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Leonardo: abbiamo mai pensato a lui nella veste di un paziente in analisi psicologica? Freud sì e lo fa nel saggio ‘Un ricordo infantile di Leonardo da Vinci’ – Recensione

Un ricordo infantile di Leonardo da Vinci presenta Leonardo in un modo che sorprende e ammalia tramite un'analisi psicoanalitica con originali conclusioni

Di Valeria Nucera

Pubblicato il 05 Feb. 2021

In Un ricordo infantile di Leonardo da Vinci Freud presenta Leonardo rivelando in qualche modo più tracce di sé che dell’artista stesso, mostrando come anche l’uomo più idealizzato non sia altro che un uomo come tutti gli altri.

 

Introduzione

Un ricordo infantile di Leonardo da Vinci, per la prima volta con testo tedesco a fronte nell’edizione del 2020 pubblicata da Editrice Morcelliana, è un saggio scritto da Freud nel 1910 che si spinge a una particolarissima analisi di Leonardo da Vinci. Freud viene colpito dalla personalità di Leonardo al punto tale da volerne redigere una patografia – una psicoanalisi fondata sulle informazioni biografiche e sull’esame delle opere pervenute.

Trame e nuclei tematici

In questa analisi del maestro, si considerano la spinta alla ricerca come sublimazione della libido, la sua fantasia infantile riguardante un avvoltoio, l’omosessualità inibita, il mistero dietro il sorriso ambiguo della Gioconda, il desiderio di volare e la pulsione ludica, la rimuginazione ossessiva. Tutte tematiche che permettono di avvicinarci a quello che, prima di essere un genio indiscusso, era l’uomo e, prima ancora, il bambino Leonardo.

La tutt’oggi attuale critica mossa da Freud ai biografi

Interessante notare nella sesta e ultima sezione del saggio, dove si trae conclusivamente una sintesi della patografia, una critica mossa da Freud ai biografi che spesso mostrano ‘una figura ideale fredda, estranea, invece dell’umano al quale, per quanto distanti, potremmo sentirci affini’. Così facendo i biografi ridimensionano i grandi personaggi esclusivamente ai loro successi. Per Freud, invece, è vero che ‘nessuno sia così grande da dover vergognarsi di essere soggetto alle leggi che governano con uguale rigore l’agire normale e l’agire malato’. A quel tempo il padre della psicoanalisi non credeva più che ‘salute e malattia, normale e nervoso vadano distinti nettamente tra loro, e che determinati tratti nevrotici debbano venire valutati come prova di inferiorità generale’. Tratti nevrotici sono comuni a tutti, per cui risulta insensato poterli considerare come tratti denigranti di Leonardo. Anzi, sosteneva l’importanza di indagare anche quegli aspetti più deprimenti, da considerarsi non come testimonianza di una possibile ‘inferiorità costituzionale’ ma altresì come una ‘occasione di penetrare nei misteri più affascinanti della natura umana’.

Sfortunatamente, la critica che Freud muove ai biografi è ancora, dopo ben centodieci anni, attuale ed estendibile a tutti: troppo spesso crediamo che prendere in considerazione le nostre debolezze, le nostre stranezze e ambiguità sia un’offesa a ciò che siamo. Leonardo, e così lo stesso Freud, mostrano invece che ‘non si compromette’ la grandezza di un uomo quando studiamo il suo peculiare modo di formarsi reagendo alla vita e ai suoi traumatici e inevitabili eventi. Si intuisce, anzi, la possibilità di comprendere che per quanto ognuno di noi sia indebolito dalla complessità dell’esistenza, ha comunque la possibilità di dare vita a un operato artistico e scientifico di inestimabile bellezza.

Conoscevo il genio di Leonardo, come probabilmente è conosciuto da tutti, e non pensavo che una qualsivoglia lettura su di lui potesse ancora stupirmi: invece, è successo.

Lo scritto di Freud è perturbante perché presenta Leonardo da Vinci in un modo che sorprende e ammalia; non sono le informazioni su Leonardo a dirci qualcosa di diverso, ma il modo in cui vengono trattate, l’analisi psicoanalitica che ne viene fatta e le conclusioni che ne vengono audacemente tratte. Se il curatore Cicero (Professore di filosofia teoretica all’Università di Messina) riesce inizialmente a colpirci con un’introduzione minuziosa e utile all’approccio alla lettura, nell’appendice ci sorprende con una originalità e audacia travolgenti. Infatti, fornisce la possibilità al lettore di non avere accesso a un’unica patografia di Freud in merito a Leonardo – già di per sé più che sufficiente ai fini di rendere la lettura interessante – ma a ben due patografie, arricchendo ancora di più il volume con una inaspettata analisi riferita allo stesso Freud.

Freud presenta Leonardo rivelando in qualche modo più tracce di sé che dell’artista stesso; rivela insomma molta della propria realtà imperfetta, mostrando come anche l’uomo più idealizzato non sia altro che un uomo come tutti gli altri, con più o meno tratti nevrotici.

L’abitudine ancora oggi largamente diffusa di denigrare, di puntare il dito contro le debolezze altrui persiste, soprattutto in relazione a questioni di carattere psichico.

Lo stesso Freud appare ancora oggi derisibile per essere andato contro le abitudini. Si è spinto laddove nessun altro avrebbe pensato. Chi mai ha osato parlare della sessualità e del rapporto tormentato coi genitori di un personaggio storico, geniale, come Leonardo da Vinci? E perché ancora oggi le accuse mosse dai contemporanei di Freud sono non solo possibili ma scontate? Perché la società non cambia?

Siamo destinati a soccombere a un mondo tendente alla becera abitudine e parrebbe di volersi arrendere all’evidenza. Ma poi Leonardo e Freud dimostrano con ciò che hanno simboleggiato e continuano a significare che lo stacco netto dalle abitudini è possibile. L’originalità può essere morta nel corpo di un uomo come i precedenti, ma sopravvive nelle nostre librerie fino a che testi di questo tipo vengono recuperati e gentilmente offerti agli animi speranzosi di cambiamento che ancora oggi sopravvivono tra di noi.

Cosa ricordate di Leonardo da Vinci?

Qualunque sia la vostra risposta, il ricordo infantile di Leonardo da Vinci che racconta Freud vi stupirà.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Freud, S. (1910), Un ricordo infantile di Leonardo da Vinci, a cura di V. Cicero, tr.it. di V. Cicero, ELS La Scuola, Brescia 2020.
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