Alcuni autori hanno ipotizzato che, con la diffusione del Covid-19 e la conseguente chiusura dei campus universitari, i sintomi depressivi e ansiosi sarebbero stati associati ad aumento del consumo di alcol da parte degli studenti.
A seguito della diffusione del virus SARS-CoV-2, in America numerosi Stati hanno imposto la chiusura di attività commerciali e, al contempo, di numerosi campus universitari. Ai giovani è stato dunque richiesto di restare a casa e di astenersi da ogni tipo di attività ludica.
È ormai noto come l’isolamento sociale determini un considerevole aumento dello stress (Holmes et al., 2014), così come è altrettanto noto che elevati livelli di stress possano determinare un aumento del consumo di alcol (Clay & Parker, 2020; Walsh et al., 2014).
Il disagio psicologico tende ad espletarsi attraverso manifestazioni ansiose e/o depressive e la letteratura dimostra come la relazione tra sintomi depressivi e consumo problematico di alcol sia spesso di natura bidirezionale: sintomi depressivi elevati, difatti, predicono una maggior probabilità di sviluppare un disturbo correlato all’alcol e, viceversa, l’assunzione patologica di alcol predice la manifestazione di sintomatologie depressive (Brière, Rohde, Seeley, Klein & Lewinsohn, 2014). Al contempo, le persone che mostrano problematiche legate al consumo di questa sostanza mostrano una probabilità elevata di sviluppare un Disturbo d’ansia generalizzata (Burns & Teesson, 2002).
Secondo la letteratura, ciò avviene perché gli individui che sperimentano un disagio a livello psicologico, al fine di attenuare e fronteggiare la propria sintomatologia, tendono ad assumere una quantità considerevole di sostanze alcoliche (Bolton, Cox, Clara & Sareen, 2006).
La variabile chiave che si è dimostrata efficace nel proteggere ed arginare questa tendenza è il supporto sociale (Chao, 2011; Aldridge-Gerry et al., 2011), elemento di cui all’oggi siamo stati in parte privati.
È sulla base di queste considerazioni, che alcuni autori hanno ipotizzato che, con la diffusione della pandemia e la conseguente chiusura dei campus universitari, i sintomi depressivi e ansiosi sarebbero stati associati ad aumento del consumo di alcol da parte degli studenti. I ricercatori, inoltre, hanno ipotizzato che bassi livelli di supporto sociale sarebbero stati associati ad un aumento dell’assunzione di alcol, mentre, un maggior supporto avrebbe moderato la relazione tra disagio psicologico e aumento del consumo, cosicché coloro i quali avessero avuto maggior sostegno, non avrebbero fronteggiato le difficoltà percepite abusando della sostanza. Gli autori hanno esaminato queste ipotesi in termini di frequenza del consumo.
Allo studio hanno preso parte 1958 studenti di una grande università pubblica nel nord-est dell’Ohio, che aveva approvato l’uso di alcol nei 30 giorni antecedenti allo studio. L’età media dei partecipanti era di 24 anni.
Rispetto agli strumenti utilizzati, al fine di documentare l’uso di alcol nelle settimane precedenti e in quelle successive alla chiusura del campus, ai partecipanti è stato chiesto di compilare la Timeline Follow-Back Interview (TLFB; Sobell, Brown, Leo & Sobell, 1996), mentre, per valutare la sintomatologia depressiva ed ansiosa manifestata nelle settimane precedenti allo studio, sono state utilizzate, rispettivamente, la Patient Health Questionnaire-9 (PHQ-9; Kroenke, Spitzer & Williams, 2001) e sei item estratti dal Generalized Anxiety Disorder-7 Item Scale (Gad-7; Spitzer, Kroenke, Williams & Lowe, 2006). Infine, con l’obiettivo di stimare il supporto sociale percepito dagli studenti, è stata impiegata la Multidimensional Scale of Perceived Social Support (MSPSS; Zimet, Dahlem, Zimet & Farley, 1988).
Coerentemente con quanto ipotizzato, a seguito della chiusura dell’università, si è assistito ad un aumento del consumo di alcol da parte degli studenti. Nello specifico, gli universitari che hanno manifestato livelli più elevati di depressione ed ansia, hanno al contempo riportato un aumento del consumo di alcol, rispetto agli studenti che avevano sperimentato un minor disagio psicologico.
Il sostegno sociale percepito era associato ad un consumo inferiore di sostanze alcoliche. Di contro, con il passare del tempo, il sostegno sociale non ha moderato gli effetti del disagio psicologico sull’aumento del consumo di alcol.
Si è evinto, inoltre, che tra gli universitari non solo si è assistito ad un aumento delle bevande alcoliche consumate, ma anche ad un incremento delle occasioni in cui consumarle.
Nonostante i limiti dello studio, i risultati appena esposti dovrebbero fungere da campanello d’allarme per le università, affinché si possa prevenire l’abuso di alcol tra i giovani. A tal proposito, i programmi di assistenza psicologica a distanza potrebbero rappresentare un valido supporto. Con l’avanzare della pandemia, sarebbe necessario che ulteriori studi monitorino il consumo di alcol o di sostanze da parte dei singoli, in quanto, come precedentemente esposto, esso rappresenta la scorciatoia d’elezione per fronteggiare la sofferenza e l’isolamento sociale.