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MBCT come trattamento del Disturbo da ansia da malattia ai tempi del Covid-19

Un approccio efficace nel trattamento dell'ipocodria è la MBCT, la quale adotta un modello di cura simile alla CBT, ma basato sulla consapevolezza

Di Eleonora Galletti

Pubblicato il 11 Nov. 2020

Sembra che l’MBCT sia utile nel trattamento dell’ipocondria perché produce un nuovo e più accogliente rapporto con l’esperienza, osservata in modo più obiettivo e può intervenire su molti dei meccanismi ritenuti responsabili del mantenimento dell’ansia da malattia.

 

In questo periodo storico il mondo intero è afflitto dalla pandemia causata dalla diffusione del virus Covid-19. Mai come ora il virus che attacca il corpo umano, talvolta in maniera asintomatica e altre volte con sintomi e patologie letali, potrebbe accrescere la prevalenza di quello che nella quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali è chiamato Disturbo d’ansia da malattia, o più comunemente ipocondria (DSM-5 – American Psychiatric Association, 2014). Il disturbo d’ansia da malattia è un problema comune che colpisce la maggior parte delle persone a un certo punto della loro vita e che diventa clinicamente significativo per il 5% della popolazione generale (Gureje et al. 1997). Sebbene le preoccupazioni riguardo il contrarre malattie siano familiari a molti, la diagnosi di questa tipologia di disturbo è caratterizzata dall’escalation che va dall’avere preoccupazioni transitorie riguardo lo sviluppo di una malattia ad avere preoccupazioni croniche e invalidanti sull’avere una grave patologia. Una delle psicoterapie più efficaci per questo disturbo è quella cognitivo-comportamentale (Cognitive-Behavioural Therapy, CBT) (Sorensen et al.2011). Tuttavia, alcuni studi sulla CBT per il disturbo d’ansia da malattia hanno riportato che solo il 30% dei partecipanti ha accettato di svolgere le sessioni psicoterapeutiche (Barsky & Ahern 2004), con tassi di abbandono fino al 25-30% (Greeven et al., 2007): questo tipo di intervento potrebbe non essere sempre accettato da pazienti ipocondriaci.

Un altro approccio è la Mindfulness-Based Cognitive Therapy (MBCT) la quale adotta un modello per la cura dell’ansia da malattia simile alla CBT, ma vi differisce in quanto basata sulla consapevolezza, offrendo quindi la possibilità di cambiamento e cura in un modo piuttosto diverso, più accettabile per alcuni malati (Segal et al., 2002). Essendo la mindfulness e nello specifico la Mindfulness-Based Cognitive Therapy focalizzate sull’osservazione, l’accettazione e la consapevolezza del presente, queste differiscono con la CBT nella quale il focus è incentrato sul contenuto e il significato dei pensieri. Questo programma mindfulness-based è stato originariamente progettato per fornire una prevenzione delle ricadute della depressione ricorrente, incentrandosi sui processi cognitivi di ruminazione e reattività cognitiva (Teasdale et al. 1995). La Mindfulness-Based Cognitive Therapy combina componenti psico-educative alla mindfulness: vengono insegnate pratiche di meditazione affinché i partecipanti possano imparare a coltivare consapevolezza esperienziale diretta e accettazione senza giudizio di ciò che si manifesta in ogni momento, inclusi stati d’animo negativi e ansia. La depressione, così come l’ansia, e nello specifico disturbo da ansia da malattia, può innescare una serie di simulazioni mentali o narrazioni che vengono trattate da percorsi neurali primitivi nel cervello come minacce reali. La problematica sorge quando la modalità di elaborazione che viene utilizzata in queste simulazioni mentali è la “modalità del fare” o “doing mode”. Questa è una modalità mentale che cerca di risolvere il problema emotivo con ricordi sul passato e immagini del futuro al fine di trovare una soluzione al problema. Tuttavia, sebbene questa modalità sia una strategia utile per molte attività quotidiane, quando applicata a eventi mentali, serve solo ad aumentare i livelli di ruminazione ed il senso di impotenza e angoscia, oltre a ridurre la capacità attenzionale (Surawy et. Al, 2015). L’addestramento alla consapevolezza mira a insegnare l’accesso a una “modalità dell’essere” della mente o “being mode”, vale a dire ad osservare l’esperienza momento per momento con apertura e non giudizio. Ciò consente di vedere più chiaramente la tendenza della mente a creare narrazioni che vengono considerate come realtà e di osservare le reazioni a questa tendenza, ovvero il volere che gli stati positivi continuino, gli stati negativi finiscano e gli stati neutri siano più eccitanti (Surawy et al., 2015).

Ci sono diversi motivi per affermare che la Mindfulness-Based Cognitive Therapy sia utile nel trattamento dell’ansia da malattia. In primo luogo, questa terapia produce un nuovo e più accogliente rapporto con l’esperienza, osservata in modo più obiettivo; in secondo luogo, l’MBCT può intervenire su molti dei meccanismi ritenuti responsabili del mantenimento dell’ansia da malattia (Salkovskis & Warwick 2001): preoccupazione, ruminazione ed evitamento, ipervigilanza alle sensazioni corporee con interpretazione errata di tali sensazioni, e intolleranza all’incertezza (Surawy et al., 2015).

