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La musica e lo Stress

La musica sembra associata all'esperienza di emozioni positive. I benefici dell'ascolto della musica possono essere mediati da una riduzione dello stress?

Di Catia Lo Russo

Pubblicato il 10 Mar. 2021

L’ascolto della musica è una comune attività della vita quotidiana (North et al., 2004). Le evidenze mostrano che ascoltare la musica provoca effetti benefici per l’umore e la salute (Sloboda et al., 2001).

 

Ciò è in linea con altri studi ambientati nella vita quotidiana, i quali hanno scoperto che l’ascolto della musica è associato all’esperienza di emozioni positive (Juslin et al., 2008). Tuttavia, i meccanismi psicofisiologici sottostanti a questi effetti benefici rimangono poco chiari. Nel presente studio è stato ipotizzato che gli effetti benefici dell’ascolto della musica sulla salute siano mediati da una riduzione psicofisiologica dello stress (Thoma e Nater, 2011). Questo è in linea con l’evidenza di recenti studi di neuroimaging: le emozioni evocate dalla musica attivano le principali reti delle emozioni (Koelsch, 2014). Nello specifico, si tratta dell’ippocampo e dell’amigdala (Koelsch, 2014), coinvolti nell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) (Tsigos e Chrousos, 2002), deputata alla regolazione dello stress. L’attivazione di questo asse può essere misurata indirettamente dalla secrezione dell’ormone cortisolo (Hellhammer et al., 2009). Infatti, l’ascolto della musica (in contesti sperimentali) è stato precedentemente collegato alla secrezione di cortisolo (Levitin, 2013). Tuttavia, la ricerca ha mostrato risultati poco chiari, e talvolta contrastanti. Un altro importante sistema sensibile allo stress è il sistema nervoso autonomo (ANS), che è stato anche coinvolto nella mediazione dei cambiamenti fisiologici indotti dalla musica (Hodges, 2011). La sua attivazione può essere misurata indirettamente dalla secrezione dell’enzima salivare alfa-amilasi (Nater e Rohleder, 2009). Usando questo enzima come un marcatore di stress autonomo, soggetti che ascoltano musica, prima dell’esposizione ad un fattore di stress psicosociale, hanno dimostrato una capacità di recupero più rapida rispetto alle condizioni di controllo senza musica (Thoma et al., 2013). Tuttavia, la maggior parte dei risultati che esaminano i meccanismi alla base degli effetti benefici dell’ascolto della musica sono stati raccolti in ambienti sperimentali e con un ascolto in solitudine. Il numero di studi ambientati nella vita quotidiana e di gruppo è ancora limitato. Esaminare i partecipanti ripetutamente nella loro vita quotidiana mentre stanno svolgendo la loro routine permette di minimizzare i bias di richiamo e di massimizzare la validità ecologica (Shiffman et al., 2008). Inolte, ci sono prove in letteratura che almeno alcuni degli effetti benefici dell’ascolto della musica sono strettamente legati alle sue funzioni sociali, ad esempio, in uno studio, Boer e Abubakar (2014) hanno dimostrato che l’ascolto di musica con i coetanei è positivamente associato a misure continue di benessere e coesione sociale. A questo punto ci si chiede se l’ascolto della musica in presenza di altre persone possa fungere da fonte di sostegno (Ipotesi 1) e se questo rafforzi l’effetto di riduzione dello stress dell’ascolto della musica (Ipotesi 2). Poiché l’ascolto di musica per motivi di rilassamento è stato trovato essere predittivo dell’effetto di riduzione dello stress dell’ascolto di musica in studi precedenti, è stato testato, in modo esplorativo, se questo effetto di riduzione dello stress dell’ascolto di musica per motivi di relax varia a seconda della presenza di altri. I partecipanti allo studio sono stati 53 soggetti appartenenti alla popolazione non clinica, e sono stati valutati più volte.

