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Il peso delle variazioni ormonali nell’attrazione della donna

Il presente articolo si sofferma su come le variazioni ormonali possano influenzare giudizi, pensieri e decisioni relativamente ad un determinato stimolo

Di Rosario Privitera

Pubblicato il 02 Feb. 2021

Prenderemo in esame alcune ricerche che hanno indagato se variazioni ormonali date dall’assunzione di contraccettivi o derivate dal ciclo mestruale possono modificare la preferenza per un determinato tipo di partner, il giudizio della propria soddisfazione sessuale, l’attrazione o i livelli di gelosia nelle donne.

 

Molte volte ci sarà successo di considerare il comportamento di un’altra persona ragionando sugli aspetti razionali che hanno potuto guidarla verso una determinata scelta. Ci siamo perciò chiesti cosa abbia pensato quella persona in quel dato momento per prendere quella strada o per scegliere di parlare con quella persona.

L’importanza che diamo all’elaborazione delle informazioni disponibili ci fa infatti credere che ogni scelta nostra o dell’altro sia generalmente ponderata sulla base dei benefici e dei potenziali rischi: questo modo di pensare e di pensarci come esseri prettamente razionali presuppone che, prima della scelta, possiamo sempre disporre di tutte le informazioni necessarie su un determinato evento od oggetto. In verità il più delle volte non è così.

Noi infatti costruiamo le nostre scelte mediante informazioni parziali e previsioni incerte, anche quando ci sentiamo decisi. Arricchiamo le nostre decisioni sommando alla componente razionale, anche la componente emotiva, cosicché ogni nostro salto nel vuoto sarà supportato tanto dai calcoli che abbiamo fatto quanto dall’emozione che tale oggetto o fenomeno ci ha suscitato.

Ma c’è dell’altro?

Questo articolo vuole essere un’occasione per soffermarsi su una componente che non abbiamo ancora nominato: quella biologica. Ponendo quindi l’accento sulle variazioni biochimiche che avvengono nel nostro corpo ci chiediamo se queste, o più specificatamente, i cambiamenti ormonali, possano influenzare i nostri giudizi, i nostri pensieri e le nostre decisioni su un determinato stimolo.

Muovendo dalla premessa che i livelli ormonali nelle donne influenzano la loro preferenza e scelta del compagno (Gildersleeve, Haselton, & Fales, 2014; Jones et al., 2018), in quest’occasione prenderemo in esame alcune ricerche che hanno indagato se variazioni degli ormoni date dall’assunzione di contraccettivi o derivate dal ciclo mestruale possono modificare la preferenza per un determinato tipo di partner, il giudizio della propria soddisfazione sessuale, l’attrazione o i livelli di gelosia nelle donne.

I contraccettivi ormonali, come la pillola o il cerotto, sono pensati per ridurre il rischio di gravidanze indesiderate. Questi ormoni hanno ripercussioni sia fisiche che psicologiche, per cui sembra ragionevole chiedersi quanto le variazioni nei livelli di estrogeni e di progesterone causate da questi prodotti possano influenzare il modo in cui la donna vive la relazione sentimentale ed il sesso.

L’ipotesi su cui molte ricerche hanno basato il loro lavoro in quest’ambito viene chiamata ipotesi della congruenza (HC): secondo questa ipotesi le donne che cambiano l’uso dei contraccettivi ormonali durante una relazione possono andare incontro a variazioni entro la sfera relazionale con il proprio partner, diminuendo l’interesse sessuale, l’attrazione ed i livelli di gelosia.

Tale ipotesi quindi genera due gruppi: le donne che fanno un uso congruente dei contraccettivi e quelle che invece ne fanno un uso incongruente. Si fa così rientrare nella categoria ‘congruenti’ donne che continuano a fare lo stesso uso dei contraccettivi sia all’inizio che durante una relazione, mentre la categoria ‘incongruenti’ viene composta da tutte quelle donne che riportano variazioni dell’uso dei contraccettivi ormonali durante la relazione.

