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L’importanza della precocità nell’impianto cocleare: evidenze dei benefici cognitivi e per lo sviluppo del linguaggio

Negli anni sono stati individuati diversi predittori di un miglior outcome linguistico tra cui l'età più precoce al momento dell'impianto cocleare

Di Giulia Bresciani

Pubblicato il 18 Gen. 2021

Gli impianti cocleari (IC) sono ora universalmente considerati come lo standard di cura per il trattamento medico di perdita dell’udito sensoriale e neurosensoriale da grave a profonda negli adulti e nei bambini (Pisoni et al., 2018).

Bresciani Giulia – OPEN SCHOOL Psicoterapia Cognitiva e Ricerca Mestre

 

Nell’articolo di Kronenberger e colleghi (2014) la perdita permanente dell’udito è una condizione comune della prima infanzia, con una prevalenza di circa 1,5 su 1000 nascite. La diagnosi precoce, l’intervento e il monitoraggio dei bambini con perdita dell’udito sono raccomandati per lo sviluppo di una comunicazione e un linguaggio ottimali ed inoltre per promuovere le capacità socio-emotive, cognitive e di sviluppo motorio.

L’impianto cocleare nell’infanzia comporta un miglioramento significativo delle competenze linguistiche parlate, in particolare quando l’impianto avviene precocemente (Kronenberger et al., 2020). In ogni caso, come riportato dagli autori, esiste ancora un’enorme variabilità nelle abilità di linguaggio parlato nei bambini che vengono sottoposti ad impianto cocleare.

Negli anni sono stati individuati diversi predittori di un miglior outcome linguistico (Geers, 2006; Ruffin et al., 2013; Kronenberger et al., 2020), tra cui: l’età più precoce al momento dell’impianto, migliori soglie di media dei toni puri (PTA) prima dell’impianto, minore durata della sordità, uso di strategie di comunicazione uditivo-orale, una famiglia di dimensioni più piccole, uno status socioeconomico familiare più elevato, una maggiore istruzione dei genitori e una maggiore sensibilità materna nell’interazione genitore-figlio. Gli studi riportano però, che bambini con impianto cocleare sono comunque a rischio per difficoltà di lettura e scrittura oltre che a difficoltà relative al linguaggio recettivo in ambienti ‘avversivi per l’ascolto’, come classi molto rumorose o ambienti rumorosi (Kronenberger et al., 2014)

Come riportato da Kronenberger e colleghi (2020) lo sviluppo di abilità neurocognitive che includono il linguaggio, la memoria, il ragionamento non verbale e il funzionamento esecutivo (EF) riflette la crescita di base dei sistemi cerebrali che dipendono dall’esperienza sensoriale, dall’attività neurale e dalla relativa stimolazione, nonché dalle esperienze di apprendimento all’interno dei sistemi familiari, educativi e clinici. Ed è per tale motivo che una deprivazione sensoriale, come quella uditiva, può incidere sullo sviluppo di tali abilità.

Le funzioni esecutive come l’inibizione, la memoria di lavoro, la flessibilità cognitiva, l’attenzione sono necessarie a valutare, monitorare, sviluppare e portare a termine piani ed obiettivi, e deficit in questi domini possono portare ad alcuni ritardi o disordini come il disturbo di attenzione ed iperattività.

