Oggi pubblichiamo il settimo lavoro della serie di Roberto Lorenzini, dedicata al tema della monogamia e delle sue implicazioni psicologiche, affettive, relazionali e, perché no, sessuali. Lorenzini propone una tesi forte: la monogamia non funziona. E prosegue il suo racconto esplorando lo sviluppo della vicenda amorosa e la sua prima fase: l’innamoramento.
MONOGAMIA E TRADIMENTI – (Nr. 7) L’innamoramento e la costruzione di una storia d’amore
7. La storia naturale della vicenda amorosa
Tornando alla psicologia e dunque ai vissuti interiori esaminiamo la cosiddetta “Storia naturale della vicenda affettivo-sessuale” che magistralmente Roland Barthes (1979) ha descritto nel suo Frammenti di un discorso amoroso.
Distinguiamo tre fasi prima di riportare quanto presente in letteratura da parte di prestigiosi ricercatori.
7.1.1 L’innamoramento e la costruzione di una storia d’amore
Certamente la spinta all’incontro è stata evolutivamente selezionata e ad essa sono associate emozioni piacevoli per salvaguardarla da dimenticanze e trascuratezze (Alberoni 1979). Perché se ci dimenticassimo di fare l’amore o di mangiare sarebbe un disastro peggiore dell’innalzamento della temperatura. In accordo con Freud mi sembra, però, che essa non sia riducibile al solo ambito della sessualità e, intesa più genericamente come “libido”, sia motore di tutti gli altri sistemi relazionali interpersonali potendo in generale definirsi come energia psichica che spinge l’essere umano allo sviluppo, alla sua espansione e all’unificazione con gli altri e l’universo tutto. Così descritta sembrerebbe una spinta vitale esclusivamente positiva. Ma è proprio la sua inarrestabile potenza che la rende potenzialmente pericolosa quando è ostacolata. Infatti, quando una forza enorme destinata ad unire incontra barriere può travolgere tutto ciò che ne ostacola il cammino. Crimini terribili sono commessi in nome dell’amore quantunque si possa poi dire che non di vero amore si trattava. L’unica speranza di spiegare quale sia il vissuto dell’innamoramento sta nella possibilità che il lettore ricordi una volta in cui è stato innamorato. Altrimenti è come tentare di descrivere l’esperienza del colore e della luce ad un cieco dalla nascita o il sapore delle fragole a un portaombrelli (Lorenzini, 2020).
Soprattutto la prima volta le persone che vivono tale stato si chiedono cosa di inspiegabile, grandioso e incontrollabile gli stia capitando con uno stupore preoccupato che ricorda lo stato d’animo che segue una forte scossa di terremoto e lascia sospesi in attesa della replica, temuta devastante. Conoscere la diagnosi pare rassicurare e così, avvezzi a classificazioni categoriali, a mio avviso insufficienti, si interrogano se si tratti di “interesse”, “amicizia”, “infatuazione”, “passione”, “desiderio sessuale”, “amicizia”, “amicizia affettuosa”, “trombamicizia” nel linguaggio dei giovani, “innamoramento“, “voler bene” o vero e proprio “amore”. Per quanto riguarda le cause di tale stato possono spiegarselo come: l’incontro di due anime gemelle, il destino, la chimica e il sesso, il volere del Signore, e così via, a seconda delle credenze che hanno sul funzionamento del mondo e degli esseri umani (Popper, 1934, 1963, 1972). Ma cosa sperimenta in effetti la persona cui accade tale tempesta? Ovvero che è “fall in love” (uso controvoglia il termine inglese ma ben rappresenta l’evento come qualcosa che ci accade) (De Boere et al., 2012).