La Mindfulness-Based Cognitive Therapy ha effetto su questi meccanismi agendo in quattro modi:

  • vivendo nel momento presente: recuperando il coinvolgimento con i momenti ordinari della vita, piacevoli in sé e ottimi rimedi per pensieri negativi orientati al sé e al futuro tipici dell’ansia da malattia (Muse et al. 2010);
  • esplorando le sensazioni corporee: sviluppando una curiosità positiva verso le sensazioni corporee, osservando come queste sono percepite e come mente e corpo reagiscono ad esse;
  • rispondendo invece di reagire: osservando l’esperienza senza giudizio, rompendo il ciclo che potrebbe portare ad avere preoccupazione ansiosa, evitamento o ruminazione;
  • acquisendo competenze per prevenire le ricadute: notando i segnali di allarme e imparando abilità che possono essere utilizzate per impedire un’escalation in un episodio di ansia da malattia (Surawy et al., 2015).

Gli studi che valutano la Mindfulness-Based Cognitive Therapy per l’ansia da malattia riportano risultati incoraggianti. Uno studio ha riportato che questo intervento psicoterapeutico ha prodotto miglioramenti significativi nei pensieri correlati alla malattia e nei sintomi somatici, che sono stati mantenuti a tre mesi dalle sessioni (Lovas e Barsky 2010). Più recentemente, uno studio clinico randomizzato che confrontava l’MBCT con altre psicoterapie ha riportato che i pazienti Mindfulness-Based Cognitive Therapy avevano meno probabilità di soddisfare i criteri per la diagnosi sia immediatamente dopo l’intervento che a un anno di follow-up (McManus et al.2012).

Quindi, poiché lo sviluppo della consapevolezza aiuta a diminuire l’ansia nel disturbo d’ansia da malattia (McManus et al. 2012), la Mindfulness-Based Cognitive Therapy potrebbe essere considerata un’utile terapia per questo tipo di problematica. Sebbene il mondo sia coinvolto in una pandemia che potrebbe accrescere i livelli di disturbo d’ansia da malattia, il protocollo MBCT si pone come un approccio alla cura per questa tipologia di disturbo.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Barsky, A. J., & Ahern, D. K. (2004). Cognitive behavior therapy for hypochondriasis. A randomized trial. Journal of the American Medical Association, 291, 1464–1470.
  • Greeven, A., & Van Balkom, A. J., (2007). Visse paroxetine in the treatment of hypochondriasis: a randomized controlled trial. American Journal of Psychiatry, 164, 91–99.
  • Gureje, O., Ustan, T. B., & Simon, G. E. (1997). The syndrome of hypochondriasis: a cross-national study in primary care. Psychological Medicine, 27, 1001–1010.
  • Lovas, D. A., & Barsky, A. J. (2010). Mindfulness-based cognitive therapy for hypochondriasis, or severe health anxiety: a pilot study. Journal of Anxiety Disorders, 24, 931–935.
  • McManus, F., Surawy, C., Muse, K., Vazquez-Montez, M., & Williams, J. M. G. (2012). A randomized clinical trial of mindfulness-based cognitive therapy versus unrestricted services for health anxiety (hypochondriasis). Journal of Consulting and Clinical Psychology, 80(5), 817–828.
  • Muse, K., McManus, F., Williams, M., & Williams, J. M. G. (2010). Intrusive imagery in severe health anxiety: prevalence, nature and links with memories and maintenance cycles. Behaviour research and therapy, 48, 792–798.
  • Segal, Z. V., Williams, J. M. G., & Teasdale, J. D. (2002). Mindfulness-based cognitive therapy for depression: a new approach to preventing relapse. London: Guildford Press.
  • Sorensen, P., Birket-Smith, M., Wattar, U., Buemann, I., & Salkovskis, P.M. (2011). A randomised clinical trial of cognitive behavioural therapy versus short term psychodynamic psychotherapy versus no intervention for patients with hypochondriasis. Psychological Medicine, 41, 431–441.
  • Surawy, C., McManus, F., Muse, K., & Williams J. M. G. (2015). Mindfulness-Based Cognitive Therapy (MBCT) for Health Anxiety (Hypochondriasis): Rationale, Implementation and Case Illustration. Mindfulness 6, 382–392.
  • Teasdale, J. D., Segal, Z., & Williams, J. M. G. (1995). How does cognitive therapy prevent depressive relapse and why should attentional control (mindfulness) training help. Behavior Research and Therapy, 33, 25–39.
  • Salkovskis, P., & Warwick, H. (2001). Making sense of hypochondriasis: a cognitive theory of health anxiety. In G. Asmundson, S. Taylor, & B. J. Cox (Eds.), Health anxiety: clinical and research perspectives on hypochondriasis and related conditions (pp. 46–64). New York: Wiley.
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