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Psicofisiologia delle emozioni: il riflesso di startle

Il riflesso di startle è una risposta automatica ad uno stimolo improvviso ed intenso legato alle emozioni in quanto è influenzato dallo stato emozionale

Di Eleonora Poli

Pubblicato il 25 Set. 2020

Il riflesso di startle, rapido ed involontario, può essere modificato, nella sua ampiezza, dagli stati emozionali in cui si trova la persona.

Eleonora Poli – OPEN SCHOOL, Psicoterapia Cognitiva e Ricerca Mestre-Venezia

 

In particolare, sarà amplificato nel caso in cui il soggetto si trovi in uno stato emozionale negativo, e ridotto nel caso in cui ci si trovi in uno stato emozionale positivo. La sua analisi può essere un valido aiuto nella valutazione dello stato affettivo e tono dell’umore della persona e del suo andamento nel tempo.

Il riflesso di startle è una risposta automatica, non influenzata dal controllo volontario, ad uno stimolo improvviso ed intenso (Grillon & Baas, 2003). Esso consiste in una rapida contrazione muscolare sequenziale, che si manifesta con una spinta in avanti della testa ed un’onda flessoria discendente dal tronco fino alle ginocchia. Nell’uomo la risposta di startle viene generalmente misurata registrando i blink oculari, ossia la componente più persistente e consistente del pattern di startle (Landis & Hunt, 1939). Il blink si manifesta con una rapida contrazione del muscolo orbicularis oculi, innervato dal nervo cranico facciale. La misurazione della contrazione dell’orbicularis oculi si ottiene prevalentemente tramite elettromiografia, con l’utilizzo di due microelettrodi posti al di sotto dell’occhio.

Il riflesso di blink può essere elicitato da stimoli brevi, intensi e a rapida insorgenza di natura visiva, tattile o uditiva. La maggior parte degli studi impiega stimoli acustici di brevissima durata (50 ms) ed elevata intensità (90-110 dB). Il riflesso di blink acustico ha una latenza di 20-50 ms, mentre la sua ampiezza mostra un’elevata variabilità individuale. L’utilità dell’impiegare il riflesso di startle negli studi psicologici è dovuta proprio al fatto che la sua ampiezza possa essere influenzata da manipolazioni sperimentali e dallo stato psicologico e motivazionale indotto nell’individuo. Studiare l’inibizione o il potenziamento del riflesso in specifici contesti o in relazione a specifici tratti di personalità può fornire utili informazioni riguardo allo stato psicologico ed affettivo dell’individuo (Filion, Dawson, & Schell, 1998), ed essere un valido strumento di supporto ai reports soggettivi, i quali spesso sono influenzati da credenze e valori personali, sociali e culturali.

Negli studi sul riflesso di startle, sono emersi due principali filoni di ricerca: lo studio della reattività di startle generale (in assenza di manipolazione sperimentale), e la reattività di startle affettiva, con lo scopo di investigare lo stato emozionale e motivazionale dell’individuo. Il riflesso di startle rispecchia infatti la direzione della valenza affettiva della persona, e questo è un enorme vantaggio nello studio delle emozioni. Altri correlati psicofisiologici delle emozioni, quali le misure cardiovascolari, elettrodermiche, e facciali, non indicano la valenza emozionale, ma solamente il livello di arousal della persona. Il riflesso di starle, invece, può essere un’ottima integrazione ai report soggettivi e verbali standard, i quali possono essere influenzati da distorsioni intenzionali dell’individuo (Grillon & Baas, 2003).

Stimoli paurosi e situazioni ansiogene porteranno ad un potenziamento dell’ampiezza del riflesso di startle. Per esempio, la reattività di startle mostra un graduale aumento nel corso di un condizionamento avversivo, riflettendo una risposta a stress cronico (Gewirts, McNish, & Davis, 1998). Ameli, Ip e Grillon (2001) hanno invece trovato un aumento del riflesso di startle quando gli individui erano posti in un ambiente nel quale avevano precedentemente ricevuto degli shock elettrici. Diversi studi hanno dimostrato come la reattività generale di startle sia associata a disturbi d’ansia. Ludewig e colleghi (2005), ad esempio, hanno trovato un’aumentata reattività in pazienti con disturbi di panico. Kumari, Kaviani, Raven, Gray e Checkley (2001) hanno trovato un potenziamento dell’ampiezza di startle in pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo. Diversi Autori hanno riscontrato un’aumentata reattività di startle in veterani di guerra con un disturbo da stress post-traumatico (Morgan, Grillon, Southwick, Davis, & Charney, 1996; Orr, Lasko, Metzger, & Pitman, 1997; Grillon & Morgan, 1999). Studi psicofarmacologici mostrano come farmaci ansiolitici o ansiogeni possano alterare la reattività di startle (Davis, 1979; Andrews, Blumenthal, & Flate, 1998; Morgan et al., 1993).

