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Digital Tools – Report dall’European Conference on Digital Psychology – ECDP 2021

Report della sessione del Primo Convegno Europeo di Psicologia Digitale dedicata ai digital tools e al loro utilizzo in ambito clinico e di ricerca

Di Marina Morgese

Pubblicato il 01 Mar. 2021

Aggiornato il 22 Mar. 2021 11:29

Una delle sessioni della seconda giornata del Primo Convegno Europeo di Psicologia Digitale è dedicata ai Digital Tools.

 

 La sessione prevede tre interventi: relatore del primo intervento è il Prof. Guillem Feixas dell’università di Barcellona, il secondo intervento è condotto dal Dott. Alejandro García-Gutiérrez, ricercatore del gruppo di ricerca del dott. Feixas. Relatrice del terzo intervento è invece la dott.ssa Silvia Grazioli.

Nel primo intervento, il prof Feixas ci parla di EYME – Explore your meaning, un strumento digitale molto utile in campo terapeutico e di notevole interesse.

Il Professor Feixas, partendo dal concetto di identità personale, si sofferma ad analizzare l’argomento secondo la prospettiva costruttivista di George Kelly.

Nella sua teoria dei costrutti personali, George Kelly vede l’essere umano come uno scienziato che crea delle ipotesi in modo da rendere più facile l’interpretazione e la comprensione degli eventi (self-regulation theory). I costrutti personali sono per loro natura bipolari (es. Egoista – altruista; debole – forte) e nascono in base alle differenze e alle distinzioni di cui facciamo esperienza nel corso della nostra vita. In ogni persona si formano dei sistemi di costrutti: non siamo guidati da un solo costrutto ma da un’intera rete di significati.

Uno strumento per l’assessment dei costrutti personali è la Repertory Grid Technique (RGT), il cui scopo è descrivere i modi in cui le persone danno un significato alla loro esperienza a partire dai poli dei costrutti con cui si definiscono. Non si tratta di uno strumento con delle domande/item standard ma va ad esplorare il modo in cui la persona organizza il proprio mondo interno. Le difficoltà nell’utilizzare questa griglia sono legate alla necessità di effettuare dei training di formazione sia per somministrarla ma anche per interpretare i punteggi.

Ecco allora che all’interno di questo quadro teorico il professor Feixas ci presenta lo strumento EYME. Trattasi di una piattaforma immersiva digitale nata per migliorare il successo del percorso psicoterapeutico. Dopo un’intervista compilabile dal computer, dal tablet o dallo smartphone, viene richiesto di configurare un serie di elementi e vengono registrati i costrutti del paziente ma non solo: sono anche registrati i costrutti che al paziente vengono dati dagli altri (genitori, amici, partner, figli, ecc). I dati sono quindi processati e viene fornito un report in base ai costrutti riportati dal paziente. L’aspetto sorprendente dello strumento è che, grazie al 3D ma soprattutto grazie alla realtà virtuale, il paziente può letteralmente immergersi nei propri costrutti, vederne le dimensioni e quindi avere un quadro più ampio dell’impatto che questi hanno nella propria vita. Pensiamo ad esempio a una persona che si è sempre sentita Egoista e che è definita come egoista anche dagli altri. Grazie a questa esperienza avrà modo di vedere quanto spazio occupa la definizione “Egoista” nel proprio mondo interno proprio perché, grazie alla realtà virtuale, ha la possibilità di vederla di fronte a sé come una grande sfera colorata, tanto più grande quanto più il vissuto è sentito (l’intensità percepita del vissuto è riportata dal paziente utilizzando una scala da 1 a 10). Avrà anche modo di vedere come il polo opposto, ad es. Altruista, non sia che una piccola sfera nel suo mondo interiore. E credo che questa, così come detto dal Prof. Feixas, sia un’importante esperienza di natura emotiva, non solo cognitiva, che può davvero aiutare il percorso terapeutico. Il relatore invita a visitare il sito www.eyme-vr.com per saperne di più.

La parola passa in seguito al Dott. García-Gutiérrez che ci parla di GRIDCON, l’applicazione di EYME nei contesti organizzativi.

Il relatore parte dal concetto di identità professionale e di come sia spesso trascurato lo studio del ruolo di tale fattore nell’ambito del benessere organizzativo. Le ricerche infatti si concentrano sui risultati ottenuti piuttosto che sui significati personali in cui le identità si sviluppano. Per questo motivo GRIDCON si può rivelare utile nel far emergere quei significati interiorizzati in una organizzazione, quale ad esempio quelli relativi al ruolo di un leader. Quindi questo strumento si pone come un’alternativa agli strumenti di indagine da applicare in campo organizzativo di tipo più standard (questionari, interviste strutturate, ecc). Esso consente una rappresentazione 3D ma anche una visualizzazione tramite realtà virtuale dei costrutti che caratterizzano l’identità personale e l’identità professionale dei lavoratori e dei manager.