Le funzioni esecutive si sviluppano molto precocemente e mostrano progressi molto rapidi, soprattutto durante l’età scolare ma, come accennato prima, sono diversi i fattori che influenzano la vita dei bambini, non solo con sordità, e che incidono anche sullo sviluppo di tali abilità, tra cui: la genetica, l’ambiente familiare, l’abilità di apprendimento sociale, l’educazione ed il linguaggio (Kronenberger et al., 2020). Il linguaggio determina lo sviluppo di abilità come l’attenzione, la memoria di lavoro e la pianificazione ma al contempo, queste determinano lo sviluppo del linguaggio. È per tale motivo che è necessario prestare attenzione e trovare le strategie più adatte a questi bambini, per permettere loro di poter acquisire tali abilità, necessarie per i processi di apprendimento ma anche per la conduzione della vita quotidiana. Studi come quello condotto da Niparko e colleghi (2010) dimostrano che bambini che vengono impiantati precocemente hanno miglioramenti maggiori nelle abilità di linguaggio dall’età scolare fino all’adolescenza. Lo studio di Kronenberger e colleghi (2020) ha indagato la traiettoria di sviluppo del linguaggio e delle funzioni esecutive confrontando gruppi di bambini di età pre-scolare con impianto cocleare e a normosviluppo. Gli autori hanno dimostrato che i bambini con impianto cocleare ottenevano punteggi inferiori ai test di vocabolario e linguaggio globale a tutti gli step di valutazione, ma mostravano un miglioramento statisticamente significativo, a differenza del gruppo di controllo. I bambini con impianto cocleare risultavano in media nei due test all’età di sette anni.

Oltre ai fattori predittivi identificati in precedenza, studi recenti, come citato da Park e colleghi (2015), hanno enfatizzato il ruolo della funzione cognitiva dei soggetti sul risultato dell’impianto cocleare. Per tale motivo, gli autori hanno indagato la correlazione tra il QI di performance e l’outcome postoperatorio in bambini che si sono sottoposti ad intervento chirurgico per impianto cocleare. I loro risultati hanno evidenziato che l’esito postoperatorio dell’impianto cocleare è legato alle funzioni cognitive, in particolare al QI di performance piuttosto che al QI verbale. Inoltre, il ‘completamento di immagini’ (al bambino vengono presentare una serie di immagini con una parte mancante; viene chiesto di identificare la parte mancante indicando e/o nominando) e il ‘ri-ordinamento di immagini’ (al bambino vengono presentare una serie di immagini in ordine errato; viene chiesto di mettere nell’ordine corretto per raccontare una storia di senso compiuto), che riflettono la cognizione sociale, risultano associati al risultato post-impianto cocleare. Ciò implica che non solo l’intelligenza ma anche l’adattamento sociale contribuisce alla riabilitazione uditiva dopo l’impianto cocleare.

Gli autori riportano che il QI verbale riflette un’intelligenza o una conoscenza cristallizzata che proviene dall’apprendimento precedente e dalle esperienze passate. Nello specifico, le situazioni che richiedono un’intelligenza cristallizzata includono la comprensione e le prove di vocabolario. Man mano che invecchiamo e accumuliamo nuova conoscenza e comprensione, l’intelligenza cristallizzata diventa più forte. I bambini sordi non attraversano queste fasi a causa della privazione uditiva precedente all’impianto cocleare e, di conseguenza, il loro QI verbale risulta più basso. Al contrario, il QI di performance riflette l’intelligenza fluida, ovvero la capacità di percepire relazioni indipendenti da precedenti esperienze specifiche o istruzioni. Pertanto, il QI di performance dei soggetti con impianto cocleare risultava paragonabile a quello dei loro coetanei con udito normale.

Gli autori hanno inoltre scoperto che la cognizione sociale, misurata con i subtest ‘completamento di immagini’ e ‘ri-ordinamento di immagini’, appare minore nei bambini con impianto cocleare. Inoltre, hanno osservato che le abilità di coordinamento visuo-motorio appaiono relativamente buone, utilizzando i subtest ‘disegno con i cubi’ (consiste in una serie di motivi geometrici stampati; viene chiesto al bambino di riprodurli utilizzando blocchi rossi e bianchi) e ‘ricostruzione di oggetti’ (consiste in una serie di pezzi di oggetti comuni; viene chiesto al bambino di assemblarli per formare l’oggetto) nei soggetti con impianto cocleare, coerentemente con quanto riportato dalla letteratura. Ciò è stato attribuito alla plasticità cerebrale ovvero la capacità di integrazione visuo-motoria migliora secondariamente alla privazione uditiva. In particolare, il punteggio medio al subtest ‘cifrario’ (consiste in una serie di forme semplici, ciascuna abbinata ad un codice; viene chiesto al bambino di disegnare la forma nel codice corrispondente) è risultato basso, anche se riflette la capacità di coordinazione visuo-motoria. Ciò può essere spiegato dal fatto che il ‘cifrario’ è l’unico subtest del QI di perfomance che utilizza lettere, numeri e simboli.

