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Stereotipi di genere, ruolo sociale e scelte professionali

Fin dalle prime fasi della sua vita, l’infante è esposto alle influenze sociali di genere, che danno un taglio differente al proprio modo di essere.

Di Vincenzo Amendolagine

Pubblicato il 10 Set. 2019

Gli stereotipi legati al sesso condizionano i bambini fin dalle prime fasi della loro vita e continuano ad agire, in maniera inconsapevole, dirigendo le volizioni relative ad un probabile futuro lavorativo.

 

Il ruolo che ciascun individuo svolge nei contesti che caratterizzano la sua vita è influenzato dall’appartenenza al genere maschile o femminile. Questo ruolo può essere sintonico o distonico rispetto alle aspettative sociali differenti che si hanno in base al sesso dell’individuo. Fin dalle prime fasi della sua vita, l’infante è esposto alle influenze sociali di genere, che danno un taglio differente al proprio modo di essere. A cementare la sintonia fra il proprio modo di condurre la vita e il genere di appartenenza interviene anche il condizionamento mass – mediatico precoce. L’interiorizzazione degli stereotipi di genere dirige, anzitempo, il modo di pensare, le credenze, gli interessi e le scelte dei giochi e dei giocattoli dei bambini e delle bambine. Relativamente all’origine degli stereotipi di genere sono state proposte due differenti teorie. Secondo la teoria dello schema di genere, proposta da Bem (1981), un ruolo cardine nella nascita degli stereotipi di genere lo svolge l’osservazione. La teoria del ruolo sociale, proposta da Eagly e Wood (2011), afferma che i differenti ruoli sociali, svolti da uomini e donne, si strutturano in base alle differenti credenze che le persone hanno relativamente alle caratteristiche maschili e femminili di personalità.

Keywords: ruolo sociale, stereotipi di genere, teoria dello schema di genere, teoria del ruolo sociale.

Il ruolo e l’appartenenza al genere

Il ruolo che ciascun individuo svolge nei contesti che caratterizzano la sua vita è influenzato dall’appartenenza al genere maschile o femminile. In pratica, questo ruolo può essere sintonico o distonico rispetto alle aspettative sociali differenti che si hanno in base al sesso dell’individuo (Eagly e al., 2000).

Fin dalle prime fasi della sua vita, l’infante è esposto alle influenze sociali di genere, che danno un taglio differente al proprio modo di essere. Il condizionamento sociale, che induce a strutturare la propria vita in obbedienza agli stereotipi sessuali, viene promosso dagli attori sociali con cui il bambino entra in relazione, ovvero i genitori, la parentela allargata, gli insegnanti e i coetanei.

A cementare la sintonia fra il proprio modo di condurre la vita e il genere di appartenenza interviene anche il condizionamento mass – mediatico precoce, che propone ruoli sociali nettamente differenti per il genere maschile e femminile (Murnen e al., 2016; Reich e al., 2018). A questo riguardo, se si analizzano, per esempio, i programmi di prima serata che i bambini guardano più frequentemente, appare netta la distinzione del ruolo lavorativo in base al sesso. Di fatto, gli uomini sono rappresentati in lavori in cui predomina l’affermazione di sé come individui, le donne, invece, svolgono ruoli meno importanti, sovente legati all’accudimento della “focolarità”, intendendo con tale costrutto tutte le attività che gravitano intorno al focolare domestico (accudimento della casa, cura della prole ecc.) (Lauzen e al., 2008).

Chiaramente l’interiorizzazione degli stereotipi di genere dirige, anzitempo, il modo di pensare, le credenze, gli interessi e le scelte dei giochi e dei giocattoli dei bambini e delle bambine (Bian e al., 2017; Golden e Jacoby, 2018). A tal proposito, gli stereotipi di genere intervengono sulla percezione di sé in funzione dei processi apprenditivi scolastici. Infatti, nel periodo della scuola primaria i bambini pensano di essere meno portati per la lettura, mentre le bambine credono di avere una minore propensione per l’informatica e per le scienze (Freedman – Doan e al., 2000).

Gli stereotipi legati al sesso condizionano, quindi, i bambini fin dalle prime fasi della loro vita e continuano ad agire, in maniera inconsapevole, dirigendo le volizioni relative ad un probabile futuro lavorativo. In tal senso, le bambine, con più frequenza, pensano di poter svolgere, una volta divenute adulte, delle professioni legate alla cura della salute oppure di dedicarsi all’insegnamento o di accudire esclusivamente la propria futura famiglia, mentre i bambini hanno aspirazioni che spaziano dall’ambito scientifico a quello tecnologico, dall’ambito ingegneristico a quello matematico (Beed e al., 2011). Attualmente molti Stati, grazie ad organismi governativi che si occupano di pari opportunità, stanno implementando nella popolazione la scelta di percorsi lavorativi distonici con gli stereotipi di genere.

