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Alimentazione e pandemia: il rapporto col cibo durante la quarantena

L'alimentazione assume la funzione consolatoria o di valvola di sfogo, si mangia per distrarsi, interrompere la noia, soffocare il senso di solitudine

Di Elena Iannelli

Pubblicato il 15 Mag. 2020

L’alimentazione diventa una strategia di gestione delle nostre emozioni. E siccome la situazione in cui siamo sta mettendo a dura prova molti di noi, secondo diversi psicologi e psicoterapeuti lo stress di questo periodo diventa un forte rischio per una slatentizzazione di dinamiche disfunzionali rispetto all’uso del cibo, o per un’accentuazione di difficoltà e disturbi già esistenti.

 

E’ già da diversi mesi che le vite di tutti sono state travolte da questa pandemia; le restrizioni a cui siamo obbligati hanno portato grossi cambiamenti e avuto conseguenze importanti sullo stato d’animo delle persone per via dell’incertezza e delle preoccupazioni costanti; mai come in questo periodo sta emergendo la necessità di tutelare lo stato di salute mentale della popolazione.

Questa emergenza ci ha costretti ad un riadattamento della routine quotidiana, con non poche difficoltà, che se anche ci appare ormai un tantino superata visti i primi segnali di riapertura del nostro Paese, siamo lontani dall’esserne effettivamente fuori. Anzi, sicuramente questa nuova fase comporterà un ulteriore riadattamento, porterà con sé ancora tanta incertezza e preoccupazione, così come nuove possibilità da esplorare (in positivo si spera!).

E in tutto questo, ci si è chiesti: “l’Alimentazione che ruolo ha giocato e continua a giocare?”. Il cibo in effetti ha sempre un ruolo importante nella vita degli esseri umani e, soprattutto in questo periodo, ne è stato protagonista. Basta farsi un giro sui più importanti social per renderci conto che la “saggezza popolare” (in modalità perlopiù ironiche) già da subito ha intercettato il legame tra questa situazione, fonte di nuovi stress e fatiche emotive, e il ruolo che il cibo può giocare (soprattutto in termini di iperalimentazione); ed infatti, uno degli aspetti che ci spingono ad assumerlo è proprio il nostro stato emotivo. “Mangiate per consolarvi o per distrarvi” (Beck J., 2013). Questa frase di Judith Beck racchiude proprio il significato di quella che solitamente viene chiamata Fame nervosa o emotiva: ovvero quando si mangia anche se non si ha davvero bisogno di cibo (nutrirsi), ma a causa di stimoli emotivi, così, in questo caso, il cibo diventa una strategia di gestione delle nostre emozioni. E siccome la situazione in cui siamo sta mettendo a dura prova molti di noi, secondo diversi psicologi e psicoterapeuti lo stress di questo periodo diventa un forte rischio per una slatentizzazione di dinamiche disfunzionali rispetto all’uso del cibo, o per un’accentuazione di difficoltà e disturbi già esistenti.

Spesso, nella nostra nuova quotidianità, stiamo provando emozioni negative come tristezza, ansia e irritabilità, o ancora, solitudine, confusione e frustrazione, possiamo avere paura di queste emozioni e sentirci impotenti o vulnerabili. In questo caso ecco che il cibo assume la funzione consolatoria o di valvola di sfogo. Si mangia per placare un’emozione indesiderata, per distrarsi dai pensieri sull’incertezza lavorativa o sulla paura di contagiarsi, per interrompere la noia o la frustrazione di dover stare in casa, per soffocare il senso di solitudine o riempire il vuoto di certe giornate. Si può arrivare fino ad abbuffarsi, a mangiare e continuare a spizzicare per tutto il giorno in modo automatico e solitamente lo si fa con cibi ad “alto gradimento”, i cibi preferiti, dolci o salati, o meglio ancora molto grassi, perché inducono un certo grado di piacere quando li assumiamo e per un po’ ci fanno dimenticare di cosa ci disturba interiormente. Usare il cibo in questo modo effettivamente ci fa evitare di affrontare una difficoltà o qualcosa di indesiderato perché il cibo, come già detto, ci dà piacere immediato e poi è più facile da tenere sotto controllo, ad esempio, quando oscilliamo tra l’abbuffata e il reprimerci; in quel caso è più facile spendere energie mentali, emotive e comportamentali sul controllo del peso, delle calorie, delle quantità di cibo e dell’attività fisica per compensare, piuttosto che ad esempio, sull’insoddisfazione e l’incertezza lavorativa che si sta vivendo, o sulla crisi coniugale che durante l’emergenza e la convivenza forzata si è acutizzata, o sul sentirsi non in grado di gestire i propri figli in casa, che sembrano fare più capricci del solito.

