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Stiamo realmente raggiungendo la parità di genere?

Secondo alcuni ricercatori lo studio della parità di genere nelle diverse professioni si basa sull'analisi di due fattori principali: pregiudizi e omofilia.

Di Gaspare Vezio

Pubblicato il 10 Mag. 2019

Esiste davvero la parità di genere? Se pensiamo al mondo lavorativo, quasi la metà della forza lavoro è composta da donne ma nelle gerarchie delle organizzazioni (accademiche, mediche, aziendali e governative, etc) i livelli più alti sono occupati prevalentemente dagli uomini.

 

Alcuni ricercatori dell’Università dell’Illinois hanno sviluppato un modello matematico che simula l’ascesa gerarchica delle donne in varie professioni, utilizzando come fattori principali le componenti che hanno un ruolo attivo come il pregiudizio e l’omofilia, intesa come la tendenza a preferire persone simili a se stessi. Questo lavoro rispetto agli altri, ha riscontrato come la parità di genere non possa essere raggiunta senza un intervento deliberato in determinati campi, per raggiungere questo obiettivo è necessario dunque fare delle scelte nette e ben indirizzate.

Lo studio

Questo modello è stato convalidato attraverso l’analisi di un database frazionato per il genere considerando lo scorrere del tempo come variabile per 16 gerarchie professionali. Sono stati individuati due tasselli importanti nei processi decisionali per l’ascesa gerarchica: coloro che chiedono le promozioni e chi le concede.

Molti studi prima di questo hanno analizzato il pregiudizio nell’ambito della parità di genere in chi ha il potere di influenzare coloro che possono concedere promozioni, anche se non hanno considerato il processo per cui molte volte le persone si auto-segregano in base al genere (per esempio nella ricerca di un lavoro si potrebbe tendere per un’organizzazione che ha un comitato di selezione misto poichè dei valutatori appartenenti ad un unico genere potrebbero causare disagio nel processo di selezione).

Dalla ricerca appare che nei campi con un’omofilia forte, per esempio l’ingegneria, i livelli più alti delle gerarchie dovrebbero risultare dominati da soli uomini oppure da sole donne. Inoltre nei campi con pregiudizi particolarmente marcati contro le donne come il mondo accademico nelle aree della chimica, della matematica o dell’informatica, senza espliciti interventi esterni la parità di genere non può essere raggiunta nei livelli più alti di leadership. Invece in campi come la medicina e la giurisprudenza, non si assiste ad un influenza di queste componenti sulla parità di genere, ma il modello matematico prevede che la parità di genere sarà pian piano raggiunta in relazione alle tempistiche del turnover.

In conclusione

I ricercatori con questa simulazione matematica hanno individuato le aree su cui si potrebbe lavorare maggiormente per contrastare l’assenza di parità di genere, finanziando ad esempio dei progetti per arginare i pregiudizi di genere, per esempio formando e sensibilizzando chi si occupa del reclutamento lavorativo, ma anche attraverso delle politiche che impongano un numero di promozioni alle donne che corrisponda al pool di candidati. Similmente, nei campi con forte omofilia, nei comitati posti alle assunzioni potrebbero essere inserite attivamente donne o rendere più visibile la sotto rappresentazione del genere femminile in quel determinato campo.

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