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Giovinezza e Salute: i canoni di bellezza femminile

Alcuni tratti femminili risultano più desiderabili di altri, anche nelle diverse culture: la psicologia evoluzionistica ha cercato di spiegare il perché

Di Giovanni Casanova

Pubblicato il 14 Set. 2020

Da sempre e in tutte le culture gli uomini sono stati attratti da donne con determinate caratteristiche fisiche che, da una prospettiva evoluzionistica, indicherebbero l’elevato valore riproduttivo della potenziale partner

 

Da sempre e in tutte le culture gli uomini sono stati attratti da donne di giovane età e con determinate caratteristiche fisiche come un seno abbondante o uno specifico rapporto tra punto vita e fianchi. Da una prospettiva evoluzionistica tale preferenza è guidata dal criterio base che la potenziale partner abbia un elevato valore riproduttivo (Trivers, 1972). Con tale espressione si descrive il numero di figli che un individio, in base all’età e al genere, può dare alle luce.

Le donne hanno un limitato rifornimento di ovuli, la cui produzione è di circa uno al mese e tra i quaranta e i cinquant’anni termina l’età fertile. In questa prospettiva il corpo e il cervello maschile si sono evoluti in modo tale da essere attratti, in modo inconsapevole, da quelle caratteristiche osservabili in una donna che indicano una buona fertilità e un buono stato di salute e quindi un pool di geni sani da trasmettere alla prole (Symons, 1979, 1995). Infatti, mentre la giovinezza indica un lungo periodo di fertilità, la bellezza è un indicatore di salute, due caratteristiche legate all’azione degli ormoni della femminilità: gli estrogeni.

Certo, sia uomini che donne esprimono entrambi una preferenza per partner intelligenti, comprensivi e con cui condividere i propri valori, ma come è emerso da diverse ricerche, la bellezza fisica ricopre un ruolo molto più importante nelle donne che negli uomini (Buss et al. 2001). Le differenze tra uomini e donne nella scelta del partner si estendono anche a culture non occidentali e rimangono pressoché invariate indipendentemente dal gruppo etnico o religioso (Cunningham et al. 1995; Jones, 1996). Le preferenze maschili, per compagne fisicamente attraenti, sono il prodotto di un meccanismo psicologico specifico che va oltre la variazione culturale.

Per il sesso femminile invece l’aspetto fisico ha molto meno valore rispetto ad altre caratteristiche, come l’affidabilità, stabilità emotiva, maturità e operosità nella scelta del compagno a lungo termine (Buss et al. 1990; Lund et al. 2007). Il grande investimento del sesso femminile nella fasi della gestazione, nutrizione e protezione di un figlio richiede molte energie e tempo. L’evoluzione ha fatto sì che la donna sia perciò molto più selettiva nella scelta del partner rispetto al maschio, che invece è molto più competitivo per l’accesso al sesso femminile (Trivers, 1972).

In generale i canoni di bellezza femminile sono ricorrenti in tutte le culture, ma alcune caratteristiche possono variare maggiormente da un contesto culturale ad un altro e da un’epoca ad un’altra e uno di questi è la corporatura e la predilezione per un corpo più o meno grasso. Si pensi ad esempio all’Età della Pietra e alle Veneri Paleolitiche le cui curve pronunciate e il seno abbondante erano la rappresentazione della fertilità e prosperità nonché di donna ideale. In certi contesti odierni la situazione non è molto differente. Si è visto in effetti che nelle culture caratterizzate da ristrettezza di cibo e in via di sviluppo gli uomini ritengono più attraenti donne più corpulente e con una maggiore quantità di grasso corporeo. In questi contesti la robustezza segnala appunto salute, benessere e un buono stato economico (Rosenblatt, 1974; Sugiyama, 2005). Non è il caso invece dei paesi post industrializzati e ad alto reddito dove c’è abbondanza di cibo, come il nostro, in cui la relazione è invertita e un corpo magro e asciutto è percepito come più attraente rispetto ad un fisico più robusto (Symons, 1979).

Molte evidenze hanno mostrato che il rapporto vita e fianchi rappresenta un accurato indice sia dello stato di salute a lungo termine che del valore riproduttivo ed, in generale, le donne con un basso rapporto vita-fianchi sono valutate come più attraenti rispetto a quelle con elevato rapporto vita-fianchi (Singh, 1993; Singh e Young, 1995)

La femminilità del viso è tra i più importanti indici di attrattività delle donne (Gangestad e Scheyd, 2005; Rhodes, 2006). Caratteristiche come occhi grandi, fronte ampia e pelle soffice, che caratterizzano il viso dei neonati e dei bambini, vanno a costituire la cosiddetta baby face. Questa configurazione di tratti è in grado di elicitare risposte istintive di accudimento e cura da parte degli adulti e combinata con caratteristiche facciali che segnalano la maturità sessuale, come zigomi alti e labbra piene, aumentano significativamente il sex appeal di una donna. Non a caso molte donne quando si truccano enfatizzano questi tratti, fanno sembrare gli occhi più grandi, gli zigomi più pronunciati, le labbra più in carne, la pelle più uniforme e luminosa. Un altro segnale dell’età e salute di una donna è infatti la qualità della pelle, un colorito omogeneo, intenso e senza macchie è percepito come più attraente, giovane e in salute (Sugiyama, 2005).

Anche la lunghezza delle gambe, così come un’andatura dinamica e giovanile, sono aspetti importanti nei giudizi di attrazione di una donna. Entrambi i sessi, nel nostro contesto culturale, giudicano seducenti una donna con gambe più snelle e lunghe ed è per questo motivo che l’utilizzo di tacchi è così frequente e risulta particolarmente efficace in tal senso (Bertamini e Bennet, 2009; Swami et al. 2006). Non a caso, Marilyn Monroe disse:

Non so chi abbia inventato i tacchi alti, ma tutte noi donne dobbiamo molto a lui!

È fuori dubbio l’importanza delle forze sociali e culturali nel determinare il valore che viene attribuito alla bellezza e nell’indirizzare le preferenze maschilli. La pressione diffusa e costante dei mass media ha progressivamente delineato, nel corso degli anni, un determinato ideale di bellezza spesso idealizzando la magrezza anche con conseguenze molto gravi tra gli adolescenti e i giovani adulti. A partire dagli anni 90′ infatti la prevalenza dei disturbi alimentari, come l’anoressia nervosa e la bulimia, è stata in costante aumento colpendo più frequentemente il sesso femminile nella fascia di età compresa tra i 12 ed i 25 anni ed è attualmente uno dei temi più importanti e delicati in ambito clinico (Treasure et al. 2010).

Spiegazioni di tipo sociologico e culturali non escludono però le ipotesi fino ad ora discusse. Al di là degli standard che ci vengono proposti, ancora oggi, come per i nostri antenati, resta il fatto che siano giovinezza e bellezza a concorrere nel garantire il successo riproduttivo della donna.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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