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Acquisto compulsivo in tempi di covid-19

Un recente studio ha esaminato l’impatto di supporto sociale, fiducia nella politica e paura del Covid-19 sul lavoro da casa e sull’acquisto compulsivo

Di Catia Lo Russo

Pubblicato il 02 Dic. 2020

Un recente studio ha esaminato l’impatto della presenza di una rete sociale, della fiducia nella politica e della paura del Covid-19 sul lavoro da casa e sull’acquisto compulsivo tra i principali gruppi sociodemografici nel Regno Unito.

 

Il coronavirus (COVID-19) è una malattia infettiva causata dal virus SARS-COV-2. Sin dalle sue prime osservazioni cliniche in Cina nel dicembre 2019, esso è stato designato come pandemia globale: l’Italia, il Regno Unito e tanti altri Paesi hanno adottato misure drastiche, come il blocco a livello nazionale e una politica di allontanamento sociale, che include l’autoisolamento e il lavoro da casa, ove possibile. La popolazione è ovviamente diversificata e le persone provenienti da gruppi di età e background socio-economici diversi e con diversi livelli di salute mentale hanno reagito in modo diverso alla pandemia (Jaspal et al., 2020). In questo senso, le variabili psicologiche, come ad esempio la fiducia nella politica e nell’autorità, la paura del COVID-19, la rete sociale e il supporto percepito da parte di essa, sono stati fondamentali. Inoltre, le risposte psicologiche e comportamentali alla pandemia, come l’acquisto compulsivo, che è stato osservato sin dall’inizio, hanno avuto implicazioni significative sia per la gestione della malattia che per il benessere della popolazione (Kellett & Bolton, 2009).

Un recente studio, condotto da Jaspal e colleghi (2020), ha esaminato le differenze tra i principali gruppi sociodemografici e l’impatto della forza della rete sociale, della fiducia politica e della paura del COVID-19 sul lavoro da casa (comportamento chiave di allontanamento sociale) e sull’acquisto compulsivo, in un campione di 411 adulti residenti nel Regno Unito.

In questo contesto, fidarsi meno delle istituzioni politiche, e della loro capacità di guidarci nell’affrontare la crisi sanitaria, può generare ansia e panico in relazione al pericolo (Hier, 2003). La fiducia nella politica è un costrutto psicologico che determina il modo in cui gli individui pensano alle linee guida emanate relative alla pandemia. La paura è una reazione emotiva e fisiologica comune di fronte a grandi sfide sociali, ma può essere psicologicamente angosciante (Shultz et al., 2016) e acuta tra le persone con problemi di salute mentale cronica, o con tendenze a diffidare dagli altri, governo incluso (Lindström & Mohseni, 2009). Essa può spingere le persone ad adottare comportamenti preventivi utili all’eventuale gestione delle infezioni (Witte & Allen, 2000), ma, in livelli molto elevati, può portare a inerzia e a comportamenti di rischio, fra cui l’acquisto compulsivo (Witte & Allen, 2000). Questa emozione negativa può influenzare la risposta pubblica all’emergenza sanitaria.

Per quanto concerne la politica di distanziamento sociale, essa è fondamentale per ridurre la propagazione del virus, di conseguenza le persone sono state incaricate di adottare la modalità smart-working. E’ chiaro che ciò assume un significato completamente diverso dal costrutto psicologico di isolamento sociale, per cui le persone riducono i contatti interpersonali di qualsiasi tipologia, con gravi ripercussioni sul proprio funzionamento (Courtin & Knapp, 2017). Tuttavia, vi sono gruppi più vulnerabili meno in grado di lavorare da casa, come ad esempio gli anziani. L’allontanamento sociale può esacerbare l’isolamento sociale e, a sua volta, alimentare sentimenti di solitudine (Gierveld, 1998), oltre che comportamenti dannosi, quali l’acquisto compulsivo. Al contrario, una solida rete sociale, anche se virtuale, può fornire la motivazione e il sostegno necessari per avere esiti più favorevoli al benessere psicologico.

Infine, per acquisto compulsivo s’intende una propensione cognitiva e comportamentale disadattiva ed estrema verso un’attività di acquisto incontrollato, che spesso si verifica in risposta a sfide sociali minacciose (Kellett & Bolton, 2009). E’ chiaro che le crisi sanitarie, le epidemie e le pandemie possono costituire un fattore scatenante, fenomeno confermato dallo studio di Hall (2020) sulla popolazione del Regno Unito in relazione al COVID-19. Esso può essere particolarmente acuto nei soggetti con problemi di salute mentale preesistenti che lo utilizzano come strategia di coping (Gallagher et al., 2017), con conseguenze importanti sia nella sfera psicologica, tra cui senso di colpa, rimorso e ansia, che economica e finanziaria (Kellett & Bolton, 2009). Questi individui sono anche più propensi ad agire nella segretezza, alimentando i sentimenti di isolamento (Weinstein et al., 2016). L’acquisto compulsivo non sembra essere molto diffuso nella popolazione generale (Black, 2007), ma sembra aumentare in situazioni di incertezza. In risposta a COVID-19, le persone hanno preso di mira in particolare le confezioni di salviette antibatteriche e di rotoli di carta igienica e le bottiglie di disinfettanti per le mani (Hall, 2020). Esso è importante nel contesto di COVID-19 perché può aumentare non solo la paura e l’ansia, ma anche il rischio di ulteriori infezioni, visti i frequenti viaggi nei supermercati e, quindi, il contatto con altre persone in spazi relativamente piccoli.