Il relatore illustra a questo punto il disegno sperimentale utilizzato per l’applicazione di GRIDCOM nelle organizzazioni, il cui scopo generale è quello di aumentare nei manager la conoscenza di Sé (con un’enfasi maggiore sull’identità professionale) e le competenze relative alla leadership. Dopo una prima fase di assessment che misura i livelli di leadership, si passa a una sessione di coaching tramite l’utilizzo della RGT, focalizzata sull’esplorazione dei costrutti relativi all’identità professionale dei manager. In questa fase il gruppo di controllo è sottoposto alla visione in 2D dei propri costrutti, mentre il gruppo sperimentale è sottoposto alla visione in 3D con GRIDCON. Il tutto si conclude con una fase di post assessment in cui sono valutate le opinioni dei partecipanti rispetto all’esperienza effettuata. A questo punto mi sarei aspettata maggiori informazioni a riguardo, ma il dott. García-Gutiérrez ha proseguito l’intervento dando una dimostrazione di come poter utilizzare il tool, che si rivela comunque utile ad avere un quadro più chiaro di quanto esposto sia da Feixas che dallo stesso García-Gutiérrez.

Conclude la sessione la Dott.ssa Grazioli, che nel suo intervento “ReMIND: Real Matters IN Developmental psychopathology” ci parla del progetto ReMIND, uno studio longitudinale il cui scopo principale è ridefinire la comprensione delle traiettorie di sviluppo dei disturbi mentali. L’intento è dunque quello di identificare presto quei bambini che hanno più possibilità di sviluppare particolari problematiche così come identificare quei bambini che potrebbero beneficiare di un trattamento tempestivo.

Digital Tools utilizzo in ambito clinico e di ricerca Report ECDP Imm 3

Imm. 1 Dottoressa Silvia Grazioli

Il focus del progetto ReMIND è spostato sui sintomi internalizzanti e su quelli esternalizzanti. Il progetto è ora alla sua terza fase (terza onda), di cui si sta occupando il gruppo di ricerca di cui fa parte la Dott.ssa Grazioli. In questa fase vengono raccolti i dati clinici ed epidemiologici.

La relatrice passa in rassegna le diverse piattaforme utilizzate per raccogliere i dati:

  • MedicalBIT che consente di registrare informazioni sociodemografiche e mediche, come l’esposizione a possibili rischi nel periodo prenatale, l’abuso di sostanze da parte delle madri durante la gravidanza o il peso alla nascita, ma anche informazioni relative a particolari eventi di vita (es. la presenza di traumi). Questa piattaforma genera un dataset con i dati dei partecipanti che consente di condurre specifiche e dettagliate analisi.
  • ASEBA system con cui sono raccolti dati clinici tramite questionari self-report. Anche questa piattaforma fornisce un intero dataset che può essere usato per le successive analisi. E’ stato possibile raccogliere informazioni sugli aspetti dimensionali relativi alla psicopatologia dei partecipanti avendo anche un’indicazione sui valori clinicamente rilevanti. In particolare, grazie ad ASEBA, è possibile avere un quadro più chiaro dei disturbi internalizzanti, esternalizzanti e un profilo di disregolazione.
  • DAWBA, utilizzato per le analisi categoriali, che indica quelle situazioni che meritano attenzione clinica e anche la probabilità di andare incontro a possibili diagnosi.

Per quanto riguarda i risultati preliminari ottenuti dallo studio della terza onda, quelli più interessanti mettono in luce come i fattori di rischio prenatale siano associati a problemi internalizzanti nei preadolescenti, associazione non riscontrata negli adolescenti o nei giovani adulti e nemmeno tra fattori di rischio prenatali e fattori esternalizzanti.

Ciò che resta ben chiaro, alla fine della sessione appena seguita, è l’importanza di continuare a sviluppare piattaforme digitali utili non solo ai ricercatori, con gli studi epidemiologici quale quello illustrato dalla Dott.ssa Grazioli, ma anche ai clinici, come ci hanno ben mostrato i dott. Feixas e García-Gutiérrez.

 

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Marina Morgese
Marina Morgese

Caporedattrice di State of Mind

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