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Le naturali ragioni del collettivismo

La condivisione all'interno della società crea vicinanza e legami, caratteristiche utili alla coordinazione del gruppo verso grandi obiettivi

Di Roberto Petrini

Pubblicato il 11 Giu. 2021

In tempi brevi sembra che l’egoismo paghi, ma la società ha bisogno dell’aiuto vicendevole per evolvere.

 

Le piante hanno un’architettura modulare con funzioni cooperative e un’intelligenza distribuita, senza avere dei centri di comando precisi, e sono in grado di cooperare con altri vegetali per il bene dell’ambiente in comune. L’animale invece ha un centro di comando centrale e ha costruito una società gerarchica e centralizzata, ha devastato la biodiversità e pensa che il mondo debba essere “monospecie”, ha sviluppato l’illusione del controllo di un mondo modellato a sua somiglianza, ma basta un piccolo virus a mettere tutto in discussione e a ricordarci che anche noi siamo parte di un tutto interconnesso.

Le sequoie possono raggiungere altezze elevate e, solo grazie al fatto che intrecciano le loro radici, possono sostenersi a vicenda e superare così le tempeste. I funghi si scambiano le sostanze nutritive tra di loro e fanno da tramite mettendo in comunicazione specie diverse. Alcune piante possiedono memoria, senso del tatto, altre crescono meglio con la musica.

L’illusione di controllare il pianeta a nostro piacimento è stata in gran parte ridimensionata, abbiamo visto che il nostro ritiro e confinamento in casa è servito per migliorare l’ambiente; gli animali, le piante si sono temporaneamente riappropriati di strade, lagune, è migliorata la qualità dell’aria e dell’acqua.

Dovremmo collaborare come piante per il vantaggio reciproco e avremo come risposta al collegamento un’accresciuta fiducia nel prossimo e finalmente una visione ottimistica basata sulla certezza che è possibile sostenersi a vicenda e avere anche dei vantaggi, che non sono quelli del successo individuale ma quelli della condivisione (Tomasello, 2019).

La condivisione ci ha portato lontano nella nostra storia evolutiva, come anche l’organizzazione gerarchica e il meccanismo di dominanza-sottomissione ma, a differenza di questa, crea vicinanza e legami, caratteristiche utili alla coordinazione del gruppo verso grandi obiettivi evolutivi come preservare il nostro habitat.

I comportamenti che perdurano nel tempo sono al servizio della sopravvivenza della specie, quelli che la danneggiano vanno cambiati al più presto.

Negli animali l’aggressività ha una sua funzione come quella di regolare la gerarchia, conquistare o difendere un territorio, in un ambiente aggressivo però prevalgono rabbia e paura mentre i comportamenti altruistici diminuiscono. Fiducia e stima reciproca sono invece gli elementi essenziali per l’agire cooperativo, un agire che genera legami tra le persone e forma una comunità orientata al bene comune (Liotti, Monticelli 2017).

In tempi brevi sembra che l’egoismo paghi, ma la società ha bisogno dell’aiuto vicendevole per evolvere. Inutile esaltare il meccanismo della competizione e l’immagine del vincitore come modello da seguire, perché chi non riuscirà ad arrivare a certi standard, proverà invidia o vergogna, colpa o tristezza. Le continue situazioni di rabbia rivalitaria non sono poi semplici da gestire, lasciano strascichi e astio.

Il numero delle persone che si sentono inadeguate come risposta a questi esagerati stimoli competitivi sta crescendo, molti si chiudono in casa e rinunciano a priori, anche se spesso la colpa dell’insuccesso è dell’ambiente poiché non partiamo tutti dalla stessa linea di partenza, prevale un sentimento di sconfitta.

La pandemia ha creato profonde ferite, ma attraverso queste possiamo guardare meglio al nostro interno, attraverso questi squarci egoici possiamo vedere più adeguatamente chi siamo e cosa è davvero importante. Attraverso le feritoie che si sono create, possiamo vedere parti di noi che sono rimaste nell’ombra e che ora possono spingere verso una nuova strutturazione del nostro essere, verso una nuova comprensione del nostro senso esistenziale. Ascoltiamo le nostre fantasie, diamo spazio all’immaginazione, non ascoltiamo chi ci fa scegliere per forza tra due mondi, immaginiamo noi il terzo.

Se per un periodo ci sentiamo meno forti, accettiamo questa sensazione e cerchiamo di accogliere i nuovi significati che arrivano, anche se sono dolorosi e ci fanno scoprire le nostre fragilità. Accettiamo questi nuovi significati da decifrare, anche se siamo confusi e dubbiosi, potrebbero aprirci a nuove possibilità di pienezza vitale. È meglio avere dei dubbi che possedere una folle normalità che sedimenta e blocca i cambiamenti e ci mura dentro noi stessi. Dobbiamo purtroppo indebolirci, un po’ per aprirci e costruire ponti fatti di fiducia e tolleranza verso le persone che ci sembrano meritevoli e incontrarci sopra di essi a metà strada, dove si vedono bene entrambi i percorsi ma anche l’orizzonte.

Il livello della collaborazione è boicottato ad arte dall’élite e sono incentivati individualismi e competizione, automatismi utili alla polarizzazione del potere; ma non smettiamo di cercare chi crede nel vantaggio della cooperazione e intrecciamo le nostre radici per raggiungere obiettivi comuni.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Micheal Tomasello “Diventare umani” Raffaello Cortina Editore
  • Giovanni Liotti, Fabio Monticelli, Giovanni Fassone “L’evoluzione delle emozioni e dei sistemi motivazionali” Raffaello Cortina Editore
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