L’epidemia di COVID-19 ha causato gravi minacce alla salute fisica e alla vita delle persone. Ha anche innescato una vasta gamma di problemi psicologici, come disturbo da panico, ansia e depressione.
Alcuni studi hanno indagato il disagio psicologico nella popolazione generale della Cina durante l’epidemia di COVID-19. Al centro di tali disagi c’è la minaccia dell’integrità della società e del senso di sicurezza percepita. Emergenze come queste ci hanno fatto comprendere che la nostra società necessità di una riconfigurazione al termine di questa epidemia.
I punti focali riguardano:
- l’attenzione volta a gruppi vulnerabili come i giovani, anziani, donne e lavoratori migranti;
- potenziamento dell’accessibilità alle risorse mediche e al sistema di servizio sanitario pubblico;
- pianificazione strategica a livello nazionale e coordinamento per il primo soccorso psicologico;
- potenziamento del sistema di telemedicina e supporto psicologico on-line;
- miglioramento del sistema di prevenzione e intervento, compreso il monitoraggio epidemiologico, lo screening e un intervento mirato finalizzato a prevenire il disagio psicologico prevenendo ulteriori problemi di salute mentale.
L’insorgenza di malesseri, difficoltà e sofferenze (letteratura scientifica “in calce”) si riferiscono alle sensazioni di solitudine, negazione, ansia, depressione, insonnia e disperazione, che possono ridurre l’aderenza al trattamento. Possiamo distinguerli in base alle condizioni o alla circostanza vissuta, essenzialmente:
- infetti;
- possibili infetti (con alta probabilità di essere stati contagiati);
- individui sani che temono l’infezione;
- soggetti in quarantena;
- giovani;
- anziani o soggetti con salute precaria.