La presente ricerca si è proposta di esplorare 4 ipotesi: (1) se esiste una relazione tra psicopatologie e fiducia nella politica, paura di COVID-19, e acquisti compulsivi; (2) se esiste una relazione tra sintomi COVID-19, isolamento sociale e acquisti compulsivi; e infine (3) se esiste una relazione tra l’età, il disturbo mentale diagnosticato, la sintomatologia COVID-19 e la forza della rete sociale, e smart-working e acquisto compulsivo, e se queste relazioni sono mediate dalla fiducia politica, dalla paura del COVID-19 e dalla durata dell’autoisolamento.

I partecipanti hanno risposto ad una serie di domande demografiche, tra cui se gli era stato diagnosticato o meno un disturbo mentale e, in caso di risposta affermativa, gli veniva chiesto di indicare il tipo di disturbo e erano in cura o meno. Successivamente, hanno completato il Trust in Politicians and the Trust in the Political System scales (Mutz & Reeves, 2005), composto da 12 item del tipo “I politici hanno generalmente buone intenzioni”. Inoltre, i soggetti hanno indicato se sono stati in isolamento a causa del Covid-19 e, se sì, per quanto tempo (da 1= meno di una settimana, a 6= più di 4 settimane); se hanno lavorato da casa e, se sì, per quanto tempo; hanno completato la Lubben Social Network Scale (Lubben et al., 2006), composta da 6 item che valutano l’isolamento sociale, del tipo “Quante volte vedi o senti amici/famiglia nel corso di un mese?” (con risposte su scala Likert da 0 a 5); se mostravano o meno la sintomatologia covid e se pensavano o meno di aver contratto la malattia. I soggetti hanno inoltre indicato la frequenza con cui pensano e parlano del COVID-19 in un giorno (da 1= per niente, a 4= più di 5 volte); hanno completato la Fear of COVID-19 Scale (Ahorsu et al., 2020), composta da 10 item del tipo “Ho molta paura del COVID-19”; infine, hanno completato la Compulsive Behaviour Scale (Edwards, 1993) adattata al contesto del COVID-19, composta da 22 items del tipo “Compro cose quando non ho bisogno di niente” (da 1= per niente, 5= totalmente applicabile).

Dai risultati dello studio è emerso che mediamente il campione si è isolato, lavorando da casa, per circa una settimana, di questi erano i gruppi più giovani e a reddito più alto ad avere maggiori probabilità di praticare smart-working rispetto ai lavoratori a basso reddito e a quelli più anziani. Il reddito è risultato correlato positivamente con la fiducia nelle istituzioni. Attraverso l’esplorazione della forza della rete sociale risulta che l’isolamento era moderato, inoltre, chi ha una rete più ampia tende ad avere più fiducia nella politica e a parlare e pensare più frequentemente del COVID-19. In generale, il campione ha riferito la paura di COVID-19 da moderata ad alta, moderata fiducia nella politica e livelli relativamente bassi di acquisto compulsivo: chi ha più paura tende ad agire più frequentemente comportamenti di acquisto compulsivo. Soltanto il 14% del campione ha riferito un disturbo mentale diagnosticato, i più comunemente riportati sono stati depressione e/o ansia, nello specifico è emerso che i soggetti con psicopatologia hanno meno fiducia nella politica, molta meno paura di COVID-19 e tendono in misura maggiore all’acquisto compulsivo rispetto a chi non ha un disturbo.

L’87% non ha riportato sintomatologia COVID-19, e il 95% di essi credeva di non averlo mai preso. Questi hanno riferito un comportamento di acquisto molto meno compulsivo, oltre che a un isolamento meno lungo rispetto alle persone con sintomatologia COVID-19. Pare che i soggetti più adulti abbiano più fiducia nella politica, tendano meno all’acquisto compulsivo e a lavorare da casa, e inoltre riferiscano sintomatologia COVID-19 più frequentemente rispetto alle fasce d’età più giovani. Infine, le persone più anziane hanno meno probabilità di impegnarsi in acquisti compulsivi.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Ahorsu, D. K., Lin, C. Y., Imani, V., Saffari, M., Griffiths, M. D., & Pakpour, A. H. (2020). The Fear of COVID-19 Scale: Development and initial validation. International Journal of Mental Health and Addiction.
  • Courtin, E., & Knapp, M. (2017). Social isolation, loneliness and health in old age: A scoping review. Health & Social Care in the Community, 25(3), 799–812.
  • Gallagher, C. E., Watt, M. C., Weaver, A. D., & Murphy, K. A. (2017). “I fear, therefore, I shop!” Exploring anxiety sensitivity in relation to compulsive buying. Personality and Individual Differences, 104, 37–42
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  • Edwards, E. A. (1993). Development of a new scale for measuring compulsive buying behaviour. Financial Counseling and Planning, 4, 67-85.
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