La diagnosi differenziale tra disturbo bipolare (DB) e disturbo borderline di personalità (DBP) è sempre stata oggetto di diatribe e controversie per clinici e ricercatori, considerata la fenomenologia a tratti sovrapponibile dei rispettivi quadri clinici (Bolton & Gunderson, 1996; Paris, 2004; Paris & Zweig-Frank, 2001).
I domini sintomatologici comuni sono: impulsività marcata, labilità timica e instabilità affettiva (IA); tale sovrapposizione ha costantemente generato un dibattito sulla concettualizzazione dei due disturbi: quella spettrale che pone la relativa sintomatologia lungo un continuum indistinto e quella che mantiene le due categorie diagnostiche separate (Kernberg & Yeomans, 2013; Siever & Davis, 1991; Zimmerman & Morgan, 2013). Uno studio relativamente recente ha mostrato anche una sovrapposizione genetica tra i due disturbi, nonostante ciò questo tema costituisce tuttora una frontiera clinica che necessita ulteriori approfondimenti ed esplorazioni (Witt et al., 2017).
I dati epidemiologici riportano una comorbilità tra DB e DBP di circa il 15% (Zimmerman & Morgan, 2013): quando sono presenti quadri comorbidici è stata riscontrata una esacerbazione della sintomatologia, che presenta notevoli acuzie in termini di frequenza degli episodi di impulsività, instabilità affettiva e ideazione suicidaria (Riemann et al., 2017). Nonostante i notevoli tassi di co-occorrenza, un risultato chiave emerso da studi longitudinali riporta che la comorbilità con il disturbo bipolare comporta un impatto minimo sul decorso del disturbo borderline di personalità (Frias, Baltasar & Birmaher, 2016); mentre, al contrario, il DBP ha un impatto modesto sul decorso del DB (Gunderson et al., 2006, 2011). Questi dati suggeriscono, dunque, che anche quando si presentano quadri di comorbilità ciascun disturbo necessita un trattamento specifico; motivo per cui in ambito clinico un’accurata diagnosi differenziale tra DB e DBP è essenziale, considerato l’impatto della diagnosi sull’esito del trattamento (Palmer et al., 2021). Le linee guida per il trattamento suggeriscono per il disturbo bipolare una terapia farmacologica primaria (stabilizzatori dell’umore) combinata a una psicoterapia (secondaria), mentre per il disturbo borderline di personalità la psicoterapia è indicata come trattamento d’elezione e conseguentemente la farmacologia risulta un eventuale coadiuvante secondario; infatti il trattamento a base di litio ha dimostrato un’efficacia inequivocabile per il DB, mentre non è ancora chiaro il suo potenziale ruolo nel DBP (Bellino et al., 2011; Ghaemi et al., 2014).
Di seguito viene presentato un confronto dettagliato di analogie e differenze tra i due quadri sintomatologici:
- 1) l’instabilità affettiva è condivisa da entrambi i disturbi, ma il passaggio dalla rabbia alla eutimia è maggiormente associato al DBP, mentre quello dall’eutimia alla depressione è associato al DB (Reich et al., 2012);
- 2) l’impulsività, misurata attraverso la Barratt Impulsiveness Scale (BIS; Patton et al., 1995), è risultata maggiore nel DBP rispetto al DB (Henry et al., 2001; Wilson et al., 2007);
- 3) gli stati di deflessione timica nel DBP sono spesso caratterizzati da una sensazione di vuoto, rispetto alla diminuzione dell’autocritica e dell’autostima nel DB (Bayes et al., 2014; Meares et al., 2011);
- 4) gli sbalzi d’umore tendono a essere più spontanei nel DB, mentre nel DBP tendono a essere più reattivi e innescati da un evento interpersonale critico, come abbandono e rifiuto (Kernberg & Yeomans, 2013);
- 5) nel DB gli episodi psicotici prevedono una durata maggiore, ma raramente si estendono oltre diversi mesi, mentre nel DBP possono essere presenti sintomi dissociativi e paranoici transitori e reattivi a fattori stressogeni (Adams & Sanders, 2011).
Considerata la notevole labilità tra i due confini diagnostici, l’implementazione di strumenti di screening innovativi si configura come una chiave di svolta ai fini della prognosi e del trattamento.
Verranno di seguito illustrati due reattivi psicometrici utilizzati per effettuare la diagnosi differenziale tra DB e DBP: il Mood Disorder Questionnaire (MDQ; Hirschfeld et al., 2000) e il McLean Screening Instrument for Borderline Personality Disorder (MSI; Zanarini et al., 2003). Sono entrambi questionari di screening auto-somministrati, su risposta dicotomica e con buone proprietà psicometriche (Carvalho et al., 2015; Zimmerman, 2021). Dalla somministrazione di tali strumenti, su popolazione clinica con DBP e DB, sono emersi risultati clinicamente significativi:
- il MDQ ha dimostrato che l’umore elevato, la grandiosità e l’iperattività sono predittivi dell’esordio di DB e dell’assenza di DBP
- il MSI ha mostrato che gli agiti autolesivi e l’ideazione suicidaria possono predire l’esordio di DBP e l’assenza di DB.
Si tratta, dunque, di due strumenti potenzialmente utili e mirati ai fini dello screening tra DB e DBP (Palmer et al., 2021). Per quanto dalla letteratura recente sul tema siano emersi dati incoraggianti, lo stato dell’arte sulla diagnosi differenziale tra disturbo borderline e disturbo bipolare di personalità si colloca ancora a uno stadio preliminare, con l’auspicabile obiettivo di implementare tecniche e strumenti sempre più specifici, a fini dell’inquadramento diagnostico e del trattamento più adeguato.