Esistono diverse forme di pensiero vagabondo, o mind wandering, auto generate in base a ciò su cui il soggetto focalizza la concentrazione e sui vincoli automatici legati al processo biologico della paura.
Il “mind wandering” indica la tendenza della mente a vagare, soprattutto in condizioni di sonnolenza o con pochi imput sensoriali (Hobson, 1988; Klinger, 1978; Pope, 1978). James (1890) spiegò che il controllo volontario dell’attenzione non è esclusivamente focalizzato sull’impedire alla mente di vagare; per l’appunto Wegner (1997) osservò come gli sforzi attentivi fatti per tenere l’attenzione su un’attività specifica, cercando così di evitare distrazioni, possano paradossalmente aumentare la quantità di mind wandering (Critcher e Gilovich, 2010). La rete mind wandering, conosciuta anche come “default mode network” (DMN) – che comprende le cortecce infero-parietale, temporale, prefrontale mediale e cingolata posteriore – è composta dall’attivazione simultanea di differenti regioni del cervello che si verifica quando la mente non è focalizzata su qualcosa di specifico (Raichle et al., 2015). In una recente revisione, Fox e colleghi (2018) hanno evidenziato come esistono diverse forme di pensiero vagabondo auto generate in base a ciò su cui il soggetto focalizza la concentrazione (ad esempio, “che regalo dovrei comprare?”) e su vincoli automatici legati al processo biologico della paura (“dov’è finita quella vespa?).
Il rimugino è una funzione mentale rivolta al futuro che ci incoraggia a evitare eventi o situazioni avverse (Borkovec, 1994, p.28). Tali scenari vengono immaginati in modo estremo attraverso l’utilizzo di pensieri visivi e verbali che portano il soggetto ad intraprendere azioni evitanti.
Addis e colleghi (2007) hanno affermato che il DMN è chiamato anche “imagination network”, in quanto le regioni cerebrali sono attive quando gli individui pensano al passato e al futuro. Il “mind wandering ansioso”, detto anche rimuginio, si verifica quando l’attività all’interno di questa rete è associata ad una risposta biologica di paura, che scatena nel soggetto scenari immaginari catastrofici che spingono la mente vagabonda verso comportamenti evitanti (Eichler-Summers, 2019). L’attività di questa rete, mentre il soggetto pensa al passato o al futuro, rappresenta non più uno stato di riposo, bensì uno stato ansioso come nei casi di ruminazione ansiosa o pensiero ossessivo (Fox et al., 2018).
Eichler- Summers (2019) ha messo in luce che la rete cerebrale responsabile del sonno REM mostra una grande sovrapposizione con il default mode network, nonostante alcune differenze: rispetto al risveglio, le attività nelle aree della rete predefinita responsabili dell’esperienza emotiva sono maggiormente attivate, soprattutto per quanto riguarda il Sé, la memoria episodica e a lungo termine, le relazioni con gli altri. Durante il sonno REM, è presente anche un’eliminazione totale dell’attività nelle funzioni esecutive (per il pensiero orientato agli obiettivi alla memoria di lavoro), fatta eccezione per i sognatori lucidi (Domhoff, 2017). Questo dato suggerisce come sognare e mind wandering siano correlati (Fox et al., 2018).