Chiaramente concedersi delle volte qualcosa in più per il gusto di assaporarlo e avere un momento di piacere (proprio perché stiamo vivendo un periodo particolare e difficile) non è di per sé sbagliato o pericoloso, anzi, ma quando questa diventa una sorta di abitudine, magari fuori controllo e automatica, allora un problema può insidiarsi. E dunque anche in questi tempi può essere utile cominciare a riflettere sul ruolo che il cibo e le emozioni stanno avendo nella nostra vita e attrezzarsi.

Ecco alcuni spunti da cui cominciare: da un punto di vista della gestione quotidiana del cibo, alcuni ricercatori dell’ISS e del CREA (2020) ribadiscono l’attenzione a cibi grassi, ad alimenti e bevande zuccherate e a un eccesso di carboidrati in favore di quegli alimenti importanti per il nutrimento; l’attenzione agli eccessi e quindi al tenere d’occhio le porzioni in vista anche del minor movimento fisico; l’attenzione a non riempire eccessivamente frigo e dispensa e non far diventare il tavolo di lavoro un luogo pieno di snack vari aumentando così il rischio di spizzicare continuamente. Auspicano inoltre, di poter “cogliere l’occasione per trasformare questa situazione in una nuova opportunità di salute, modificando in meglio le nostre abitudini alimentari e limitando gli eccessi e i comportamenti alimentari errati che possono influire negativamente sulla salute”.

Da un punto di vista di gestione emotiva del nostro rapporto col cibo invece, ecco delle indicazioni su cui riflettere:

  • allenare la consapevolezza e la presenza mentale per imparare a portare l’attenzione al momento presente intenzionalmente e non in modo automatico, per riconoscere cosa scatena la nostra fame e cosa davvero ci sta rendendo inquieti;
  • imparare a riconoscere e gestire i propri pensieri e il dialogo con se stessi, soprattutto quando sono sabotanti e non supportivi, quando sono catastrofizzanti e non ci aiutano a trovare possibili soluzioni alternative per tranquillizzarci finendo quindi per ricorrere principalmente al cibo. “L’arte di tranquillizzare e confortare se stessi è una capacità fondamentale della nostra vita” (Goleman, 2012)
  • imparare a riconoscere e conoscere le proprie emozioni (che è frutto della consapevolezza) e cosa eventualmente ci vogliono dire; è importante poterle normalizzare e comprendere al fine di renderle appropriate e gestirle al meglio. Attraverso queste possiamo individuare i nostri reali bisogni e darci così la possibilità di trovare una strada per soddisfarli, (anche durante una pandemia che ci chiede di rivedere la nostra vita, di ridefinire e rinegoziare i nostri bisogni per adattarci nel modo più realistico e significativo possibile);

Infine, qualora si riconosca di avere estrema difficoltà in questa fase, e di non riuscire da soli a gestire il proprio rapporto col cibo, sono tanti gli enti, le associazioni e i professionisti della salute mentale che si sono attrezzati per continuare a dare supporto in questo periodo nel rispetto delle disposizioni imposte; chiedere aiuto potrà dunque essere un regalo davvero importante da fare a se stessi.

 

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Beck,  J. S. (Ed. 2013). Dimagrire con il metodo Beck. Trento: Erickson
  • Goleman, D. (Ed. 2012).  Intelligenza emotiva. Cos’è e come può renderci felici. BUR Rizzoli
  • Della Grave, R. (2020). Malattia da coronavirus 2019 e disturbi dell’alimentazione. Consultato qui il 30 Aprile 2020.
  • Censi, L., Ghiselli, A., Nardone, P., Rossi, L., Silano, M. Spinelli, A., (2020). Alimentazione durante l’emergenza COVID-19. Consultato qui il 30 Aprile 2020.
  • Coronavirus, psicologi: "Dipendenza tecnologica e disturbi alimentari in crescita" . (2020, 24 marzo). Consultato qui il 30 aprile 2020.
 
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