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Earworm: quella melodia che si ripete nella testa

Earworm indica l'esperienza di una musica che rimane in testa e scorre ripetutamente, talvolta con la sensazione di essere 'intrappolati' nella canzone

Di Eleonora Galletti

Pubblicato il 14 Gen. 2021

Vi è mai capitato di sentire nella testa la stessa melodia ascoltata in radio o in tv che continua a ripetersi più e più volte? Il termine earworm (ita. tarlo nell’orecchio) si riferisce proprio alle musiche orecchiabili che scorrono ripetutamente nella mente di una persona (Reuman, Buchholz & Abramowitz, 2020).

 

Tali esperienze sono state documentate per oltre un secolo (Ebbinghaus, 1885; Kraepelin, 1915), e sono state definite anche come ‘ripetizione di immagini musicali’, ‘musica appiccicosa’, ‘sindrome della canzone bloccata’ o fenomeno delle Immagini Musicali Intrusive (Intrusive Musical Imagery, IMI), (Levitin, 2006; Sacks, 2007). Nel 2007, il medico e scrittore britannico Oliver Sacks notò che gli earworms possono durare per ore o giorni prima di dissolversi. Sacks ha sottolineato che i tarli dell’orecchio possono presentare parole (p. es., una pubblicità) oppure no (p. es., la Quinta sinfonia di Beethoven), e che le persone che lo sperimentano possono sentirsi ‘intrappolate’ nella canzone al punto che questa potrebbe perdere il suo significato, nonché interferire con attività quotidiane e sonno (Sacks, 2007).

Per quanto riguarda la prevalenza, i sondaggi indicano che più dell’85% delle persone sperimenta l’IMI almeno settimanalmente (Bailes, 2007; Liikkanen, 2012). La frequenza di questa esperienza è positivamente associata alla quantità di coinvolgimento musicale (p. es. regolarità dell’ascolto di musica) e all’importanza percepita della musica (Beaman & Williams, 2010; Liikkanen, 2012). Sacks ha paragonato il ‘processo coercitivo’ patologico a un tic, e ha tracciato parallelismi con autismo, sindrome di Tourette e disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), osservando che gli individui coinvolti nell’IMI possono essere agganciati da suoni automatici e ripetitivi che li portano a ripetere involontariamente le melodie nella mente. Sacks ha ipotizzato che l’earworm sia un fenomeno moderno, poiché le nuove tecnologie, come lettori musicali portatili e cuffie, hanno reso la musica prontamente disponibile, e ciò è confermato dagli studi di Beaman e Williams (Sacks, 2007; Beaman & Williams, 2010).

La letteratura empirica sugli earworms è scarsa; tuttavia, alcuni ricercatori hanno concettualizzato il fenomeno come un’intrusione indesiderata che rientra nel contesto del disturbo ossessivo-compulsivo.

Ad oggi, il modello cognitivo-comportamentale è l’approccio concettuale più supportato empiricamente per comprendere il DOC (Salkovskis, 1999). Secondo questa prospettiva, le ossessioni derivano da cognizioni disfunzionali e disadattive che si ritiene conducano a interpretazioni errate di pensieri intrusivi ricorrenti come altamente preoccupanti (ad esempio, ‘Durerà per sempre’, ‘Non riesco a farcela con questa canzone nella mia testa’). Tre dei domini delle convinzioni ossessive includono:

  • la tendenza a sovrastimare la minaccia e la responsabilità;
  • la tendenza a credere che i propri pensieri siano significativi e necessitino di essere controllati;
  • il bisogno di certezza e perfezione (Reuman, 2020).

Si ritiene che questi tipi di credenze siano alla base della preoccupazione ossessiva che porta ad eseguire comportamenti per distrarsi o bloccare i pensieri intrusivi e altri fenomeni come l’earworm. In questa circostanza, quando si presta una maggiore attenzione al tarlo dell’orecchio aumenta la propria preoccupazione. Lo studio di Reuman e collaboratori ha esaminato il ruolo dei pensieri ossessivi nell’earworm, ipotizzando che la tendenza a controllare i pensieri intrusivi, il bisogno di perfezionismo, e l’errata interpretazione di queste credenze sarebbero fortemente associati all’esperienza dell’earworm (Reuman, 2020).

Reuman e colleghi hanno pertanto selezionato 240 partecipanti i quali hanno completato un sondaggio online sull’esperienza delle ossessioni musicali e dei relativi costrutti teorici di interesse (Reuman, 2020). Coerentemente con le ricerche precedenti, quasi tutti i partecipanti hanno riferito di aver sperimentato un earworm nell’ultimo mese, e più di un quinto dei partecipanti ha riferito di aver sperimentato questo fenomeno più di una volta al giorno. L’angoscia e le interferenze associate all’earworm erano in media da lievi a moderate e, sebbene la durata di questa esperienza fosse in media di 10-30 minuti, diversi partecipanti hanno riferito una durata di più di 3 ore. La maggior parte dei partecipanti al presente studio ha riportato tentativi di controllare il proprio earworm. Coerentemente con i risultati di Beaman e Williams, le tecniche di distrazione, come parlare con un amico o ascoltare un’altra canzone, erano gli interventi più comuni per porre fine alla ‘canzone bloccata’. Le evidenze ottenute hanno rivelato che l’evitamento esperienziale (p.es. ‘Voglio smettere di pensare a questa melodia’) è un predittore dell’angoscia e dell’interferenza con le attività quotidiane (Reuman, 2020). I risultati suggeriscono quindi che l’angoscia e l’interferenza con la quotidianità dovute agli earworms possono essere correlati ai tentativi di sopprimerli.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • American Psychiatric Association (APA) (2013), DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, tr. it. Raffaello Cortina, Milano, 2014.
  • Bailes, F. A. (2007). The prevalence and nature of imagined music in the everyday lives of music students. Psychology of Music, 35, 555–570.
  • Beaman, C. P., & Williams, T. I. (2010). Earworms (“stuck song syn- drome”): Towards a natural history of intrusive thoughts. British Journal of Psychology, 101, 637–653.
  • Ebbinghaus, H. (1885). Über das Gedächtnis: Untersuchungen zur experimentellen Psychologie [On memory: Studies in experimental psychology]. Leipzig, Germany: von Duncker & Humblot.
  • Kraepelin, E. (1915). Psychiatrie: Ein Lehrbuch für Studierende und Ärzte [Psychiatry: A textbook for students and doctors]. Leipzig, Germany: Verlag Von Johann Ambrosius Barth.
  • Levitin, D. (2006). This is your brain on music: Understanding a human obsession. London, UK: Atlantic.
  • Liikkanen, L. A. (2012). Musical activities predispose to involuntary musical imagery. Psychology of Music, 40, 236–256.
  • Reuman, L., Buchholz, J., & Abramowitz, J. (2020). Stuck in my head: Musical obsessions and experiential avoidance. Bulletin of the Menninger Clinic, 84(Supplement A), 48–62. https://doi.org/10.1521/bumc.2020.84.suppA.48
  • Sacks, O. (2007). Musicophilia: Tales of music and the brain. New York, NY: Random House.
  • Salkovskis, P. M. (1999). Understanding and treating obsessive-compulsive disorder. Behaviour Research and Therapy, 37, S29–S52.
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