Anche se una recente linea di ricerche ha confermato questa ipotesi (Roberts, Cobey, Klapilová, & Havlíček, 2014), affermando che le variazioni ormonali date da un uso incongruente dei contraccettivi abbiano delle ripercussioni negative nella relazione con il proprio partner, la nostra attenzione andrà verso la ricerca di Jern (2018), di Marcinkowska (2014; 2018) di Jones (2017) e di Junger (2018) che vanno esattamente nella direzione opposta.

Perché questa scelta? Questi ultimi studiosi hanno provato a falsificare la tesi dei ricercatori sopra esposti, riproponendo i loro esperimenti con delle variazioni che potessero rendere ancora più attendibili i loro risultati: sono stati usati difatti campioni più ampi. È stata fatta un’analisi più attendibile dei livelli ormonali delle donne che facevano parte del campione per meglio usare tale variabile nello studio, ed è stata arricchita la casistica suddividendo i due gruppi (‘congruenti”/”incongruenti’) in 4 sottogruppi: all’interno della categoria ‘congruenti’ infatti vi erano sia soggetti che non avevano mai alterato il loro uso dei contraccettivi, sia donne che non avevano mai fatto uso di questi contraccettivi. Allo stesso modo nel gruppo ‘incongruenti’ vi erano sia soggetti che avevano smesso di prendere i contraccettivi ad un certo punto della relazione, sia donne che ad un certo punto della relazione avevano iniziato a farne uso.

Queste quattro tipologie di donne non solo differivano molto nei risultati, ma anche nel loro numero. La divisione di queste due categorie in 4 sottogruppi apportata negli ultimi esperimenti, ha permesso quindi non solo di rendere il loro numero più omogeneo, ma anche di osservare meglio le differenze entro le due categorie originarie (Jern, 2018).

Nell’esperimento di Jern (2018), che ha preso in considerazione un campione di 948 donne, non è stata evidenziata nessuna correlazione tra variazione nell’uso di contraccettivi ormonali e cambiamenti all’interno della relazione delle donne. Le persone che infatti ricadevano nella categoria ‘incongruenti’ non dimostravano di avere importanti variazioni nel desiderio sessuale e nel giudizio del loro partner una volta interrotto il loro regolare uso dei contraccettivi.

Le uniche differenze sostanziali che sono emerse dall’esperimento non si sono riscontrate tra le due macrocategorie, ma bensì non appena lo sperimentatore ha suddiviso il campione nei quattro sottogruppi prima descritti: così è risultato che le donne che facevano un uso congruente dei contraccettivi, usandoli tanto all’inizio della relazione quanto durante, hanno dimostrato di avere livelli di gelosia più alti rispetto a quelle che non avevano mai fatto uso dei contraccettivi.

Inoltre, sempre basandosi sulle differenze riscontrate all’interno della categoria ‘congruenti’, quelle che avevano fatto sempre lo stesso uso dei contraccettivi dichiaravano una vita sessuale più soddisfacente rispetto a quelle che non ne avevano mai fatto uso.

Tale risultato trova riscontro nella ricerca di Jones (2018), il quale ha dimostrato che i livelli di ormoni più alti hanno un effetto positivo sul desiderio sessuale e, quindi, indirettamente, sulla soddisfazione.

Tuttavia, come specifica Jern nell’elaborare tale risultato, tanto il suo esperimento quanto quello di Jones non prendono in considerazione variabili importanti che potrebbero spiegare o influenzare tale risultato: nessuno dei due esperimenti fa ad esempio riferimento alla variabile dell’orientamento socio-sessuale.

Le donne con un orientamento ‘ristretto’ hanno meno probabilità di incorrere nel sesso occasionale e quindi possono essere motivate a fare meno uso dei contraccettivi ormonali. I loro risultati in termini di soddisfazione sessuale possono essere perciò l’espressione di un certo orientamento socio-sessuale piuttosto che una questione ormonale.

