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Rischio burnout per i genitori? Possibili effetti dello stress in famiglia

Il burnout genitoriale (parental burnout) comprende l’aggravio emotivo e fisico, l’allontanamento emotivo dai figli e un senso di inefficacia

Di Giovanni Rosa

Pubblicato il 03 Mag. 2021

Aggiornato il 07 Mag. 2021 13:45

Le difficoltà e gli ostacoli quotidiani possono rappresentare una fonte significativa di stress, tanto che in alcune circostanze i genitori sono quasi sopraffatti dalle loro responsabilità educative e possono sperimentare un senso di sovraccarico emotivo, fino allo stato di Parental Burnout.

 

L’esperienza della genitorialità rappresenta una sfida continua, a volte resa particolarmente faticosa dalla originalità e complessità di ogni figlio e dalle numerose richieste di assistenza alle quali il genitore deve far fronte. Le molteplici difficoltà ed ostacoli quotidiani possono rappresentare una fonte significativa di stress, sia per l’adulto che per tutta la famiglia (Bornstein, 2002), tanto che in alcune circostanze i genitori sono quasi sopraffatti dalle loro responsabilità educative e, privi delle energie necessarie, sperimentano un senso di sovraccarico emotivo che si traduce in un impoverimento delle proprie risorse (Mikolajczak et al., 2018, b). Questa condizione è caratterizzata da sentimenti di ansia e di paura evocati dal ruolo di caregiver e può determinare una situazione di sovraccarico emotivo generata dall’incapacità del genitore di far fronte al numero e all’intensità delle esigenze dei figli (Bronte et al., 2010).

Situazioni di stress cronico possono predire uno stato di Parental Burnout, fenomeno che comprende tre aspetti essenziali: l’aggravio emotivo e fisico, che si traduce in una sensazione di stanchezza e di sovraccarico emotivo che fanno sentire il genitore quasi travolto dal proprio ruolo; l’allontanamento emotivo dai figli, che porta i genitori ad essere sempre meno coinvolti nell’educazione e nella relazione con loro, limitando le interazioni ad aspetti strumentali e funzionali e ponendo in secondo piano la dimensione emotiva; il senso di inefficacia genitoriale, che emerge con la consapevolezza di non essere in grado di gestire situazioni problematiche con i mezzi e la calma necessaria (Mikolajczak et al., 2018, b).

Il burnout genitoriale è associato ad una bassa autostima e ad una forte necessità di controllo e può essere predetto dalla presenza di aspettative eccessive o da richieste elevate. I genitori più esposti a tale condizione, generalmente, hanno forti investimenti emotivi nei confronti del figlio ed atteggiamenti tendenti al perfezionismo e spesso riconoscono quanto siano a volte irraggiungibili i loro obiettivi e di quanti ostacoli devono affrontare nel loro percorso (Le Vigouroux et al., 2017). Situazioni di forte aggravio emozionale e di stress possono stimolare in loro desideri di allontanamento e di fuga dal proprio ruolo attraverso la messa in atto di una serie di atteggiamenti finalizzati a distrarsi o allontanarsi da tale situazione come: fumare, bere alcolici, fare shopping compulsivo, consumare cibo in modo eccessivo o trascorrere molto tempo a lavoro, al telefono o su internet (Mikolajczak et al., 2018, a).

È esperienza comune sperimentare nel corso della propria vita una serie di eventi e di situazioni potenzialmente stressanti che possono avere un impatto sul benessere e sulla salute. La durata della vita, infatti, non è determinata solamente da una componente genetica e biologica, ma anche da una serie di elementi come lo stile di vita, la qualità delle relazioni, la cultura di appartenenza e tutti quei fattori che provocano o proteggono dallo stress (Cozolino, 2019).

Le sfide educative ed organizzative generate attualmente dalla pandemia hanno comportato per molti genitori non solo un senso di smarrimento e vissuti di malessere e di stress, ma anche la riscoperta di risorse e di capacità personali che la società deve saper promuovere e valorizzare.

Come rispondere a questa sfida? Quale, dunque, la strada da intraprendere? È auspicabile che ogni genitore impari ad agire preventivamente, riscoprendo come prerequisito fondamentale per prendersi meglio cura dei propri figli l’importanza ed i benefici della “cura di sé”. È purtroppo diffusa l’abitudine di considerare quest’ultima come sinonimo di egoismo o di scarsa attenzione al prossimo; al contrario, dare priorità al proprio benessere non solo permette di migliorare la qualità di vita, ma di affrontare con maggior successo le difficoltà e gli ostacoli che questa riserva.

L’obiettivo, quindi, è quello di imparare a prendersi cura di sé a partire dal corpo, dalla mente, dalle emozioni, dallo spirito, dal tempo e dalla compassione di sé.

 

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