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L’ acne in età adulta: un problema medico (ma non solo)

Che l’acne in età adulta, e non solo adolescenziale, abbia conseguenze sì sul fisico ma anche sul piano sociale e psicologico è ormai dimostrato..

Di Lucia Pomoni

Pubblicato il 21 Apr. 2021

A tutti sarà certamente capitato, davanti allo specchio, di scorgere sul proprio volto una macchiolina rossa, sporgente. Che un’imperfezione (detta volgarmente “brufolo”) appaia, di tanto in tanto, è normale. Tuttavia, quando questa impurità si fa più diffusa, ci possiamo trovare di fronte ad un vero e proprio problema di acne.

 

L’acne, scientificamente classificata con il nome di “acne vulgaris”, è una condizione infiammatoria cronica della pelle che colpisce l’unità pilosebacea, ovvero il complesso costituito dalla ghiandola produttrice di sebo e dal follicolo pilifero (affossamento dell’epidermide in cui risiede il pelo). Si tratta di un disturbo comune della pelle – contraddistinto da comedoni, papule, pustole, noduli e cicatrici (Zaenglein et al., 2016) – che può essere scatenato o peggiorato da fattori sia endogeni (predisposizione genetica, concentrazioni ormonali,…) che esogeni (alimentazione, fumo, stress, mascherina COVID-19,…). Riguarda in particolar modo gli adolescenti ma non risparmia nemmeno gli adulti.

Acne in età adulta

Per ragioni ancora in parte sconosciute, negli ultimi venti anni l’acne è aumentata di frequenza anche in età adulta, fase della vita in cui si osserva una maggiore prevalenza di casi nelle femmine piuttosto che nei maschi (Dréno, Bagatin, Blume-Peytavi, Rocha, & Gollnick, 2018) ed in cui tale malattia cronica assume caratteristiche differenti rispetto alla giovinezza (ad esempio, lesioni infiammatorie più pronunciate su mento, mascella e collo e più punti bianchi che neri) (Dréno et al., 2013).

L’acne in età adulta può persistere dall’adolescenza oppure può esordire per la prima volta verso i 20-25 anni, fascia di età a cui la letteratura tende a ricondurre la sua insorgenza nella fase post-adolescenziale (Preneau, & Dréno, 2012). Risulta essere caratterizzata da un andamento cronico con ricadute frequenti (Dréno, 2015) e da una gravità solitamente di tipo lieve-moderato (Dréno et al., 2013). Sebbene non tenda alla severità, essa pare provocare maggiore stress nelle donne adulte che in quelle giovani (Dréno, Bagatin, Blume-Peytavi, Rocha, & Gollnick, 2018).

In queste ultime, diverse ricerche hanno rilevato la presenza di: depressione, ansia sociale, pensieri suicidari (Golchai, Khani, Heidarzadeh, Eshkevari, Alizade, & Eftekhari, 2010; Halvorsen, Stern,  Dalgard, Thoresen, Bjertness, & Lien, 2011), imbarazzo, compromessa immagine di sé, bassa autostima, frustrazione e rabbia (Magin, Adams, Heading, Pond, & Smith, 2006).

Che l’acne abbia conseguenze non solo sul fisico ma anche sul piano sociopsicologico è ormai dimostrato: le persone con acne soffrono tanto quanto i pazienti affetti da malattie sistemiche (diabete, asma, artrite,…) (Zeichner, 2013) e mostrano spesso un decremento nella produttività e nella performance (lavorativa o scolastica) (Tan, 2004). In letteratura, tuttavia, scarseggiano gli studi relativi all’impatto psicosociale dell’acne in età adulta (Altunay et al., 2020).

Effetti dell’acne in età adulta

L’acne in femmine post-adolescenti, benché venga presa poco in considerazione, appare colpire sempre di più: i ricercatori che analizzano i dati epidemiologici hanno registrato un notevole incremento in donne a partire dai 26 anni (Rocha, Sanudo, & Bagatin, 2017). Essa sembra talvolta essere resistente al trattamento (Dréno et al., 2013) e pare avere un maggiore impatto negativo sulla qualità della vita nelle femmine post-adolescenti piuttosto che adolescenti (Dréno, 2015).

In una ricerca che ha esaminato l’acne in differenti gruppi di età, i punteggi totali relativi alla qualità di vita (Quality of Life, QoL) peggioravano più la malattia durava nel tempo (Tan et al., 2008). In un’altra compiuta su un campione di 38 donne dai 26 ai 44 anni con un’acne lieve-moderata i punteggi all’Acne-Quality of Life (AQOL), strumento psicometrico specifico per l’acne, risultavano bassi in tutti i domini (Rocha, Sanudo, & Bagatin, 2017).

Tali risultati sono in accordo con gli studi finora esistenti e dimostrano che le lesioni dell’acne provocano nella fase di vita adulta importanti conseguenze psicosociali, che sorprendentemente non appaiono sempre correlare con il grado di intensità del disturbo stesso.

In uno studio multicentrico che ha coinvolto 213 pazienti adulte colpite da un’acne non grave e 213 controlli (individui senza alcun problema di pelle) provenienti da 13 Paesi europei, si è visto che i punteggi ad una scala per l’ansia e per la depressione (The Hospital Anxiety and Depressione Scale, HADS) non si legavano con la gravità o con la durata del disturbo dermatologico bensì con il livello di preoccupazione circa la malattia (Altunay et al., 2020).

