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Falsi abusi e conflittualità familiare

I falsi abusi hanno gravi effetti sul minore, tra questi troviamo: sensi di colpa, adultizzazione precoce e vissuti depressivi

Di Francesca Ape

Pubblicato il 16 Giu. 2021

Da un punto di vista relazionale, il sospetto abuso, che sia esso confermato, presunto o “architettato”, tende sempre a recidere i legami, provocando conseguenze dannose tanto quanto un vero abuso. La convinzione che una cosa sia accaduta la rende psicologicamente reale e vissuta come tale.

 

 Sempre più spesso accade che l’accusa di abuso sessuale intrafamiliare emerga durante o subito dopo una separazione. Vittima ed unico testimone del fatto è il minore, che oltre ad essere risucchiato all’interno di un turbinio di situazioni a lui nuove, vede anche mutare la frequentazione tra il minore stesso e il presunto abusante (Cialdella M., 2018). Esiste sul tema degli abusi sessuali sui minori in casi di separazione conflittuale un’ipersensibilità evidente. All’interno di una così elevata attenzione finiscono spesso per nascondersi quei genitori che, resi ciechi dal conflitto relazionale, scatenano ogni arma a disposizione e inseriscono nel contenzioso della coppia in separazione ogni elemento che ai loro occhi possa essere dannoso per l’altro (Rosoni I., 2011).

Da un punto di vista relazionale, il sospetto abuso, che sia esso confermato, presunto o “architettato”, tende sempre a recidere i legami, provocando conseguenze dannose tanto quanto un vero abuso. La convinzione che una cosa sia accaduta la rende psicologicamente reale e vissuta come tale. Sono minori abusati se l’abuso sessuale c’è stato; ma non va dimenticato che sono comunque abusati se, nella convinzione che l’abuso ci sia stato, sono stati privati di una delle figure genitoriali (Cialdella M., 2018).

È necessario ricordare che le denunce possono essere anche le proiezioni e le attribuzioni fatte da uno dei due coniugi sull’altro, delle proprie fantasie o paure, in alcuni casi percepite come reali, in altri finalizzate a danneggiare ed allontanare l’altro (Montecchi F., 2016). In questi casi, infatti, il conflitto può essere alimentato dal bisogno di vendicarsi dell’altro, penalizzandolo come genitore, oppure da un’intenzionalità nel mantenere il legame nel tempo, seppur in una forma disfunzionale: in questo caso possiamo parlare di “legame disperante” (Cingoli V., Galimberti C., Mombelli M., 1988).

 All’interno di un sistema familiare così conflittuale può strutturarsi una tipologia di triade molto rigida, la coalizione. Essa viene definita come l’unione tra due persone a danno di un terzo. Uno dei genitori si allea con un figlio in una coalizione rigidamente definita e di tipo transgenerazionale contro l’altro genitore. L’unico o prevalente interesse comune tra i due membri coalizzati è il tentativo di produrre un danno ad un terzo (Minuchin S., 1976). Il minore coinvolto nelle coalizioni di questo tipo sperimenta forti conflitti di lealtà, dovuti alla sensazione di essere conteso e, secondo molti ricercatori, sarebbe proprio questa condizione a mediare l’effetto del conflitto sull’adattamento del minore stesso (Buchanan C.M., Maccoby E.E., Dornbusch S.M., 1996). Spesso il figlio accetta di allearsi con un genitore perché lo vede più potente o perché si sente rifiutato dall’altro, o ancora perché teme di essere abbandonato. Tali scelte comportano, sul piano psichico, costi molto elevati che si manifestano attraverso sensi di colpa o di abbandono per la perdita del genitore rifiutato, adultizzazione precoce, vissuti depressivi e difficoltà di svincolo durante l’adolescenza (Dell’Antonio A., 1993).

Inoltre, si può verificare anche una inversione di ruoli, per cui il figlio si assume il compito di consolare la madre, soprattutto se depressa. Tale ruolo costituisce un serio fattore di rischio per il proprio sviluppo psico-emotivo, in quanto ne deriva un forte senso di inadeguatezza, dovuto al fatto che il figlio non riesce a soddisfare pienamente i bisogni del genitore e soffre di ansia da prestazione, ovvero si sente incapace di raggiungere gli obiettivi che si è prefissato (Ritucci A., Grattagliano I., Orsi V., 2009).

I falsi abusi collegati ai minori in una coppia, il più delle volte, vengono strumentalizzati dalla madre. Quasi sempre è proprio la madre, nell’86% dei casi, a denunciare i falsi abusi, condizionando il bambino, facilmente suggestionabile. Nel 90% dei casi, queste denunce risultano infondate, ma purtroppo quasi mai la procura dà avvio al procedimento penale per il reato di calunnia (Colantuono C., Berenato C., 2019).

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • BUCHANAN C.M., MACCOBY E.E., DORNBUSCH S.M. (1996). Adolescents after divorce. Cambridge: Harvard University Press.
  • CIALDELLA M. (2018). Verità giuridica e verità psicologica: il caso di un abuso su minore. La notte stellata, Rivista di psicologia e psicoterapia, 2, 57-71.
  • CINGOLI V., GALIMBERTI C., MOMBELLI M. (1988). Il legame disperante. Il divorzio come dramma di genitori e figli. Milano: Giuffrè.
  • COLANTUONO C., BERENATO C. (2019). Il fenomeno delle false accuse: rischio o protezione per i minori?. Istituto per lo Studio delle Psicoterapia.
  • DELL’ANTONIO A. (1993). Il bambino conteso. Milano: Giuffrè.
  • MINUCHIN S. (1976). Famiglie e terapie della famiglia. Roma: Astrolabio.
  • MONTECCHI F. (2016). Dal bambino minaccioso al bambino minacciato. Milano: Franco Angeli.
  • RITUCCI A., GRATTAGLIANO I., ORSI V. (2009). Le conflittualità nelle separazioni coniugali: aspetti psicopatologici e rischi per i minori. Rassegna Italiana di Criminologia, 3, 1, 147-174.
  • ROSONI I. (2011). Verità storica e verità processuale. Lo storico diventa perito. Acta Histriae, 19, 127-140.
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