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Covid-19 e conseguenze in termini di salute mentale

Molte sono state le ripercussioni del Covid-19 e del lockdown dal punto di vista psicologico, soprattutto in termini di sintomi ansiosi e depressivi

Di Ilaria De Mola

Pubblicato il 16 Ott. 2020

Lo studio di Tang et al. (2020) ha indagato durante il periodo di lockdown per Covid-19 in Cina, l’incidenza dell’ansia e della depressione in individui non in quarantena, in quarantena in aree a rischio di contagio ed in quarantena in aree non a rischio di contagio.

 

Il Covid-19 è una malattia emersa per la prima volta a Wuhan nel gennaio del 2020 ed ha sollecitato da subito attenzione e interventi tempestivi per evitare la sua diffusione, in quanto la velocità con la quale il virus era in grado di passare da un individuo all’altro e le gravi complicazioni respiratorie associate, non permettevano di perdere tempo (Hellewell et al., 2020). Infatti, sono state messe in atto delle misure di contenimento e rallentamento del contagio, come l’educazione della popolazione a seguire delle corrette e severe regole igieniche e di distanziamento sociale, oltre al vero e proprio lockdown, che ha costretto a casa gli abitanti di Wuhan a partire dalla fine di gennaio (Hellewell et al., 2020), e successivamente anche il resto della popolazione mondiale.

In questo modo le persone sono state private di molti aspetti della propria vita, in quanto per intere settimane non hanno avuto la possibilità di continuare le proprie attività ed impegni quotidiani, ma soprattutto hanno dovuto rinunciare alla frequentazione della propria rete sociale, non potendo vedere neanche i propri cari e le persone più strette (Barbisch et al., 2015). Si è generata una situazione mai vista prima, in cui la libertà personale è stata ridotta drasticamente e molti sacrifici sono stati richiesti, in quanto non è stato possibile raggiungere i familiari malati in ospedale né celebrare riti funebri.

Ad aumentare la tensione in un momento già particolarmente critico, era la confusione riguardo le informazioni, l’incertezza sulle modalità e specificità del contagio, la mancanza di controllo sulla situazione e la non conoscenza di quello che sarebbe accaduto in futuro (Hellewell et al., 2020).

A questo proposito, molte sono state le ripercussioni dal punto di vista psicologico, soprattutto in termini di sintomi ansiosi e depressivi, per cui il presente studio (Tang et al., 2020) ha indagato durante il periodo di lockdown in Cina, l’incidenza dell’ansia e della depressione in individui non in quarantena, in quarantena in aree a rischio di contagio ed in quarantena in aree non a rischio di contagio.

Nelle prime due settimane di lockdown a Wuhan, a 1160 persone è stato chiesto di rispondere ad un questionario online per valutare gli effetti psicosociali della quarantena: nello specifico The Center for Epidemiological Studies Depression Scale (CES-D; Radloff, 1977) e iThe Goldberg Depression and Anxiety Scale (GAD; Goldberg et al., 1988) sono stati gli strumenti usati per misurare rispettivamente la depressione e l’ansia.

I risultati hanno mostrato che i rischi per la salute mentale sono maggiori in persone che hanno vissuto la quarantena rispetto a quelle che non l’hanno vissuta, e che tuttavia la prevalenza di depressione e ansia è due volte maggiore in soggetti che si sono trovati in aree non a rischio rispetto a quelli che si trovavano in zone a rischio, dimostrando che la paura di un potenziale contagio è stato un fattore di stress per l’individuo maggiore rispetto al contagio vero e proprio e che, a differenza di altri eventi catastrofici, l’imprevedibilità della contagiosità del virus ha portato le persone a sviluppare maggior diffidenza e distanza dagli altri, oltre che ansia e depressione per le conseguenze non ben definite che questo virus avrebbe comportato (Ni et al., 2020).

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