Stereotipi di genere: due teorie sulla loro origine

Relativamente all’origine degli stereotipi di genere sono state proposte due differenti teorie. Secondo la teoria dello schema di genere, proposta da Bem (1981), un ruolo cardine nella nascita degli stereotipi di genere lo svolge l’osservazione. In altri termini, attraverso l’osservazione il bambino apprende le conoscenze che si traducono in schemi cognitivi, che ipotecano i comportamenti. Per esempio, una bambina che sceglie una bambola per giocare lo fa in seguito ad un ragionamento. In pratica, ella ha osservato nei differenti contesti empirici che la bambola è un giocattolo per bambine. Da questa datità osservativa discende uno schema cognitivo, ovvero la bambina pensa che, appartenendo al sesso femminile, deve anche lei giocare con le bambole, perché questo è un giocattolo femminile (Olsson e Martin, 2018). Questi schemi cognitivi di genere influenzeranno tutte le scelte che verranno fatte anche successivamente, ossia si effettuerà una cernita di esse in base alla congruenza con il genere di appartenenza.

La teoria del ruolo sociale, proposta da Eagly e Wood (2011), afferma che i differenti ruoli sociali, svolti da uomini e donne, si strutturano in base alle differenti credenze che le persone hanno relativamente alle caratteristiche maschili e femminili di personalità. Da queste credenze discendono i preconcetti di genere, ovvero che le donne sono più portate verso ruoli di accudimento sociale, che hanno come paradigma di fondo la protezione e la cura; invece, gli uomini sono più predisposti verso ruoli sociali che permettono l’affermazione di sé e il dominio sugli altri. In virtù di queste credenze, i genitori sviluppano nei confronti dei propri figli delle teorie attributive differenti. Solitamente, essi attribuiscono il successo delle proprie figlie al loro impegno, in quanto esse non sono naturalmente portate all’autoaffermazione, mentre il successo dei propri figli maschi è imputato al talento innato e alle caratteristiche biologiche legate al sesso, che li rendono capaci di affermarsi in campo sociale (Eagly e Wood, 2013).

In conclusione, i ruoli sociali e le scelte lavorative maschili e femminili sono ipotecati dagli stereotipi di genere. Per spiegare la nascita di essi sono state proposte due teorie, ovvero la teoria dello schema di genere e la teoria del ruolo sociale.

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Vincenzo Amendolagine
Vincenzo Amendolagine

Medico, psicoterapeuta psicopedagogista. Insegna come Professore a contratto presso la Facoltà/Scuola di Medicina dell’Università di Bari Aldo Moro.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Beede, D., Julian, T., Langdon, D., McKittrick, G., Khan, B., Doms, M. (2011). Women in STEM: A Gender Gap to Innovation. https://files.eric.ed.gov/fulltext/ED523766.pdf DOI: 10.2139 /ssrn.1964782
  • Bem, S., L. (1981). Gender schema theory: a cognitive account of sex typing. Psychol.Rev., 88, 354–364. DOI: 10.1037/0033-295X.88.4.354
  • Eagly, A. H., Wood, W. (2011). Social role theory, in van Lange P., Kruglanski, A., and Higgins, E., T. eds,  Handbook of Theories in Social Psychology, Vol. 2, Thousand Oaks, CA: Sage Publications, 458–476.
  • Eagly, A., H., Wood, W. (2013). The nature–nurture debates: 25 years of challenges in understanding the psychology of gender. Perspect. Psychol. Sci., 8, 340–357. DOI: 10.1177 / 174569 1613484767
  • Eagly, A., H., Wood, W., Diekman, A., B. (2000). Social role theory of sex differences and similarities: a current appraisal, in Eckes, T., Trautner, H., M. eds, The Developmental Social Psychology of Gender, Mahwah, NJ: Erlbaum, 123–174.
  • Freedman-Doan, C., Wigfield, A., Eccles, J., S., Blumenfeld, P., Arbreton, A., Harold, R., D. (2000). What am I best at? Grade and gender differences in children’s beliefs about ability improvement. J. Appl. Dev. Psychol., 21, 379–402.DOI: 10.1016/S0193-3973(00)00046-0
  • Lauzen, M., M., Dozier, D., M., Horan, N. (2008). Constructing gender stereotypes through social roles in prime-time television. J. Broadcast. Electronic Media, 52, 200–214. DOI: 10.1080/08838150801991971
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