Gli autori, riprendendo quanto affermato da Ostrom nel 1984, affermano che la cognizione sociale si concentra su come le persone elaborano, memorizzano e applicano le informazioni sulle altre persone e sulle situazioni sociali. Si concentra sul ruolo giocato dai processi cognitivi nelle nostre interazioni sociali. La competenza sociale è strettamente correlata alla cognizione sociale. Sulla base dei loro risultati, gli autori si allineano a studi precedenti che hanno riportato una forte correlazione positiva tra abilità linguistiche e competenza sociale.

Conclusioni

In conclusione, sono molteplici i fattori coinvolti e che vanno considerati per i bambini con impianto cocleare. Kronenberger e colleghi (2014) identificano i seguenti cambiamenti a seguito dell’impianto cocleare avvenuto precocemente e seguente ad un percorso di abilitazione: maggiore consapevolezza da parte dei genitori, educatori e operatori sanitari; è necessario lo sviluppo e l’uso di strumenti e protocolli di valutazione delle funzioni esecutive validi, poco costosi e facilmente e rapidamente amministrati da educatori e terapisti; è necessario lo sviluppo di interventi mirati che possono essere utilizzati durante il processo di abilitazione per migliorare le competenze nelle funzioni esecutive. Ad oggi, la riabilitazione post impianto cocleare si concentra sulle abilità di linguaggio e di comunicazione, ma i risultati degli studi presentati sottolineano l’importanza di un trattamento abilitativo e/o riabilitativo che riguardi le funzioni esecutive, essendo linguaggio e funzioni esecutive strettamente correlati. Inoltre, come riportato da Park e colleghi (2015) i risultati post-operatori dell’impianto cocleare sono associati alla riabilitazione sociale, ed è importante quindi che venga fatta insieme agli altri interventi di riabilitazione/abilitazione programmati.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Geers, A. E. (2006). Factors influencing spoken language outcomes in children following early cochlear implantation. In Cochlear and brainstem implants (Vol. 64, pp. 50-65). Karger Publishers.
  • Kronenberger, W. G., Xu, H., & Pisoni, D. B. (2020). Longitudinal Development of Executive Functioning and Spoken Language Skills in Preschool-Aged Children With Cochlear Implants. Journal of Speech, Language, and Hearing Research, 63(4), 1128-1147.
  • Kronenberger, W. G., Beer, J., Castellanos, I., Pisoni, D. B., & Miyamoto, R. T. (2014). Neurocognitive risk in children with cochlear implants. JAMA Otolaryngology–Head & Neck Surgery, 140(7), 608-615.
  • Niparko, J. K., Tobey, E. A., Thal, D. J., Eisenberg, L. S., Wang, N. Y., Quittner, A. L., ... & CDaCI Investigative Team. (2010). Spoken language development in children following cochlear implantation. Jama, 303(15), 1498-1506.
  • Ostrom, T. M. (1984). The sovereignty of social cognition.
  • Park, M., Song, J. J., Oh, S. J., Shin, M. S., Lee, J. H., & Oh, S. H. (2015). The relation between nonverbal IQ and postoperative CI outcomes in cochlear implant users: preliminary result. BioMed research international, 2015.
  • Pisoni, D. B., Kronenberger, W. G., Harris, M. S., & Moberly, A. C. (2017). Three challenges for future research on cochlear implants. World journal of otorhinolaryngology-head and neck surgery, 3(4), 240-254.
  • Ruffin, C. V., Kronenberger, W. G., Colson, B. G., Henning, S. C., & Pisoni, D. B. (2013). Long-term speech and language outcomes in prelingually deaf children, adolescents and young adults who received cochlear implants in childhood. Audiology and Neurotology, 18(5), 289-296.
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