Uno dei temi affrontati in Viola che stava sulla montagna è come i bambini siano interlocutori sensibili e attenti che recepiscono tutto quello che succede e per questo con loro si può e si deve parlare in modo veritiero.
Roberta Balsamo e Flavia Sottoriva, psicologhe e psicoterapeute sistemico-relazionali, scrivono questa favola in seguito alla loro esperienza decennale nell’ambito della tutela del minore a “La Casa di Elena”, una comunità che accoglie mamme con bambini quando non sono garantiti, per questi ultimi, adeguati livelli di cura e protezione.
La storia, illustrata da Samira Parasole, racconta la vicenda di Viola, una bambina coraggiosa, che un giorno chiede aiuto alla luna per capire come mai sotto la sua casa fosse cresciuta pian piano una montagna che aveva allontanato lei e la sua famiglia dal resto del mondo senza che nessuno se ne accorgesse, né i suoi genitori, né i vicini. La bambina, scavando alla ricerca di una spiegazione, capisce che là sotto sono racchiuse tutte le fatiche vissute dalla famiglia che sono cresciute negli anni allontanandoli sempre di più da tutti.
Attraverso questa favola le autrici espongono alcuni elementi chiave di questi vissuti così difficili, sempre ponendo il minore come figura centrale e privilegiata.
Esse sottolineano innanzitutto che, nonostante spesso gli adulti pensino il contrario, i bambini sono interlocutori sensibili e attenti che recepiscono tutto quello che succede. Per questo con loro si può e si deve parlare in modo veritiero, così da favorire l’instaurarsi di un legame di fiducia con le figure che li affiancano. Rendere il bambino protagonista consapevole di ciò che accade intorno a lui, inoltre, gli consente di superare la passività di chi non comprende e pertanto rimane fermo ad aspettare cambiamenti che solo gli adulti possono promuovere al suo posto.
È importante poi che i più piccoli siano protetti dalla fonte di potenziale pericolo: quando l’allontanamento non rende possibile il mantenimento del legame con la madre o con le figure di attaccamento significative, devono essere sostenuti da altri caregiver nelle attività formative e ricreative, dentro e fuori il contesto scolastico. Gli operatori devono essere in grado di assumere un atteggiamento empatico non giudicante e colpevolizzante nei confronti degli adulti coinvolti, per cercare di promuovere una genitorialità consapevole e responsabile. Questo arduo risultato è possibile solo grazie ad un lavoro d’equipe che segua le diverse fasi della presa in carico.
Il libro, corredato di schede che ne facilitino la comprensione e l’elaborazione, ha l’intento di aiutare i bambini che si trovano nella difficilissima fase di allontanamento dalla propria famiglia a scopo di tutela. La storia di Viola è, quindi, pensata per essere letta assieme al bambino in modo che l’adulto lo guidi tenendo conto del suo vissuto, lasciando tempi e spazi affinchè egli possa esprimersi. Può inoltre essere un utile strumento sia per i genitori che possono essere facilitati nel condividere l’esperienza terapeutica con il figlio, sia per gli operatori che si occupano di minori e delle loro famiglie.