In linea con ciò, vari ricercatori (Niemeier,  Kupfer, Demmelbauer-Ebner, Stangier, Effendy, & Gieler, 1998; Uslu, Sendur, Uslu, Savk, Karaman, & Eskin, 2008; Welp, & Gieler, 1990; Yazici et al., 2004) hanno constatato che le problematiche mentali non si associavano alla severità oggettiva dell’acne.

Quanto menzionato può significare, da una parte, che gli effetti psicologici dell’acne appunto non correlano necessariamente con la severità della malattia; dall’altra che, piuttosto che la gravità, potrebbero essere i fattori individuali (ad esempio, disturbi di personalità, temperamento, percezioni dell’immagine corporea,…) ad influire sulla sfera psicologica dei pazienti adulti con l’acne.

Alcuni studi supportano quest’ultima ipotesi. Sarkar (Sarkar, Patra, Mridha, Ghosh, Mukhopadhyay, & Thakurta, 2016) ha trovato che i disturbi di personalità (in particolare, il disturbo ossessivo-compulsivo di personalità, il disturbo evitante ed il disturbo borderline) erano presenti nel 29.2% di un campione di 65 pazienti con l’acne e che i pazienti con un disturbo di personalità mostravano più sintomi di ansia e di depressione. Ozturk (Ozturk, Orhan, Ozer, Karakas, Oksuz, & Yetisir, 2013) ha scoperto che alcune tendenze temperamentali (come quella a preoccuparsi e ad essere pessimisti) risultavano più frequenti nelle persone con l’acne piuttosto che nei controlli tanto che hanno suggerito di includere nel trattamento per i pazienti affetti da tale condizione cronica un assessment mirato sul temperamento e sulla personalità. E ancora, Turan (Turan, Turan, & Özbağcıvan, 2020) ha visto che i pazienti del suo campione, affetti da acne, mostravano punteggi significativamente più elevati alla scala che misurava le difficoltà nella regolazione delle emozioni (Difficulties in Emotion Regulation Scale, DERS) rispetto a 100 controlli sani.

Quest’ultima indagine non è stata effettuata su un campione di soggetti adulti, bensì su 96 ragazzi con acne, aventi dai 12 ai 17 anni. Nonostante ciò, essa depone a favore dell’ipotesi sopra menzionata. Ossia che, più della gravità del disturbo dermatologico in oggetto, a costituire per i pazienti un “carico” dal punto di vista psicosociale siano altre variabili. Tra queste, potrebbe esserci il deficit nella regolazione delle emozioni.

Secondo la ricerca scientifica, le difficoltà nella regolazione emotiva, oltre a rappresentare uno degli aspetti chiave dei disturbi di personalità, contribuiscono allo sviluppo ed al mantenimento dei disturbi mentali (ansia, depressione, panico, fobia sociale, disturbo da stress post-traumatico…). Di conseguenza, diversi studi riportano come promettente target transdiagnostico di trattamento e di prevenzione la focalizzazione sulla promozione delle abilità di regolazione delle emozioni (Turan, Turan, & Özbağcıvan, 2020).

Le indagini citate indicanti un nesso tra l’acne e la difficoltà a regolare le emozioni e tra l’acne e svariate altre psicopatologie, benché necessitino di approfondimenti in campioni di adulti e di fare maggiore chiarezza a fronte di alcuni risultati riportanti una correlazione tra la gravità dell’acne e la depressione e tra la severità dell’acne e l’ansia (Layton, Seukeran, & Cunliffe, 1997; Lukaviciute, Navickas, Navickas, Grigaitiene, Ganceviciene, & Zouboulis, 2017), sottolineano l’importanza di considerare nel trattamento dell’acne la presenza di eventuali disturbi concomitanti e di trasmettere ai pazienti abilità efficaci di regolazione delle emozioni.

Ignorare il link tra l’acne ed eventuali sintomi psicologici così come trascurare una possibile componente psichiatrica sottostante potrebbe infatti esitare proprio in una peggiore qualità di vita ed in sintomi di ansia e di depressione.

Questi ultimi, nel recente studio di Cengiz (Cengiz, & Gurel, 2020), risultavano associarsi positivamente con i punteggi alla DERS-16. I pazienti con acne presentavano inoltre, a differenza dei controlli, maggiori difficoltà nella regolazione emotiva che, a sua volta, prediceva la qualità della vita più della severità dell’acne stessa (nessuna correlazione significativa sussisteva, infatti, tra la gravità dell’acne ed i punteggi alla DERS-16).

Implicazioni terapeutiche

Trattare donne adulte con l’acne comporta non solo la gestione medica dei sintomi, ma anche un approccio olistico e comprensivo, che preveda innanzitutto uno screening psichiatrico così da fornire ai pazienti con una comorbilità psichiatrica ed una difficoltà a regolare le proprie emozioni appropriati medicamenti ed efficaci strategie psicoterapeutiche. Tra queste, le tecniche di rilassamento e di gestione dello stress potrebbero ottimizzare il trattamento della malattia del follicolo pilo-sebaceo.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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