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Trauma e Psicopatologia. Prospettive teoriche e cliniche a confronto – Report dal congresso online

Dal confronto tra i diversi professionisti si delinea il tema del trauma come evento emotivamente intollerabile tale da determinare una frattura del sé

Di Annalisa Bertuzzi

Pubblicato il 18 Dic. 2020

Lo scorso 28 novembre la Erickson ha organizzato una giornata di studio, in modalità telematica, nella quale esperti del settore hanno proposto prospettive di riflessione rispetto alle strategie e alle modalità di intervento più efficaci in ambito psicoterapeutico nel trattamento della psicopatologia e del trauma.

 

La giornata organizzata da Erickson è stata un’occasione di confronto tra i fautori di un approccio terapeutico basato sui modelli cognitivo-comportamentali e gli studiosi che propongono una prospettiva clinica fondata sull’elaborazione dei traumi; le relazioni che si sono avvicendate hanno, di conseguenza, messo a fuoco i temi della psicopatologia e del trauma nell’ottica di queste due prospettive.

Dopo una breve fase introduttiva, i lavori della sessione mattutina sono iniziati con l’intervento della dott.ssa Sandra Sassaroli che ha sottolineato come sia importante, nella teorizzazione di interventi mirati al trattamento della psicopatologia, non cadere in un approccio ‘pantraumatico’ incline a leggere come conseguenza di un trauma psichico anche forme di malessere psichico che possono essere caratterizzate da un’eziologia di natura differente.

La relazione successiva, tenuta dalla dott.ssa Isabel Fernadez, si è concentrata sul ruolo che il trauma può avere nella genesi dei disturbi mentali, illustrando le modalità di intervento offerte, in tal senso, dall’EMDR, tecnica che permette di intervenire non solo sui significati disfunzionali, ma anche sul bagaglio emozionale e sul vissuto corporeo esperito dal paziente.

L’intervento a seguire del dott. Francesco Mancini ha riportato il focus in ambito cognitivo-comportamentale focalizzandosi, nello specifico, sul ruolo esercitato nella genesi e nel mantenimento di condotte ossessivo-compulsive dagli eventi relazionali avversi (situazioni in cui la persona avverte che determinati propri pensieri, emozioni e comportamenti non possono essere riconosciuti ed esplicitati perché, se ciò avvenisse, la tenuta di relazioni importanti per il soggetto potrebbe essere messa a rischio).

La relazione del dott. Giovanni Tagliavini si è concentrata, invece, sulle fratture del sé determinate da esperienze di natura notevolmente traumatica; si tratta di esperienze che generano ‘parti fantasmatiche’ del sé, che rimangono legate ad un vissuto doloroso e difficile da elaborare, mentre il resto del sé tenta di ricomporsi per far fronte al quotidiano e al presente del soggetto. La psicotraumatologia, quindi, è il campo di studio non degli eventi avversi ma di quelli impossibili da sopportare.

L’ultima relazione della mattinata, tenuta dalla dott.ssa Antonella Montano, illustra un oggetto di studio, ricerca ed intervento molto specifico: le conseguenze di esperienze relazionali infantili avverse osservate nell’ambito della popolazione LGBT.

Dopo gli interventi della sessione mattutina i lavori riprendono con una sessione pomeridiana di confronto, moderata dal dott. Gabriele Melli, in cui i relatori intervenuti, ai quali si unisce il dott. Antonio Onofri, hanno modo di confrontarsi e di rispondere alle domande poste dai partecipanti.

Nell’ambito della discussione che segue si delinea nuovamente il tema del trauma, inteso come evento emotivamente intollerabile e di difficile elaborazione, tale da determinare una frattura del sé, cui fa da contraltare il concetto di esperienza avversa, che rappresenta un vissuto emotivamente doloroso per il soggetto, ma non tale da determinare una frattura del sé.

Emerge, dalle domande e dalle riflessioni dei partecipanti, la difficoltà di operare una distinzione netta tra queste due concettualizzazioni, dato che ciò che è intollerabile per un soggetto può non esserlo per un individuo differente in virtù dello stile di vita, della presenza di eventuali fattori protettivi o della presenza di ulteriori specifiche.

In ultima analisi si tratta di un oggetto di studio di grande complessità che si presta ad essere interpretato alla luce di concettualizzazioni differenti, che sono a fondamento di distinte tecniche di intervento e trattamento.

Occasioni come quella offerta da questa giornata di studio si pongono proprio nell’ottica dichiarata di ‘favorire un’occasione di confronto aperto e arricchente, sia sul piano personale che professionale, volto a promuovere l’utilizzo di strategie e strumenti clinici integrati che massimizzino l’efficacia nella cura dei pazienti’ per arrivare ad un’integrazione sul campo nell’ambito dei trattamenti psicoterapeutici.

 

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Annalisa Bertuzzi
Annalisa Bertuzzi

PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA AD INDIRIZZO UMANISTICO - INTEGRATO

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