expand_lessAPRI WIDGET

Diventare uomini. Relazioni maschili senza oppressioni (2016) di Lorenzo Gasparrini – Recensione del libro

"Diventare uomini. Relazioni maschili senza oppressioni" aiuta a cogliere proposte antisessiste in un contesto in cui è diffusa la discriminazione di genere

Di Massimo Zedda

Pubblicato il 05 Mag. 2020

Aggiornato il 20 Mag. 2020 14:13

Diventare uomini. Relazioni maschili senza oppressioni è una lettura scorrevole e chiara, che denota la preparazione dell’autore sulle tematiche trattate e la profonda sensibilità nel cogliere gli aspetti culturali che possono ferire l’animo di alcuni gruppi di persone.

 

Uno dei più noti quotidiani sportivi, dove la presenza di spazio editoriale dedicato al gioco del calcio è la più importante, è colorato di rosa; la maglia rosa identifica invece in ciclismo italiano.

Calcio e ciclismo: ma sono sport maschili nelle rappresentazioni mentali della popolazione! Dunque qual è il motivo di caratterizzarli di rosa?

Il rosa è notoriamente il colore delle femmine!

Il fiocco rosa appeso davanti le abitazioni indica la nascita di una bambina, la quale, successivamente, indosserà probabilmente un vestitino rosa.

Sono esempi di concetti sessisti, trasversali nella società patriarcale; lo sport dei maschi e lo sport delle femmine. Così come rosa e azzurro.

Lorenzo Gasparrini, nel suo libro Diventare uomini. Relazioni maschili senza oppressioni, aiuta a cogliere i meccanismi fini e le proposte antisessiste. Utilizza un approccio di scrittura dove le idee, le storie, la ragione ma anche la epistemologia, aiutano il lettore nella comprensione di concetti nuovi, non troppo complicati, ma spesso difficili da interiorizzare.

Così scopriamo che in origine il colore rosa era associato alla virilità, alla forza e al valore agonistico maschile. Ad alcuni potrebbe sembrare strano, irreale.

Nello specifico del mio lavoro quotidiano come psicoterapeuta e sessuologo mi imbatto spesso nell’ansia da prestazione, tematica più volte trattata nel testo; essa causa sofferenza e disagio nelle dimensioni di vita.

Sovente mi accorgo che il motore profondo e attivante è la prestazione, la competizione, la ricerca di perfezione, non poter sbagliare pena la sofferenza.

Nelle parole dell’autore trovo accordo rispetto una delle possibili, o la più probabile, tra le cause: l’educazione patriarcale; essa viene acquisita passivamente e contestualmente all’appartenenza alla società in cui si nasce, ci si sviluppa e si vive.

Difatti, nel capitolo sull’adolescenza, l’autore sostiene che il modello machista a cui aderire è quello virile del maschio eterosessuale vincente; così i rapporti che si definiscono non sono appoggiati su un pavimento di cooperazione, ma bensì in posizione antagonista gerarchica. Nulla è alla pari, i generi sono o sopra o sotto, non esiste reciprocità. Emerge la prestazione continua.

Il bullismo, il femminicidio e la “giustificazione del perpetratore” sono esempi di comportamenti rintracciabili attorno a noi, spesso guidano la nostra azione in modo automatico e inconsapevole. Su questo punto, nel libro l’autore propone un lavoro su se stessi per scoprire i piccoli errori che commettiamo, errori non sovrapponibili ai reati che coinvolgono la volontà. Emerge in tal senso la giustificazione espressa e spesso condivisa delle violenze, la cui lettura riporta al raptus del perpetratore, alla minigonna indossata dalla vittima per indurre nel violento/stupratore un comportamento sul quale non ha controllo, la gelosia, la sofferenza dell’abbandonato, ecc.

La pornografia viene trattata sempre nel capitolo dedicato all’adolescenza, anzi viene letta in chiave di industria della pornografia, che negli adolescenti trae maggior consenso.

Cosa ne pensa il “filosofo femminista”? Gasparrini sostiene che in Italia non viene raccontato che “chi consuma pornografia finanzia, in modo più o meno diretto, attività criminali e violenze di genere: è la constatazione di quanto accade in questa realtà economica.”

Il libro è composto da 170 pagine, la lettura è scorrevole e chiara, denota la preparazione dell’autore sulle tematiche trattate e la profonda sensibilità nel cogliere gli aspetti culturali che possono ferire l’animo di alcuni gruppi di persone. Il rischio è l’emarginazione di “minoranze” o il pregiudizievole accesso di esse in alcuni ambiti sociali e/o professionali.

Le minoranze di cui si fa riferimento vengono caratterizzate con parametri esclusivamente sessisti, dove quella del maschio eterosessuale rappresenta la classe che gode di maggior vantaggi e privilegi.

Cinque capitoli (quattro più l’introduzione) formano il testo.

Nell’introduzione possiamo leggere alcune definizioni e argomentazioni utili per la comprensione del seguito. Ma anche come arricchimento culturale personale!

Dopodiché tre capitoli narrano la formazione del sessismo rappresentato esso stesso come un percorso, come il viaggio che ognuno di noi percorre dall’infanzia fino all’età adulta, passando attraverso l’adolescenza, l’età definita come inventata.

La tematica in ogni tappa è descritta in modo approfondito.

La lettura termina col capitolo dal titolo evocativo su come “Ci sono molti modi diversi di essere uomini”.

Ma ahimè, le persone che ritengono ci siano modo diversi, dovrebbero essere a conoscenza che tali alternative comportamentali presentano un prezzo da pagare. “La normalità di milioni di uomini eterosessuali è intrisa di sessismi di ogni tipo, di forme di violenza esercitate verso altri generi e orientamenti sessuali e verso i suoi simili, uomini eterosessuali, che non sembrano aderire a quella normalità.”

E’ amplia la bibliografia presente nel libro! Essa è raccolta alla fine di ogni capitolo e permette di rintracciare le fonti. Le argomentazioni sono arricchite di validazione bibliografica, non espresse come dogmi ma attivatrici di riflessione su di sé e il mondo.

 

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Gasparrini L. (2016). Diventare uomini. Relazioni maschili senza oppressioni. Settenove.
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Stereotipi di genere, ruolo sociale e scelte professionali - Psicologia
Stereotipi di genere, ruolo sociale e scelte professionali

Fin dalle prime fasi della sua vita, l’infante è esposto alle influenze sociali di genere, che danno un taglio differente al proprio modo di essere.

ARTICOLI CORRELATI
I rischi di una mente veloce: dalle euristiche allo stigma

La psicologia sociale ha studiato come alcune modalità di elaborazione cognitiva, seppur spesso funzionali, possano nascondere dei rischi

La “peak-end rule”: come le emozioni definiscono i nostri ricordi

Secondo la peak-end rule le nostre esperienze vengono giudicate in base ai momenti estremamente positivi o negativi e alla loro conclusione

WordPress Ads
cancel