Viene di seguito riportato un caso clinico di una donna con anoressia nervosa, con una durata di malattia pari a 22 anni, con una funzionalità renale compromessa.
L’anoressia nervosa (AN) è un disturbo psichiatrico caratterizzato non solo dalla relativa psicopatologia patognomica, ma è anche frequentemente associato a significative comorbilità medico-internistiche, di natura cardiovascolare, ginecologica/riproduttiva, endocrina, gastrointestinale, neurologica ed ematologica (Zipfel, Löwe, Reas, Deter & Herzog, 2000).
Tra queste, la compromissione della funzionalità renale è spesso troppo trascurata e sottovalutata dal personale medico; considerata l’ipotesi di cronicizzazione del quadro clinico, la valutazione della funzione renale risulta di fondamentale importanza al fine di prevenire un ulteriore deterioramento della condizione (Onfiani, Carubbi & Pellegrini, 2020). La percentuale di complicazioni renali in Anoressia Nervosa, rilevata con un parametro di ‘durata di malattia’ di 21 anni, è pari al 5,2% (Zipfel, Löwe, Reas, Deter & Herzog, 2000).
Un’accurata valutazione della velocità di filtrazione glomerulare (GFR) risulta cruciale anche per prevenire la tossicità degli psicofarmaci, garantendo sia una corretta posologia farmacologica, sia un appropriato fabbisogno proteico durante le fasi di riabilitazione nutrizionale e di mantenimento del peso. Un equilibrato apporto proteico è, infatti, fondamentale al fine di promuovere l’anabolismo muscolare e positivizzare il bilancio azotato (Onfiani, Carubbi & Pellegrini, 2020).
Viene di seguito riportato un caso clinico di una donna con una durata di malattia (AN) pari a 22 anni, con una funzionalità renale compromessa, rilevata da insoliti disturbi elettrolitici. La paziente è una donna di 41 anni, che al momento del ricovero presenta una gravissima psicopatologia alimentare (altezza: 152 cm, peso: 21,5 kg; Indice di Massa Corporea, IMC: 9,3) caratterizzata da un’estrema restrizione alimentare, vomito autoindotto e abuso di lassativi, denotando, dunque, una condizione clinica con alto rischio di mortalità. La paziente si presenta glabra e con secchezza delle mucose; dagli esami internistici emerge, inoltre, una significativa complicazione renale con una relativa atrofia dell’organo. La paziente è stata sottoposta il prima possibile alla nutrizione indotta tramite sondino nasogastrico (NS). Dopo 68 giorni di ricovero la paziente ha raggiunto un peso di 30 kg (IMC: 12,9) ed è stata conseguentemente dimessa dal reparto medico e indirizzata verso un trattamento post-ricovero (Onfiani, Carubbi & Pellegrini, 2020). Nell’esame ecografico pre-ricovero sono emerse svariate cisti bilaterali: aspetto morfologico tipico dell’insufficienza renale, a basso contenuto di potassio e sodio (Abdel-Rahman & Moorthy, 1997). Il deterioramento della funzione renale nella paziente è stato ipotizzato a partire da alterazioni elettrolitiche plasmatiche (Onfiani, Carubbi & Pellegrini, 2020).
Oggigiorno persistono quesiti irrisolti riguardo l’adeguato quantitativo proteico per peso corporeo da fornire durante la riabilitazione nutrizionale di pazienti affetti da anoressia nervosa, con ridotta funzionalità renale (Bouquegneau, Dubois, Krzesinski & Delanaye, 2012).
Le linee guida della Società Europea per la Nutrizione Clinica e il Metabolismo (ESPEN) suggeriscono un apporto proteico di 0,55-0,60 g/Kg/die per i pazienti con malattia renale cronica (CKD) in stadio III-V non dializzato (Cano et al., 2009). Considerato il significativo decremento ponderale, l’IMC estremamente basso e i conseguenti sintomi da malnutrizione, 1,2-1,5 g di proteine al giorno servirebbero come quantitativo target per mantenere o ripristinare la massa magra nei pazienti oncologici malnutriti; dosi ancora più elevate di proteine potrebbero non essere ugualmente utili per pazienti con Anoressia Nervosa (Arends et al., 2017). Al momento non sono disponibili linee guida specifiche che stabiliscano come valutare la funzionalità renale nei pazienti affetti da anoressia nervosa, specialmente nei casi più gravi di estrema malnutrizione. Si rendono, dunque, necessarie linee guida univoche e chiarificatrici che stabiliscano l’apporto proteico ottimale per pazienti con Anoressia Nervosa e insufficienza renale cronica, durante la fase di incremento ponderale e di mantenimento del peso (Onfiani, Carubbi & Pellegrini, 2020).