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Cinema, metafore e psicoterapia (2021) di Isabel Caro Gabalda – Recensione del libro

"Cinema, metafore e psicoterapia" è un libro interessante, in quanto i film vengono usati come metafore per comprendere aspetti diversi della psicoterapia.

Di Claudia Perdighe

Pubblicato il 11 Giu. 2021

In generale il libro Cinema, metafore e psicoterapia, oltre che una piacevole e scorrevole lettura, può essere utile a un terapeuta sia come suggerimento di film che possono essere usati in terapia come metafore terapeutiche, sia come lettura guidata ai diversi livelli di lettura possibili degli stessi film.

 

 Ho deciso di scrivere la recensione a questo libro prima di leggerlo e, forse, l’avrei potuta scrivere senza leggerlo. Avrei potuto iniziare, scrivendo: non c’è esercizio migliore per aumentare la comprensione e l’empatia verso la sofferenza che i pazienti portano in terapia, del cosa regola questa sofferenza, che immergersi in film e romanzi di qualità. Mauppasant e Anna Bronte hanno dato descrizioni chiarissime degli stati mentali che regolano un narcisista e delle loro conseguenze “patogene”, ben prima che si pensasse di creare manuali sui disturbi mentali.

Cinema, in generale fiction, e psicoterapia sono due modi diversi di guardare allo stesso oggetto: storie della varietà di problemi e ostacoli con cui gli esseri umani si confrontano e della varietà di modi che usano per cercare soluzioni. Vedere un buon film o leggere un buon libro è un modo per esplorare e comprendere come funziona la mente, ma con un vantaggio a favore della fiction: raccontare storie è il talento di chi fa cinema o romanzi e quindi lo sa fare molto bene.

Ho letto, però, il libro di Isabel Caro Gabalda per capire che tipo connessioni tra cinema e psicoterapia vengono messe in luce dall’autrice.

Il libro è in effetti interessante, in quanto i film vengono usati come metafore per comprendere aspetti diversi della psicoterapia, sia attinenti al paziente, che al terapeuta che alla relazione e al processo terapeutico. La storia fantastica diventa, per esempio, una metafora della perseveranza come condizione necessaria per ottenere il cambiamento in terapia, un modo per suggerire al paziente che la terapia non è un processo di cambiamento passivo o frutto di insight, quanto piuttosto il risultato di un impegno costante. Il film Forza maggiore è un modo per comprendere e condividere con il paziente come un evento, apparentemente con esito positivo come la valanga mancata del film, possa modificare in modo drammatico il funzionamento psicologico e relazionale di una persona: come si passa da famiglia felice a coppia devastata da rabbia e colpa? E quale via di uscita?

 In generale il libro, oltre che una piacevole e scorrevole lettura, può essere utile a un terapeuta sia come suggerimento di film che possono essere usati in terapia come metafore terapeutiche (cioè portatrici di cambiamento), sia come lettura guidata ai diversi livelli di lettura possibili degli stessi film.

Concludo con un evento di qualche giorno fa. Un allievo mi dice: “Un mio amico ha fatto una terapia durata qualche mese e dice che gli è stata molto utile. Quello che mi lascia perplesso e non mi torna è che quando gli ho chiesto cosa hanno fatto in terapia, lui mi ha raccontato che fondamentalmente in tutte le sedute parlavano di film e libri. Secondo te ha un senso come terapia?”. Questo libro suggerisce che, se fatto con un piano e una strategia, parlare di film e libri non è solo un modo piacevole per il terapeuta per guadagnare e trascorrere un’ora, ma può essere lo strumento attraverso il quale far passare specifici interventi di cambiamento.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Isabel Caro Gabalda (2021) Cinema, metafore e psicoterapia. Giovanni Fioriti Editore
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