Il presente lavoro si sofferma sulla rilevanza della qualità del tempo rispetto alla quantità. Il tempo, infatti, per una madre in quanto tale, come per ogni essere umano, viene ottimizzato nel momento in cui ogni attimo è vissuto appieno sia da sole, sia nella relazione con i propri figli.
Moms – (Nr.8) Moms – Questioni di tempo
Abraham Lincoln diceva che ciò che conta non sono gli anni della propria vita, ma la vita che si mette in quegli anni. Questa frase rimanda alla concezione di tempo. Una giornata è scandita da ventiquattro ore, ma per un essere umano a volte sembrano non bastare, in particolar modo per una madre, che si trova a conciliare ed integrare il proprio ruolo materno con tutto il resto, ovvero il lavoro, le relazioni sociali e il tempo per se stessa.
Il settimo episodio di Workin’ Moms prende forma quando nel gruppo post-partum viene introdotto il tema dello spazio temporale che ogni madre concede a se stessa durante la giornata. Qualcuna parla di massaggi, qualcun’altra di 20 minuti trascorsi a pensare, e qualcun’altra ancora di qualche minuto sui social network. Non tutte però riescono a concedersi questo spazio.
Il senso di colpa in questo caso gioca un ruolo essenziale e il pianto del bambino, il giudizio del partner e i feedback altrui accendono un fuoco laddove già è presente la paglia. Il fuoco diventa talmente dilagante dentro di sé che si rischia di polverizzare ogni rimasuglio di autenticità e spontaneità.
Ogni parte del settimo episodio di Workin’ Moms mostra come sia possibile per una madre ritagliarsi uno spazio per sentirsi donna, anche fosse solo al lavoro, poiché prendere del tempo per sé può risvegliare dei sensi di colpa. L’ambiente lavorativo è un luogo dove, per quanto a volte sia presente un clima di inevitabile tensione emotiva, si ha la possibilità di intrattenere rapporti sociali, riflettere, pensare, prendersi la pausa per un caffè e magari fare anche quello che si ama. Tutto questo è possibile senza doversi prendere cura di qualcun altro.
La serie tv porta alla luce il senso di colpa materno e l’eterna lotta interiore delle donna tra il bisogno di un proprio spazio, che può coincidere o collidere con il lavoro, e il bisogno di trascorrere del tempo con i propri figli.
Il personaggio di Jenny esprime a parole la lotta interiore che alcune donne non riescono nemmeno a portare alla consapevolezza:
Mio marito sta con nostra figlia e io vado al lavoro dove mi ritrovo a pensare e a sentire che sto cercando qualcosa, ma non so neanche che cosa. Torno a casa dal lavoro e trovo mio marito che lega con mia figlia in modi che ho sempre immaginato di poter fare io…
Dentro alcune madri c’è il desiderio di poter conciliare il proprio essere donna con la possibilità di creare dei momenti di intimità e complicità con il proprio o i propri figli, che va al di là del pratico cambio di pannolino o dell’allattamento. La relazione tra due persone è come un fiore che riceve acqua dall’autenticità di ognuno dei componenti e dalla possibilità di viverla liberamente senza sensi di colpa, così è anche quella tra madre e figlio. Quindi, per quanto sia complesso, è importante che ogni donna dia maggior peso alla qualità del tempo e alla dimensionalità del proprio desiderio di essere presente nel momento che vive. La relazione con un figlio può godere di autentico e spontaneo benessere quando la madre può sentirsi libera dai sensi di colpa.