L’Osteopatia è un sistema di diagnosi e trattamento che si dimostra efficace per la prevenzione, la valutazione e il trattamento di disturbi che interessano non solo l’apparato neuro-muscolo-scheletrico ma anche cranio-sacrale e viscerale (WHO, 2008).
Da tempo è stato accertato ed accettato che il funzionamento psichico e quello somatico sono strettamente collegati. Nonostante ciò, la medicina si è focalizzata sullo studio (dal punto di vista biologico) del corpo, invece, la filosofia e la psicologia si sono concentrate esclusivamente sullo studio dei processi mentali.
L’origine di tale dicotomia è riconducibile alla cultura occidentale.
Nel ‘600, grazie al contributo di Cartesio, lo scenario cambia; egli distingue la res extensa e la res cogitans. La prima rappresenta la materia, consistente in tutto ciò che è osservabile e misurabile; la seconda, invece, rappresenta il pensiero, il quale in quanto tale non può essere osservato. Nell’uomo, queste due sostanze trovano un importante punto di incontro: la ghiandola pineale.
Il contributo del filosofo francese ha spinto gli studiosi di varie discipline a soffermarsi sul legame tra mente e corpo, approfondendo, così, i processi biologici e psicologici spiegando come essi si influenzino vicendevolmente, determinando una condizione di benessere o malessere nella persona (Trombini & Baldoni, 2001).
Nel corso degli anni è nata la medicina psicosomatica, avente come oggetto di studio il rapporto tra psiche e soma e le espressioni di disagio somatico, scatenate da variabili psico-emozionali, quali ad esempio stress, ansia, rabbia, etc. (Schwartz, 1982).
L’individuo è immerso continuamente nell’ambiente che lo circonda e spesso può riportare dei sintomi somatici in risposta ad eventi stressanti (Trombini & Baldoni, 1999); le medesime considerazioni sono state fatte dall’osteopatia.
L’Osteopatia è stata definita come una medicina manuale complementare e integrativa (HNCCI, 2018). Nasce verso la metà del XIX secolo dal pioniere Andrew Taylor Still, medico e chirurgo statunitense, il quale coniò il termine ‘Osteopatia’ nel 1889 e ne fondò i principi nel 1874 (Trowbridge & Still, 1991).
L’Osteopatia è un sistema di diagnosi e trattamento che, pur basandosi sulle scienze fondamentali e le conoscenze mediche tradizionali (anatomia, fisiologia, biomeccanica, etc…), non prevede l’uso di farmaci né il ricorso alla chirurgia, ma attraverso manipolazioni e tecniche specifiche si dimostra efficace per la prevenzione, la valutazione ed il trattamento di disturbi che interessano non solo l’apparato neuro-muscolo-scheletrico ma anche cranio-sacrale e viscerale (WHO, 2008).
L’Osteopatia non si limita a sopprimere il sintomo, bensì ricerca la causa primaria delle manifestazioni cliniche. Still diceva:
L’ Osteopatia si basa sulla perfezione del lavoro della natura. Quando tutte le parti del corpo umano, sono in ordine, stiamo bene. Quando non lo sono la conseguenza è la malattia. Quando le parti vengono riaggiustate la malattia lascia il posto alla salute. Il lavoro dell’osteopata consiste nell’aggiustare il corpo portandolo dall’anormalità alla normalità; dopo di che la condizione anomala cede il posto alla condizione normale e la salute ne è il risultato.
La filosofia osteopatica si basa su tre principi fondamentali:
- L’essere umano è un’unità fondamentale, la cui salute è correlata con il corpo, mente e spirito;
- L’organismo ha la capacità di autoregolarsi e tende all’autoguarigione;
- Esiste un legame inscindibile tra struttura e funzione.
Come George Engel ha sottolineato nel 1977, tutti i pazienti con una malattia hanno componenti fisiche, psicologiche e sociali che interagiscono in relazioni complesse influendo su comparsa, decorso ed esito della loro malattia (Engel, 1977); quest’autore è considerato il fondatore del modello biopsicosociale. Secondo questo modello la malattia è data da una serie di cause e concause (biologiche, psicologiche e sociali) che si influenzano tra loro (Engel, 1977).
L’esperienza della malattia ha un potente effetto sugli individui e, per alcuni pazienti, può diventare il fattore determinante nel risultato finale. Inoltre, fattori come il sostegno sociale, situazioni di vita stabili e fattori di personalità hanno dimostrato di avere un ruolo importante negli esiti sanitari (Kiecolt-Glaser, McGuire, & Robles, 2002).
Lo studio longitudinale di Alameda ha riscontrato che gli individui con livelli più alti di supporto sociale (cioè quelli sposati, facenti parte di gruppi religiosi o sociali, o che hanno amici stretti) avevano una mortalità inferiore del 50% nel corso di 9 anni (Berkman & Syme, 1979).
