Con il termine “rottura dell’adozione” si è soliti far riferimento a tutte quelle situazioni caratterizzate da una separazione definitiva tra genitori e figli adottivi (Palacios et al., 2018).
Le rotture adottive sono il risultato di una commistione di fattori legati al bambino adottato, ai genitori adottivi, alla relazione bambino-genitore e al sostegno fornito dai servizi professionali che si occupano di adozione.
La ricerca ha evidenziato che la maggior parte delle rotture adottive avviene durante i primi anni (Palacios et al., 2015; Rolock & White, 2016). Tuttavia, il più delle volte, queste informazioni sono state fornite a livello puramente descrittivo e non è stata effettuata alcuna analisi approfondita.
È noto che il passaggio all’adolescenza è un periodo delicato sia per i minori adottati che non, un intervallo caratterizzato da cambiamenti che possono innescare comportamenti disadattivi e problematici. Sia le ricerche sulle adozioni nazionali (Miller et al., 2000) che quelle sulle adozioni internazionali (Bimmel et al., 2003) hanno rilevato una maggiore insorgenza di problematiche tra gli adolescenti adottati rispetto ai loro coetanei non adottati. Sono le esperienze di preadozione e i problemi specifici affrontati dagli adottati al raggiungimento dell’adolescenza, come l’intensificazione dei sentimenti di perdita e di ricerca della propria famiglia biologica, a determinare le differenze osservate rispetto ai giovani non adottati (Brodzinsky, Schechter & Henig, 1992).
Uno studio preso in esame, basandosi sulla letteratura esistente che identifica come età media della rottura i 13-14 anni, si è proposto di verificare se esistessero delle differenze tra le rotture precoci, ovvero quelle che si verificano prima dell’adolescenza e, quelle che avvengono più tardi, ovvero durante l’adolescenza, con l’obiettivo di analizzare nello specifico il ruolo giocato dall’adolescenza in questo fenomeno.
Al fine di effettuare la suddetta analisi, sono stati identificati 69 casi; di questi, il 49,3% ha lasciato la famiglia adottiva prima della legalizzazione dell’adozione e il 50,7% a seguito della formalizzazione del processo.
I risultati hanno mostrato aspetti comuni tra i due gruppi, ma hanno evidenziato anche alcune differenze.
In relazione alle somiglianze osservate, è interessante notare che non sono state trovate differenze in relazione ad alcune variabili tradizionalmente considerate come fattori di rischio per la rottura. La più sorprendente è l’età di collocamento che è risultata simile sia nelle rotture preadolescenziali che in quelle post-adolescenziali. Ciò non deve però essere interpretato come un’indicazione che l’età di collocamento non sia rilevante per l’esistenza della rottura stessa. Infatti, all’interno del gruppo delle adozioni interrotte, indipendentemente dall’età in cui si è verificata la rottura, l’età di collocamento era significativamente più alta rispetto al gruppo delle “adozioni intatte”.
Ulteriormente, i risultati dello studio hanno confermato che, alla base della rottura dell’adozione, vi è una commistione di diversi fattori.
In primo luogo, è stato osservato che le interruzioni precoci si verificano per lo più nel periodo preadottivo. Inoltre, la durata dei collocamenti è molto più breve nei casi di interruzione precoce rispetto ai casi di interruzione tardiva.
L’ulteriore differenza tra i due gruppi riguarda le aspettative dei genitori adottivi, che risultano essere spesso irrealistiche (Randall, 2013). A ciò si aggiungono anche problematiche legate all’attaccamento, che sembrano essere più frequenti nelle rotture precoci.
Nelle casistiche in cui l’adozione riguardava gruppi di fratelli è stata riscontrata una maggior frequenza di interruzioni precoci. In questi casi, le rotture sono apparse più brusche e, a seguito dell’allontanamento del bambino, i tentativi di ricongiungimento da parte dei genitori adottivi erano molto più scarsi.
Quanto appena detto sembra confermare il fatto che i genitori adottivi di questo gruppo abbiano avuto maggiori difficoltà a sviluppare un impegno emotivo nei confronti del bambino adottato che non era all’altezza delle loro aspettative e la presenza di fratelli ha verosimilmente esacerbato il problema.
Inoltre, è anche probabile che i genitori adottivi delle famiglie in crisi precoce non si siano sentiti legalmente vincolati, in quanto il processo di adozione non era ancora stato formalizzato.
Il gruppo di famiglie in crisi tardiva è risultato significativamente diverso. Il fattore principale in questo gruppo sembra essere rappresentato per lo più da problemi comportamentali, che in questo caso sono stati più diffusi rispetto al gruppo delle rotture precoci e la presenza di episodi di violenza da parte del bambino nei confronti del genitore nel gruppo di età superiore ai 13 anni è stata quattro volte più frequente rispetto ai casi in cui la rottura è avvenuta prima di tale età. Una possibile spiegazione di questi risultati è che la violenza che viene messa in atto da parte degli adolescenti è più difficile da gestire rispetto alla violenza dei bambini. Gli adolescenti crescono e diventano abbastanza forti e spesso i genitori non sono in grado di controllarli fisicamente. I risultati appena esposti relativi alla rottura durante l’adolescenza coincidono con il modello di insorgenza precoce identificato da Selwyn e Meakings (2015), che descrive l’insorgenza della violenza tra adolescenti e genitori all’interno delle famiglie adottive. Questo modello è caratterizzato dalla presenza di problemi durante l’infanzia, con una graduale escalation della loro intensità dopo l’inizio dell’adolescenza.
Per comprendere meglio la relazione tra adolescenza e rottura dell’adozione, è importante ricordare che l’adolescenza è anche il momento in cui i bambini adottati iniziano a sentirsi più padroni della propria vita e per loro la rottura non è vista solo come un fallimento, ma anche come un’opportunità di ricominciare o di tornare dalle loro famiglie di origine.
Lo studio presentato determina alcune implicazioni necessarie al miglioramento della pratica professionale.
In primo luogo, è importante che i problemi rilevati all’inizio del processo adottivo non vengano sottovalutati, perché in molti casi, i problemi hanno origine durante l’infanzia e tenderanno ad esacerbarsi durante l’adolescenza, determinando una rottura. Inoltre, le valutazioni di idoneità dovrebbero essere eseguite tenendo presente i bisogni degli adottati e le competenze degli adottanti.
In secondo luogo, i risultati suggeriscono che le pratiche di adozione non dovrebbero essere chiuse a seguito della formalizzazione del processo. Il sostegno fornito dai professionisti dovrebbe essere continuo. È particolarmente importante che questo supporto professionale venga fornito durante l’adolescenza, che risulta dunque essere il periodo in cui vi è un maggior rischio di rottura.