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Competizione ed effetti nelle abilità metacognitive

Sembra che le abilità metacognitive giochino un ruolo importante durante esperienze di fallimento, critica o rifiuto in situazioni di competizione

Di Sara Magliocca

Pubblicato il 05 Lug. 2021

Affrontare una prestazione competitiva, richiede consapevolezza circa le proprie esperienze interiori, come il timore di perdere, l’importanza soggettiva del compito o la sua irrilevanza. Allo stesso modo, è necessario comprendere in modo accurato e realistico ciò che passa nella mente dell’avversario, al fine di regolare le proprie azioni e massimizzare le possibilità di successo. 

 

 La pressione della competizione ed il timore di fallire possono restringere la capacità di attribuire un senso ai propri stati mentali e limitare la prestazione, svalutando difensivamente sé stessi o gli altri (Gergely & Unoka, 2013; Liotti & Gilbert, 2011)

Inoltre, la vergogna che emerge dal sentirsi inferiori, facilmente porta a dimenticare i momenti di riuscita, scartando quelli che erano gli altri fini legati alla prestazione, come il relax, la ricerca della condivisione sociale e il gioco.

La mentalizzazione o metacognizione, genericamente chiamata lettura del pensiero, è la capacità di riconoscere e riflettere sui propri ed altrui stati mentali (Bateman & Fonagy, 2004; Semerari et al., 2003) e comprende diversi domini di consapevolezza. Tra questi, la capacità di nominare e distinguere le sensazioni interiori, descrivere la complessità dei propri pensieri, la consapevolezza che le proprie idee non siano la realtà, la capacità di comprendere pensiero e sensazioni, oltre che le motivazioni alla base del comportamento (Semerari et al., 2003).

Gli individui affetti da psicopatologia formano rappresentazioni negative e rigide sulle intenzioni, pensieri e sentimenti altrui (Choi-Kain & Gunderson, 2008; Semerari et al., 2005, 2015), instaurando interazioni  problematiche e ricche di tensione, conflitto e abbandono (American Psychiatric Association, 2013). Tra loro, la lettura del pensiero è compromessa proprio quando più necessaria, ovvero durante le interazioni guidate da bisogni sociali primari, come l’attaccamento.

Anche il rango sociale sembra essere un fattore chiave alla base dei momentanei fallimenti delle abilità metacognitive. Affrontare contesti competitivi e guidati da antagonismo rende coloro con bassa autostima ipersensibili alla minaccia esterna (Gilbert et al., 2002). Gli individui altamente perfezionisti, sono sensibili al rango nella misura in cui la prestazione definisce il loro valore personale e temono le critiche (Hewitt & Flett, 1991). Anche i soggetti narcisisti sono ipersensibili alle minacce di status (Mahadevan et al., 2019), ed inclini a disturbi metacognitivi quando affrontano esperienze di sconfitta o fallimento.

In relazione alla tipologia di scambio sociale, cooperativo o competitivo, la lettura pensiero può variare. Infatti, oltre a determinare prestazioni migliori (Lee et al., 2018), le attività cooperative attivano maggiormente aree cerebrali legate alla metacognizione, mentre quelle competitive la interrompono, peggiorando la prestazione. Infatti, la cooperazione coinvolge l’attenzione condivisa e la comprensione reciproca degli stati mentali, massimizzando la possibilità di accesso alle risorse da parte di un gruppo.

Diversi autori hanno individuato un legame tra attivazione del rango sociale e scarse capacità metacognitive (Dimaggio et al., 2015; Popolo et al., 2019), soprattutto tra i pazienti che seguivano una psicoterapia (Monticelli et al., 2018).

Monticelli e collaboratori (2018), hanno indagato se durante una situazione competitiva, individui convinti di aver fallito mostravano scarse capacità di comprensione dei propri ed altrui stati emotivi.

È stata valutata la situazione in cui i partecipanti erano direttamente coinvolti in un gioco online (induzione competitiva; gruppo sperimentale) ed un’altra in cui veniva chiesto loro di descrivere gli stati mentali durante una passata esperienza di competizione (gruppo di controllo). Nel primo gruppo, poiché i partecipanti non avrebbero vinto, l’induzione del senso di fallimento avrebbe influito sulle abilità di lettura del pensiero maggiormente rispetto al semplice ricordo di esperienze passate di fallimento.

In seguito alla somministrazione di un’intervista semi strutturata (Metacognition Assessment Interview, MAI; Semerari et al., 2012) per valutare la capacità complessiva di attribuire stati mentali a sé e agli altri; è stato valutato se autostima, perfezionismo e narcisismo potevano influenzare la propensione all’effetto del rango sociale, agendo sulle capacità metacognitive.

I risultati confermavano che l’induzione del senso di fallimento comprometteva maggiormente la capacità di descrivere i propri ed altrui stati mentali, soprattutto per quanto concerne le abilità di autoriflessione. Coerentemente con indagini precedenti, le capacità metacognitive diminuivano durante le interazioni competitive (Lee et al., 2018) e con la percezione vivida del rango sociale.

Nei partecipanti che fallivano sistematicamente contro l’avversario, si riduceva la capacità di formare una comprensione più ampia e sfumata sia della propria mente che di quella altrui. Fallire focalizza l’attenzione sui difetti personali o sul pensiero di venir giudicati nella propria prestazione, trascurando altri aspetti della propria esperienza soggettiva. L’agire in modo difensivo comporta il valutare l’altro esclusivamente nei termini di superiore, dispettoso, critico o rifiutante.

 Per quanto concerne le disposizioni di personalità sulle quali può influire il rango sociale, solo il narcisismo grandioso ha mostrato una sensibilità maggiore verso le esperienze di fallimento. La grandiosità è una difesa verso la percezione di uno scarso valore personale, che porta a soffrire di fronte a una sconfitta e pensare a come proteggersi da sentimenti e idee emergenti di vergogna e inferiorità. Come conseguenza di questo atteggiamento, si riduce la capacità di esplorare la gamma di esperienze psicologiche nei partecipanti durante le interazioni sociali.

Grazie al contributo di questa indagine, è possibile comprendere come la valutazione della metacognizione non possa prescindere dalla comprensione del contesto interpersonale, che al di là dei problemi nel dominio dell’attaccamento, dipende anche dall’attivazione di motivazioni legate al rango sociale (Colle et al., 2017; Popolo et al., 2019)

In campo clinico, sarebbe opportuno rendere i pazienti consapevoli di come la loro capacità di riflettere sugli stati mentali possa essere compromessa durante le esperienze di fallimento, critica o rifiuto. In particolare con i pazienti psichiatrici, è essenziale una valutazione continua dello stato emotivo durante le interazioni cliniche, soprattutto qualora stia attivando uno stato mentale competitivo, che potrebbe condurli alla disregolazione emotiva.

Dunque, in psicoterapia si rivela essenziale mantenere un atteggiamento cooperativo, per preservare le capacità di lettura del pensiero e massimizzare le possibilità di efficacia del trattamento.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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