Lo stress è stato valutato sia per mezzo di indicatori di stress soggettivo, usando l’item “In questo momento, mi sento stressato” (scala Likert a 5 punti) che attraverso marcatori fisiologici di stress, come il cortisolo salivare (sCort) e l’alfa-milasi salivare (sAA). Ai partecipanti è stato chiesto di raccogliere la saliva intera usando il sistema SaliCap® (IBL, Amburgo, Germania). I livelli di sCort sono stati misurati usando un test immunoenzimatico che è in commercio (IBL, Amburgo, Germania). L’attività sAA è stata misurata usando un test colorimetrico cinetico e reagenti ottenuti da Roche (Fa. Roche Diagnostics, Mannheim, Germania). Per quanto riguarda l’attività di ascolto della musica, se ciò era accaduto tra una valutazione e l’altra, i partecipanti dovevano indicare retrospettivamente se erano soli, in presenza di amici o partner, o in presenza di conoscenti. A tutti i partecipanti è stata data una definizione standardizzata di “presenza di altri durante l’ascolto della musica”, ovvero ogni volta che c’erano altre persone intorno a loro mentre ascoltavano la musica; è stato chiesto loro di dichiarare la semplice presenza di altri mentre ascoltavano la musica indipendentemente dall’interazione con gli altri. Ad ogni valutazione, i partecipanti hanno indicato se avevano ascoltato musica dalla precedente valutazione. Se lo avevano fatto, seguivano ulteriori item a riguardo. Ai partecipanti è stato chiesto di completare gli item riguardanti le caratteristiche della musica indicando il valore percepito della stessa (scala analogica visiva – VAS – che va da triste (0) a felice (100)) (Sandstrom e Russo, 2010) e il livello di attivazione percepita della musica (VAS che va da 0 (rilassante) a 100 (energizzante)) (Khalfa et al., 2003). Successivamente, hanno indicato il gradimento per la musica su una scala che va da 0 (per niente) a 100 (molto) (Stratton e Zalanowski, 1984) ed è stato chiesto loro se avevano il controllo sulla scelta della musica (sì/no) (Chanda e Levitin, 2013), e se avevano ascoltato la musica volutamente (Linnemann et al., 2015a). Poi, sono state valutate le ragioni per l’ascolto della musica (Linnemann et al., 2015a): rilassamento, attivazione, distrazione, e riduzione della noia. Infine, i partecipanti dovevano indicare la fonte di ascolto della musica (lettore MP3, televisione/radio, impianto stereo, musica dal vivo, altoparlante pubblico) (Juslin et al., 2008).

I risultati hanno rivelato che, in generale, l’ascolto della musica di per sé non è stato associato a un effetto di riduzione dello stress. Tuttavia, l’ascolto di musica in presenza di altri è stato associato a una diminuzione dei livelli di stress soggettivo, un’attenuazione della secrezione di cortisolo e una maggiore attività di sAA. Questo esito è in linea con gli studi di Boer e Abubakar (2014), i quali hanno scoperto che l’ascolto di musica in presenza di coetanei è associato a un aumento dei sentimenti di coesione sociale: si potrebbe ipotizzare che la semplice presenza di altri durante l’ascolto di musica potrebbe portare a sentimenti di coesione sociale senza ulteriori e specifici interventi di supporto sociale. Inoltre, questi effetti erano indipendenti dalla familiarità delle persone presenti e dalle ragioni alla base dell’ascolto della musica. Questi ultimi, in particolare il rilassamento, predicevano la riduzione dello stress soltanto nei casi in cui i soggetti ascoltavano la musica in solitudine. Quando si ascolta la musica da soli, essa sembra essere al centro dell’attenzione, mentre quando la si ascolta in presenza di altri, potrebbe agire più come un’attività di sfondo. Questo potrebbe spiegare perché i partecipanti a questo studio hanno riferito di aver ascoltato meno volontariamente la musica quando erano in presenza di altri (rispetto all’ascolto solitario): la musica, pertanto, potrebbe avere piuttosto effetti indiretti sulla salute, suggerendo che può facilitare il contatto sociale e la connessione sociale senza essere al centro dell’attenzione.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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