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Dormire bene aiuta ad allontanare i brutti pensieri

Un recente studio ha osservato la capacità dei partecipanti di sopprimere con più o meno difficoltà i pensieri negativi in base alla qualità del sonno

Di Giulia Antonuccio

Pubblicato il 09 Dic. 2020

Un nuovo studio sul sonno dimostra come dormire poco ci renda più vulnerabili all’azione intrusiva di pensieri e ricordi spiacevoli, soprattutto se soffriamo di specifici disturbi.

 

Da anni, gli scienziati si interrogano sull’impatto che il sonno ha sul nostro benessere psicofisico.

È ormai chiaro che il sonno svolga un ruolo fondamentale nel consolidamento della memoria, nella regolazione dell’umore e fa sì che le nostre funzioni cognitive siano al massimo della loro potenzialità (Wild et al., 2018).

Un recente studio ha fatto luce su un ulteriore aspetto benefico del riposo notturno, ovvero la sua correlazione con la nostra capacità di sopprimere i pensieri indesiderati.

Tutti abbiamo provato, almeno una volta nella vita, la presenza di ricordi o pensieri spiacevoli con carattere intrusivo, ossia immagini mentali che fanno capolino e che più cerchiamo di scacciare, più si ripresentano.

In alcune condizioni psichiatriche, come il PTSD (disturbo da stress post-traumatico) e la depressione, questi pensieri si presentano spesso in maniera più insistente che nelle altre persone, con una maggiore difficoltà da parte dell’individuo di limitarne la durata e la frequenza.

Tanto negli individui affetti da tali disturbi psicologici, quanto nella popolazione generale, l’abilità di tenere sotto controllo i pensieri intrusivi è correlata al mantenimento del benessere psicologico (Gagnepain et al., 2017) e alla regolazione dell’umore (Payne et al., 2019).

Partendo da questo presupposto, i ricercatori si sono chiesti se suddetta abilità possa essere una delle numerose funzioni influenzate dal sonno. E così sembra.

I 60 partecipanti a questo studio pubblicato su Clinical Psychological Science (Harrington et al., 2020) sono stati divisi in due gruppi: il primo è stato sottoposto a deprivazione di sonno per una notte e all’altro è stato concesso di dormire normalmente.

È stato osservato che il gruppo che non aveva dormito riusciva a sopprimere con più difficoltà i pensieri negativi rispetto al gruppo di controllo: la capacità di controllare ricordi e pensieri indesiderati si riduceva di circa il 50%.

Il meccanismo fisiopatologico alla base di questo deficit di controllo dopo una notte insonne non è ancora chiaro. Gli autori suggeriscono due possibili spiegazioni:

  • la corteccia prefrontale dorso laterale, che ha una funzione inibitoria sul recupero dei ricordi, è particolarmente sensibile alla deprivazione di sonno (Mazur et al., 2002).
  • il deficit di sonno diminuisce le abilità dell’area prefrontale di svolgere compiti legati all’attenzione e alla memoria di lavoro (Frenda & Fenn, 2016).

Indipendentemente dalle aree cerebrali coinvolte, questa ricerca può avere un grosso impatto in tutti i disturbi nei quali ricordi intrusivi spiacevoli e pensieri con carattere di rimuginazione sono particolarmente presenti. Fino al 90% dei soggetti con PTSD e depressione mostra, inoltre, disturbi del sonno (Maker et al., 2006; Riemann et al., 2001).

Alla luce di ciò, risulta probabile che si instauri un circolo vizioso per il quale le persone che non riescono a tenere a freno i pensieri che causano sofferenza mostrano più problemi a dormire (Talamini et al., 2013) e, viceversa, la carenza di sonno peggiora la capacità di tenere a freno tali pensieri.

I risultati di questo studio suggeriscono quindi che la durata e la qualità del sonno migliorano il benessere psicofisico anche rendendoci maggiormente in grado di prendere le distanze dai pensieri negativi. Ciò è particolarmente vero per quelle condizioni psichiatriche in cui i sintomi intrusivi svolgono un ruolo centrale: dormire bene, trattando eventuali disturbi del sonno, risulta quindi fondamentale.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Frenda, S. J., & Fenn, K. M. (2016). Sleep Less, Think Worse: The Effect of Sleep Deprivation on Working Memory. Journal of Applied Research in Memory and Cognition, 5(4), 463–469. https://doi.org/https://doi.org/10.1016/j.jarmac.2016.10.001
  • Gagnepain, P., Hulbert, J., & Anderson, M. C. (2017). Parallel Regulation of Memory and Emotion Supports the Suppression of Intrusive Memories. The Journal of Neuroscience, 37(27), 6423 LP – 6441. https://doi.org/10.1523/JNEUROSCI.2732-16.2017
  • Harrington, M. O., Ashton, J. E., Sankarasubramanian, S., Anderson, M. C., & Cairney, S. A. (2020). Losing Control: Sleep Deprivation Impairs the Suppression of Unwanted Thoughts. Clinical Psychological Science, 2167702620951511. https://doi.org/10.1177/2167702620951511
  • Maker, M. J., Rego, S. A., & Asnis, G. M. (2006). Sleep Disturbances in Patients with Post-Traumatic Stress Disorder. CNS Drugs, 20(7), 567–590. https://doi.org/10.2165/00023210-200620070-00003
  • Mazur, A., Pace-Schott, E. F., Hobson, J. A. (2002). The prefrontal cortex in sleep. Trends in Cognitive Sciences, 6, 475–481. https://doi.org/10.1016/S1364-6613(02)01992-7
  • Payne, A., Kralj, A., Young, J., & Meiser-Stedman, R. (2019). The prevalence of intrusive memories in adult depression: A meta-analysis. Journal of Affective Disorders, 253, 193–202. https://doi.org/https://doi.org/10.1016/j.jad.2019.04.055
  • Riemann, D., Berger, M., & Voderholzer, U. (2001). Sleep and depression — results from psychobiological studies: an overview. Biological Psychology, 57(1), 67–103. https://doi.org/https://doi.org/10.1016/S0301-0511(01)00090-4
  • Talamini, L. M., Bringmann, L. F., de Boer, M., & Hofman, W. F. (2013). Sleeping Worries Away or Worrying Away Sleep? Physiological Evidence on Sleep-Emotion Interactions. PLOS ONE, 8(5), e62480. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0062480
  • Wild, C. J., Nichols, E. S., Battista, M. E., Stojanoski, B., & Owen, A. M. (2018). Dissociable effects of self-reported daily sleep duration on high-level cognitive abilities. Sleep, 41(12). https://doi.org/10.1093/sleep/zsy182
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