Solitamente i pazienti affetti da psicosi non sono violenti, ma se si confrontano con la popolazione generale hanno una maggiore probabilità di manifestare condotte aggressive (Volavka, 2008).
Laddove si evidenziano le condotte violente, esse sono dirette prevalentemente verso i propri familiari e verso gli operatori sanitari (Faay e al., 2020). I comportamenti ostili nei confronti dell’alterità sono inversamente proporzionali alla percezione della qualità della vita. In pratica, essi decrescono man mano che migliora la qualità della vita dei pazienti psichiatrici.
Le condotte violente sono state correlate con l’impoverimento dei rapporti sociali, che sovente si instaura nei pazienti affetti da psicosi (Lahera e al., 2015). In aggiunta, alcune peculiarità quali il sesso maschile, le condizioni economiche disagiate, l’uso della cannabis (Witt e al., 2013; Moulin e al., 2018), che caratterizzano alcuni pazienti psicotici, predispongono all’incremento delle condotte violente. Inoltre, alcuni soggetti psicotici, che manifestano tendenze suicide, un’impulsività marcata e fasi di eccitazione maniacale, hanno maggiori probabilità di sviluppare comportamenti violenti (Witt e al., 2014).
Alcune criticità, che si sono verificate durante il periodo infantile, possono incrementare nell’età adulta i comportamenti aggressivi e violenti nelle persone a cui è stata diagnosticata una sindrome schizofrenica. Infatti, l’aver subito abusi fisici e sessuali nell’età evolutiva può implementare la tendenza alla violenza (Swanson e al., 2006; Bosqui e al., 2014). In aggiunta, difficoltà nelle relazioni sociali con deficit delle abilità sociali durante l’infanzia e l’adolescenza possono aumentare le condotte violente negli adulti psicotici (Fresán e al., 2004).
Nei pazienti psicotici, che hanno dei comportamenti aggressivi nei confronti dell’alterità, si trovano con una certa costanza una serie di tentativi di suicidio. Questa constatazione conduce all’ipotesi che esiste una stretta correlazione fra aggressività verso se stessi e aggressività verso gli altri (Witt e al., 2013; Witt e al., 2014). Alla base di questa aggressività ci sarebbe, probabilmente, una spiccata tendenza all’impulsività.
Una recente ricerca (Faay e al., 2020) ha seguito per 6 anni 1119 pazienti ai quali era stata diagnosticata una sindrome psicotica. Solo il 2,8% dei soggetti monitorati ha messo in evidenza dei comportamenti aggressivi. Di questa percentuale, lo 0,8% si è reso responsabile di azioni che hanno messo in pericolo l’incolumità altrui e l’1,8% è stato protagonista di maltrattamenti verso persone del proprio entourage. I comportamenti violenti nei confronti dell’alterità sono stati più frequenti nei soggetti che hanno manifestato un’ideazione suicidaria e sono di sesso maschile. Si sono resi responsabili di maltrattamenti gli individui che nella loro infanzia hanno subito un abuso o sono stati oggetto di trascuratezza genitoriale.
In conclusione, i pazienti psicotici hanno una bassa probabilità di sviluppare comportamenti violenti. Tale condotte appaiono più frequenti nei soggetti che manifestano una spiccata impulsività, presentano un’ideazione suicidaria, hanno una qualità della vita scadente con scarse frequentazioni sociali e mostrano una tendenza alla maniacalità. Inoltre, la tendenza all’aggressività viene implementata da alcune caratteristiche socio – demografiche, quali il sesso maschile e le condizioni economiche disagiate. Frequente è l’associazione dei comportamenti violenti con alcune peculiarità presenti nella storia di vita, quali l’essere stati oggetto di abuso durante l’infanzia, l’aver avuto difficoltà sociali nel periodo adolescenziale e il provenire da una famiglia inadeguata.