E’ stato dimostrato anche che i fattori legati alla personalità influenzano lo sviluppo di determinate malattie. Infatti, lo studio condotto dai medici e avvocati della University of North Carolina ha dimostrato che coloro che hanno riportato livelli più elevati di rabbia e ostilità durante i corsi universitari avevano più probabilità di sviluppare infarti al miocardio e avevano tassi di mortalità più elevati nel corso della vita (Barefoot, Dahlstrom, & Williams, 1983).
Il dottor Sarno ha studiato la teoria secondo cui la risposta a situazioni di stress ed emozioni, consce e non, era la vera causa dei sintomi osservati in molti dei suoi pazienti. Egli ha sviluppato un approccio psicoeducativo per tali pazienti e ha riscosso buoni risultati nella cura di pazienti con sintomi muscolo-scheletrici cronici. Inoltre, ha riscontrato che molti pazienti riportavano miglioramenti dei sintomi concomitanti in altri sistemi (ad esempio gastrointestinali, genito-urinari) e sintomi psichiatrici (ad esempio ansia, depressione, insonnia, stanchezza) insieme con i sintomi muscolo-scheletrici, quando alcuni dei problemi psicologici sottostanti venivano individuati ed affrontati. La componente chiave di questo approccio, tuttavia, non è nelle modalità di trattamento psicologico, ma nel riconoscimento che mentre i sintomi fisici sono reali, tali sintomi non sono dovuti ad un disturbo patologico del corpo, ma sono causati da processi mentali, e pertanto, possono essere curati con un approccio puramente psicologico (Sarno, 1998).
In ambito psicologico, una volta che è stata appurata l’origine psichica dei sintomi somatici, è importante che vengano individuate delle strategie efficaci per aiutare il paziente a gestire i fattori psicologici ed emozionali che andrebbero a generare i sintomi fisici che sono stati sopracitati (Trombini & Baldoni, 2001); in quanto, in accordo con la definizione dell’OMS (1998), la salute è ‘uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o infermità’.
Cosa tratta l’osteopatia
L’Osteopatia è particolarmente efficace nei disturbi funzionali e nei dolori, come ad esempio:
- I dolori, i disturbi e le patologie vertebrali ed osteo-articolari
- I disturbi neurologici: nevralgie, disfunzioni neurovegetative e sensoriali
- I disturbi viscerali
- Patologie muscolari, articolari, legamentose, discali, degenerative, e gli esiti dei traumi (esempio: colpo di frusta)
- Le sequele post-partum
- Le sequele post-operatorie
- Il trattamento dei pazienti in età geriatrica
- I disturbi motori e cerebrali infantili correlati con sofferenze durante il parto
- I problemi occluso-posturali e ortodontici
- Le disfunzioni cranio-mandibolari
- I disturbi funzionali del sonno, della digestione, del ciclo mestruale.
L’Osteopatia è una medicina manuale e un sistema riconosciuto di prevenzione e cura che rispetta la relazione tra corpo, mente e spirito sia in salute che nella malattia, ponendo l’enfasi sull’integrità strutturale e funzionale del corpo come condizione necessaria affinché l’individuo possa autoregolarsi (Osteolab, 2020).
Gestione del paziente
Nel corso del trattamento del paziente è fondamentale che il professionista sia a conoscenza della probabilità che nella maggior parte delle persone si verifichino disturbi psicosomatici durante la loro vita. Un’anamnesi accurata ed un esame fisico dovrebbero includere l’indagine dei potenziali disturbi organici e funzionali, cioè esaminare non solo i segni di compressione della radice nervosa, tumore o infezioni, ma determinare anche i fattori psicologici e sociali che possono aver portato a questo insieme di sintomi.
La domanda che bisogna porsi è: ‘Che cosa stava accadendo nella vita del paziente nel momento in cui questi sintomi sono comparsi?’. Per i pazienti che si presentano con recenti mal di testa, sintomi intestinali o della vescica o condizioni dolorose che non hanno una condizione patologica chiara può essere necessaria una certa quantità di indagini sui fattori stressogeni e sulle emozioni sottostanti per scoprire sensi di colpa, rabbia, paura, risentimento. Una volta che una condizione psicosomatica viene diagnosticata, la gestione dovrebbe consistere in quanto segue:
- Evitare eccessivo riposo e disabilità. Incoraggiare le attività di routine e l’esercizio fisico;
- Rassicurare circa la mancanza di malattie gravi e informare il paziente in merito alle sue condizioni. Un termine utile è ‘sindrome mente-corpo’. Sottilineare che questa sindrome è reale e che i sintomi sono curabili.
- Spiegare come questa sindrome mente-corpo provoca sintomi reali e come i meccanismi fisiologici nel cervello e nel corpo creano questo circolo vizioso.
- Considerare un consulto del paziente con uno psicologo specializzato in questa condizione che possa aiutare il paziente a capire ed affrontare i propri fattori stressogeni dell’infanzia e dell’età adulta (Chila, 2015).