Il profilo neuropsicologico dell’anoressia nervosa (AN) è caratterizzato da significative analogie con quello dei disturbi dello spettro autistico (ASD), nonostante la fenomenologia dei rispettivi quadri clinici presenti delle differenze sostanziali (Saure et al., 2020).
La sintomatologia di AN prevede: notevole restrizione dell’introito calorico, che conduce ad un peso criticamente sottosoglia; timore dell’incremento ponderale e alterata percezione del proprio corpo, che porta a basare la propria autostima quasi unicamente sulla propria forma fisica (APA, 2013). Il quadro sintomatologico dell’ASD è composto da: deficit nella reciprocità socio-emotiva; compromissione della comunicazione verbale e non (es. mancanza di espressività facciale e del contatto visivo), difficoltà interpersonali, limitazione degli interessi, stereotipie di vario genere e carenza di flessibilità cognitiva e iper/ipo-reattività a stimoli sensoriali (APA, 2013).
I deficit cognitivi, comuni ai due profili neuropsicologici, sono i seguenti: debole coerenza centrale e difficoltà di set-shifting; entrambi esito di una significativa inflessibilità cognitiva (Anckarsäter et al., 2012; Westwood, Stahl, Mandy, & Tchanturia, 2016). La scarsa coerenza centrale concerne uno stile di elaborazione cognitiva caratterizzato da un focus attentivo incentrato principalmente sui dettagli, a discapito dell’integrazione olistica dei fenomeni, implicando, dunque, difficoltà di contestualizzazione (Happé & Booth, 2008). È, inoltre, emerso che una debole coerenza centrale in AN può contribuire all’incapacità di beneficiare in toto del trattamento, in quanto è spesso correlata a tratti di personalità ossessivo-compulsivi e a un perfezionismo clinicamente significativo; che inficiano sulla motivazione al cambiamento e sull’alleanza terapeutica (Lang, Lopez, Stahl, Tchanturia & Treasure, 2014). Il set-shifting deficitario implica, invece, difficoltà nello spostare l’attenzione tra stimoli attentivi differenti in tempistiche relativamente rapide (Garret et al., 2014). A tal proposito, non sorprende che un sottogruppo di pazienti con AN soddisfi anche i criteri diagnostici dell’ASD (Huke, Turk, Saeidi, Kent, & Morgan, 2013). È stato, infatti, dimostrato che numerosi tratti dello spettro autistico nell’anoressia nervosa sono spesso connessi alle prognosi più severe e croniche del disturbo alimentare, caratterizzate da: prolungamento del parametro “durata di malattia”, necessità di implementare un trattamento farmacologico, sintomi da malnutrizione esacerbati e deficit neuropsicologici significativi (Nielsen et al., 2015; Stewart, McEwen, Konstantellou, Eisler, & Simic, 2017; Tchanturia, Adamson, Leppanen, & Westwood, 2017; Westwood, Mandy, & Tchanturia, 2017a, 2017b). La rigidità cognitiva è stata, infatti, definita come marcatore di tratto e come candidato endofenotipo nell’anoressia nervosa (Roberts, Tchanturia & Treasure, 2010): questo stile cognitivo sembra essere ereditabile e presente anche nella parentela non affetta da AN (Fossella et al., 2003; Treasure, 2007; Wade & Bulik, 2007; Grice et al., 2002).
Un’altra analogia tra i quadri clinici di AN e ASD concerne la dimensione dell’empatia e del riconoscimento emotivo: aspetti nucleari connessi alla teoria della mente (ToM), che si riferisce alla capacità di decodifica e interpretazione degli stimoli emotigeni, fondamentale per sviluppare una sfera interpersonale proficua (Kerr-Gaffney, Harrison, & Tchanturia, 2019; Oldershaw, Treasure, Hambrook, Tchanturia & Schmidt, 2011). L’evidenza scientifica suggerisce che l’inibizione della socialità e le difficoltà interpersonali costituiscono spesso un fattore prodromico di rischio e di mantenimento di AN (Cardi et al., 2018; Krug et al., 2012); oltre ad essere associati a una prognosi del disturbo più grave e duratura (Harrison et al., 2012). Inoltre, le difficoltà nel riconoscimento emotivo tendono a persistere anche a seguito del ripristino ponderale: questo dato suggerisce che le difficoltà nel riconoscimento emotivo costituiscono una variabile di tratto, piuttosto che di stato (Harrison et al., 2012; Oldershaw et al., 2011). In conclusione ciò che è stato rincontrato è che il profilo neuropsicologico dell’anoressia nervosa, sovrapponibile a tratti a quello dei disturbi dello spettro autistico, è associato a una prolungata durata di malattia, con un significativo impatto sulla prognosi e sull’efficacia del trattamento (Saure et al., 2020).