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Recensione di Beastars, serie animata TV

Beastars è una serie animata che racconta un mondo di animali parlanti e civilizzati dove carnivori ed erbivori convivono tra sospetti e crimini occasionali

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 02 Giu. 2021

Nella serie animata TV Beastars, i carnivori come gruppo hanno rinunciato alla carne ma alcuni individui si concedono la soddisfazione con metodi che non possono che essere criminali.

 

 Alcuni mesi fa le mie figlie e mio figlio mi hanno invitato a vedere Beastars, una serie animata e prima ancora un manga shōnen scritto disegnato da Paru Itagaki e pubblicato in Giappone dal 2016 al 2020. Non è uno spoiler rivelare l’idea di partenza: un mondo di animali parlanti e civilizzati in cui carnivori ed erbivori convivono in metropoli moderne. I primi hanno rinunciato a nutrirsi di carne ma la convivenza tra i due gruppi, svolgendosi tra sospetti sociali e crimini occasionali ma sanguinari, diventa una metafora facile ma efficace delle costrizioni del politicamente corretto in cui anche noi viviamo.

I carnivori come gruppo hanno rinunciato alla carne ma alcuni individui si concedono la soddisfazione con metodi che non possono che essere criminali. Il sospetto serpeggia nella società e tutti i carnivori inevitabilmente passano il tempo a misurare gli atti e le parole, a giustificarsi e a scusarsi con gli erbivori e a evitare ogni equivoco e ogni allusione spiacevole. Insomma, i carnivori vivono con il marchio della colpa addosso e gli erbivori con quello della vittima. Alcuni carnivori accettano la loro responsabilità con una certa tranquillità, altri giocano con la colpa diventando zelanti controllori sociali più corretti e giudicanti degli stessi erbivori, altri ancora mostrano nervosismo e irritazione verso gli erbivori, incolpandoli (non sempre a torto) di approfittare a tratti del loro ruolo di vittime potenziali, di gruppo da proteggere. Il problema è che i carnivori hanno rinunciato alla carne ma continuano tormentosamente a desiderarla e non tutti riescono a compiere la rinuncia. Avvengono così aggressioni e delitti. A qualunque erbivoro può capitare di essere azzannato improvvisamente in un vicolo buio, in una stanza isolata, magari da un compagno di classe: i personaggi principali sono studenti di una scuola e vivono insieme in un convitto.

Insomma, l’ambiguità morale incombe sul mondo della serie ma l’esito sanguinoso rimane raro e imprevedibile. In tal modo sono giustificate sia le paure vittimarie degli erbivori che il nervosismo dei carnivori, sempre moralmente controllati dal vittimismo sociale degli erbivori e al tempo stesso tormentati dal desiderio alimentare della carne proibita, dalla voglia continua ma impossibile -se non ricorrendo alla violenza e al crimine- di assaggiarla in qualche modo. È un dilemma alla Nietzsche tra civiltà e istinto, in cui la prima continuamente comprime il secondo con le sue ragioni e il secondo continuamente emerge con tutta la sua feroce spontaneità. Non sembra possibile una redenzione ma solo una tormentosa convivenza con la colpa. Non inganni però il termine “colpa”: il tormento della convivenza tra colpa e istinto non avviene secondo i canoni cristiani del peccato ma secondo quelli moderni della continua tensione all’autocontrollo verbale e sociale reciproco, insomma del politicamente corretto a cui la serie elegantemente allude. Anche se poi qua e là alcuni simboli cristiani compaiono, come del resto accade anche in altre serie animate giapponesi, come ad esempio Deathnote. Mi chiedo perché. Forse si tratta di una particolare curiosità giapponese verso la profondità del dilemma morale cristiano, visto con maggiore tranquillità di noi, la curiosità che si prova verso un’idea lontana mentre la nostra visione è sporcata della familiarità bimillenaria con l’idea cristiana. Del resto, è ammissibile ritenere che la radice del politicamente corretto sia cristiana. Non dico altro per non rovinare le sorprese della trama, che sono molte e benissimo calibrate. Sorprese mai fini a sé stesse ma tutte al servizio del dilemma morale della serie. Dilemma morale che però non diventa mai arte didascalica. Anzi.

 

BEASTARS – GUARDA IL TRAILER:

 

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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