Nel primo studio che ha investigato la modulazione affettiva del riflesso di startle, condotto da Vrana, Spence e Lang (1998) venivano impiegati degli stimoli acustici durante la presentazione di immagini emozionali a contenuto positivo, negativo e neutrale. Le immagini positive e negative variavano nella loro valenza, ma erano parimenti attivanti (uguali livelli di arousal). Gli Autori hanno trovato un trend lineare nell’ampiezza del riflesso di startle: durante la visione di immagini piacevoli l’ampiezza del riflesso di startle era ridotta, mentre durante la visione di immagini a valenza negativa l’ampiezza del riflesso di startle era potenziata. Questa scoperta può essere interpretata sulla base della teoria motivazionale di Lang e collaboratori (1990), la quale afferma che i riflessi psicofisiologici siano determinati da due fattori: la classificazione del riflesso come appetitivo o avversivo, e l’effettivo stato affettivo in cui si trova l’individuo (a valenza positiva o negativa). I riflessi associati ad una contingenza appetitiva (come ad esempio la risposta di salivazione davanti al cibo) saranno potenziati se attivati quando l’individuo sta già sperimentando uno stato positivo. Al contrario le risposte difensive, come il riflesso di startle, saranno aumentate in presenza di uno stato emozionale negativo. Quindi, i riflessi coerenti con lo stato emozionale in corso saranno amplificati, mentre quelli discordanti con esso saranno inibiti o attenuati.

Diversi studi su popolazione normale hanno in seguito replicato questo fenomeno (ad es. Bradley, Cuthbert, & Lang, 1991; Cuthbert, Bradley, & Lang, 1990). La modulazione affettiva del riflesso di startle può fornire informazioni di grande utilità quando esse non siano disponibili da misure comportamentali o verbali e può essere uno strumento potente nell’assessment e nella comprensione dello stato affettivo della persona. Hamm, Cuthbert, Globisch e Vaitl (1997), per esempio, hanno riscontrato un maggiore potenziamento del riflesso di startle in individui fobici quando vedevano immagini del loro oggetto fobico rispetto a quando osservavano altri tipi di immagini avversive. Analizzare l’andamento nel tempo dell’ampiezza del riflesso di startle potrebbe essere un utile indicatore della riuscita di un trattamento psicoterapico in questi individui.

Un fenomeno psicofisiologico frequentemente osservato in persone con psicopatia è invece una mancanza di potenziamento del riflesso di startle in risposta a stimoli spiacevoli e avversivi. Patrick, Bradley e Lang (1993) hanno studiato la modulazione affettiva dello startle in uomini incarcerati con elevati tratti di psicopatia, rispetto a uomini non psicopatici. I risultati hanno mostrato come gli psicopatici non mostrassero il classico andamento lineare dell’ampiezza del riflesso di startle (ossia una sua inibizione durante la visione di immagini piacevoli ed un suo potenziamento durante la visione di immagini spiacevoli). Questi tratti psicopatici non influenzavano però la valutazione soggettiva self-report delle immagini emozionali: esse erano valutate nello stesso modo in cui le valutavano i partecipanti non psicopatici. Anomalie nell’elaborazione degli stimoli emozionali si manifestavano quindi a livello fisiologico indipendentemente dai self-reports. Analogamente Justus e Finn (2007) hanno riscontrato un’assenza del tipico potenziamento dello startle in uomini non incarcerati e con elevati tratti di psicopatia. Sutton, Vitale e Newman (2002) hanno riportato un’attenuazione del riflesso in donne psicopatiche incarcerate durante l’esposizione a stimoli spiacevoli, mentre Anderson, Stanford, Wan e Young (2011) hanno rilevato la medesima tendenza in donne non incarcerate. Anche in questo caso quindi l’impiego di una misura psicofisiologica quale il riflesso di startle potrebbe essere di fondamentale importanza nella rilevazione di alterazioni nell’elaborazione affettiva di persone con psicopatia, che manifesterebbero invece valutazioni nella norma con l’utilizzo di procedure di misurazione comportamentali e soggettive.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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