L’esperimento di Macinkowska (2014) invece ha voluto constatare se i cambiamenti ormonali portati dall’assunzione orale di contraccettivi ormonali poteva modificare le preferenze estetiche delle donne verso gli uomini. L’obiettivo era quello di falsificare l’idea che le donne che fanno uso di contraccettivi ormonali tendano a preferire visi di uomini meno mascolini se paragonate a quelle che invece non fanno uso di contraccettivi.

La sperimentatrice ha quindi testato un campione di 6842 donne eterosessuali, organizzate in due gruppi: il primo era composto da 1857 donne che facevano regolare uso di contraccettivi, il secondo invece era composto da 4625 donne che non usavano alcun contraccettivo.

La ricerca non ha rivelato nessuna evidenza del fatto che le donne che fanno uso di contraccettivi ormonali per via orale preferiscano uomini meno mascolini e che viceversa donne che non ne fanno uso preferiscano uomini più mascolini.

Ma cosa possiamo dire invece dei cambiamenti ormonali portati dal ciclo mestruale nella donna?

Recenti ricerche di Macinkowska (2018), Jones (2017) e Junger (2018) si sono mosse proprio da questo interrogativo: il loro obiettivo era quello di vedere se durante il periodo di ovulazione o durante il ciclo mestruale, momenti in cui quindi vive una variazione ormonale importante, la donna reagisse in maniera diversa alla visione di corpi o visi maschili.

L’esperimento di Macinkowska non mostra nessuna significativa variazione nelle preferenze sessuali delle donne del campione durante i periodi di intensa modificazione ormonale. Le uniche differenze sono emerse non in base ad una questione ormonale, ma in base alle relazioni sessuali delle donne.

Difatti, le donne che avevano dichiarato di avere una relazione duratura al momento della sperimentazione, durante il ciclo mestruale mostravano una maggiore preferenza verso visi di uomini più femminili, mentre le donne single mostravano una tendenza opposta, preferendo visi più mascolini.

Come sostiene lo stesso Gilbert (2000), questa tendenza delle donne accompagnate può essere motivata dal fatto che, in un periodo di bassa fertilità, le donne dirigono la loro attenzione più verso le abilità di genitorialità dell’altro sesso e verso la stabilità familiare, preferendo queste caratteristiche alla mascolinità dell’uomo, che simboleggia forza, ma anche instabilità della relazione.

Inoltre, come è emerso anche nella ricerca di Jones (2017) e in quella di Junger (2018), anche questo esperimento mostra come la donna sia più attratta dal corpo e dal viso maschile durante il periodo di ovulazione, ma senza dimostrare differenze di preferenza per particolari caratteristiche fisiche o fisionomiche come la mascolinità o la femminilità.

Differenze per quanto riguarda la preferenza di una fisionomia o un’altra non sembrano tanto legate quindi alla questione ormonale. È da sottolineare tuttavia come la maggior parte delle donne in generale preferisca la mascolinità nell’uomo ai tratti femminili, e tale affermazione è ancora più forte se si considera l’orientamento socio-sessuale delle donne: quelle infatti con un orientamento ‘non ristretto’, che sono più inclini ad essere coinvolte in rapporti sessuali occasionali, sono maggiormente attratte da uomini con tratti più mascolini, in confronto alle donne con un orientamento socio-sessuale ristretto (Jones, 2017).

Se è vero che quindi la componente biologica gioca un ruolo essenziale sul comportamento e sulle scelte del soggetto, le ricerche cui abbiamo prestato attenzione ci dimostrano che le variazioni ormonali indotte da sostanze assunte, come nel caso dei contraccettivi, o generate dal corpo stesso, come nel caso del ciclo mestruale, non si traducono in variazioni particolari sulla scelta delle caratteristiche di uno stimolo. Tutti questi esperimenti ci dimostrano quindi come la scelta o il giudizio femminile verso un tipo di uomo non segua le temporanee oscillazioni ormonali che si manifestano nel suo corpo.

 

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