religiose, nella spiritualità o nel significato della vita (Moore et al., 2015).

Il tema di crescita riportato più di frequente, è stato il cambiamento relazionale insorto dal desiderio di aiutare gli altri, specialmente se in lutto (Bogensperger & Lueger-Schuster, 2014). Un altro aspetto rilevante nel rinnovamento delle relazioni, era la compassione provata per gli altri, favorita dalla possibilità di contare sulla propria rete nei momenti di difficoltà.

Il 78% delle madri in lutto e il 44% dei padri, hanno riportato la scoperta di nuove priorità di vita dopo la morte del loro bambino (Buchi, S. et al. 2007), mentre in altri casi riportavano una minore attenzione al lavoro e alle questioni finanziarie ed un maggiore investimento nella vita familiare (Brabant et al., 1997).

Sebbene l’apprezzamento della vita sia stato uno dei temi meno menzionati, i partecipanti di Bogensperger & Lueger-Schuster (2014), hanno rivalutato positivamente la loro esistenza, imparando a dare valore ad ogni momento, senza dare nulla per scontato.

Le esperienze di crescita variavano in relazione al genere e alle differenze culturali. Infatti, le madri in lutto riportavano punteggi di dolore più alti, ma maggiore crescita post-traumatica (Buchi, S. et al. 2007). Mentre le indagini condotte in America individuavano la preghiera e i rituali come risorsa importante (Parappully et al., 2002), studi condotti in Europa ponevano poca o nessuna enfasi sul contributo della religione nella crescita personale.

Mentre un tempo maggiore trascorso dalla morte era un aspetto rilevante, che permetteva ai genitori di sperimentare più facilitatori essenziali per la crescita post-traumatica, non è stato possibile identificare se la natura della morte abbia avuto un impatto su questa esperienza.

Globalmente, i risultati suggeriscono molteplici fattori associati alla facilitazione della crescita post-traumatica, inclusa l’integrazione cognitiva dell’esperienza della morte nella propria identità, la costruzione di reti sociali, concentrando le proprie energie nel supporto di altre famiglie in lutto. L’ambiente sociale, se empatico, in un clima di ascolto non giudicante, ha il potenziale per essere di supporto e facilitatore della crescita post-traumatica (ad es. Gerrish et al., 2014), come mantenere una continuità di legame con il figlio (visitando il cimitero e parlando ad alta voce con il bambino) e costruire un significato legato alla morte. Anche caratteristiche personali (ad es. tratti personologici di apertura all’esperienza, nevroticismo e resilienza) e familiari (come avere altri figli) possono rivelarsi fattori protettivi.

Complessivamente, gli aspetti emersi dall’indagine possono essere spunti di riflessione rilevanti per i genitori che stanno affrontando un lutto.

Inoltre, per quanto concerne gli aspetti clinici, la revisione ha implicazioni nell’erogazione dei servizi psicologici e di supporto, fornendo un riferimento agli operatori della salute mentale affinché possano identificare i genitori maggiormente a rischio a seguito della perdita.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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