Una recente ricerca ha indagato alcune specificità della Love Addiction, in particolare la relazione tra Love Addiction ed ansia di stato, nonché tra Love Addiction e stile relazionale ansioso. Infatti l’ansia, secondo il modello teorico suggerito da Sassaroli (Fiore, Ruggiero & Sassaroli, 2013), sembrerebbe essere un fattore importante nel funzionamento cognitivo del dipendente affettivo: l’ansia assumerebbe un ruolo importante nel mantenimento del disturbo.
Introduzione
La Dipendenza Affettiva (o Love Addiction) può essere inquadrata nel campo generale delle “nuove dipendenze”, classe di disturbi eterogenei (come la dipendenza dal gioco d’azzardo, da lavoro, da internet) caratterizzata da un forte coinvolgimento in comportamenti ripetitivi e persistenti, che compromettono in maniera significativa la vita relazionale, sociale e professionale della persona (Fiore, Ruggiero & Sassaroli, 2013).
Come ci insegnano gli studi sull’attaccamento, il bisogno di vicinanza fisica e psicologica ad un altro essere umano è un bisogno fondamentale dell’individuo.
Si parla di Love Addiction quando la ricerca dell’altro è ossessiva, caratterizzata da continue richieste di assoluta devozione e di rinuncia da parte dell’amato, chiusura ed evitamento sociale, totale dedizione ai voleri dell’altro e da un mancato riconoscimento delle proprie necessità, bisogni, desideri e persino della propria identità (Fisher, 2006; Sussman &Ames, 2008).
Si tratta di un disturbo molto spesso pericoloso, in quanto il soggetto dipendente affettivo tende a coinvolgersi in relazioni invischianti con persone tendenzialmente violente ed aggressive verso le quali innesca la propria dipendenza, atta a colmare antichi vuoti affettivi.
La Love Addiction è una patologia ancora poco conosciuta, che solo in anni recenti è diventata oggetto di interesse nell’ambito della ricerca scientifica, probabilmente perché quella delle “nuove dipendenze” è, in generale, una categoria clinica che è emersa soprattutto a partire dagli ultimi anni. Di fatto, tale disturbo non ha ancora trovato spazio nell’ambito di una classificazione ufficiale, tuttavia si tratta di un fenomeno sempre più riscontrabile nel contesto dell’attività clinica (Manfredi, 2016).
Per non ritrovarci dunque spaesati e disorientati rispetto a chi ci porta problematiche di questo genere, è importante allora orientare in questa direzione l’attività di ricerca, al fine di conoscere meglio la dipendenza affettiva e procurarci gli strumenti necessari per una psicoterapia efficace.
Di conseguenza, abbiamo pensato di effettuare una ricerca che indagasse alcune specificità di questa forma di psicopatologia. In particolare ci interessava approfondire la relazione tra Love Addiction ed ansia di stato, nonché tra Love Addiction e stile relazionale ansioso. Infatti l’ansia, secondo il modello teorico suggerito da Sassaroli (Fiore, Ruggiero & Sassaroli, 2013), sembrerebbe essere un fattore importante nel funzionamento cognitivo del dipendente affettivo: l’ansia assumerebbe un ruolo importante nel mantenimento del disturbo.
Metodo
Lo ricerca è stata effettuata su un campione non randomizzato di 112 soggetti, composto dal 62,5% di soggetti femminili e dal 37,5% di soggetti maschili. Non è stato applicato alcun criterio di esclusione salvo la richiesta di adesione al consenso informato.
I test sono stati somministrati on-line, tramite l’utilizzo della piattaforma Google Moduli.
La Dipendenza Affettiva è stata misurata tramite l’utilizzo del Love Addiction Screening Test (LAST), composto da 25 items. Lo strumento self-report valuta la presenza di caratteristiche legate alla dipendenza affettiva, quali ad esempio il coinvolgimento totale nella relazione con il partner e una vita sociale limitata, oppure l’ebbrezza provata in relazione alla vicinanza con il partner.
La variabile “ansia di stato” e’ stata misurata mediante lo State Trait Anxiety Inventory (STAI), laddove l’ansia di stato si definisce come una interruzione del continuum emozionale, che provoca cioè una rottura nell’equilibrio emotivo della persona, che si esprime per mezzo di una sensazione soggettiva di tensione, preoccupazione, inquietudine, nervosismo, reattività (Cattel e Scheier, 1961).
Lo stile relazionale è stato invece valutato con l’utilizzo del test Experiences in Close Relationship – Revised (ECR-R) che valuta in maniera esplicita lo stile di attaccamento adulto nell’ambito delle relazioni di coppia, facendo riferimento a come il soggetto si sente nelle relazioni intime in generale e non tanto a ciò che accade in un’eventuale relazione in atto. È costituito da due scale che misurano rispettivamente la dimensione di Ansia rispetto all’abbandono e di Evitamento della vicinanza, due dimensioni che caratterizzano in modo generale il comportamento di attaccamento degli individui (Brennan, Clark & Shaver, 1998). Gli item che fanno riferimento alla dimensione dell’Ansia valutano il livello di preoccupazione nelle relazioni, la paura del rifiuto ed il desiderio di fusione con gli altri. La scala dell’Evitamento, invece, contiene item che misurano il grado di disagio nelle condizioni di vicinanza e di dipendenza, la negazione dei bisogni di attaccamento e la fiducia compulsiva in se stessi.
Analisi dei dati e risultati
I dati sono stati elaborati attraverso statistiche parametriche. Primariamente, per realizzare il modello mediazionale sono state realizzate delle statistiche preparatorie: una correlazione di Pearson che consente di verificare se possa esserci una relazione tra le variabili; successivamente una regressione lineare che permette di verificare la presenza di relazioni causa – effetto ed infine una regressione gerarchica che evidenzia l’ordine di arrivo della variabili indipendenti sulla variabile dipendente Love Addiction.
I tratti ansiosi misurati tramite il test STAI sono risultati essere il maggior predittore della Dipendenza Affettiva (p < 0.01 al test t di Student).
Anche lo stile relazionale ansioso, misurato attraverso l’utilizzo del test ECR-R, si è dimostrato correlare significativamente con la Love Addiction (p = 0.002 al test t di Student). Quest’ultima è risultata correlare invece in modo inversamente proporzionale con lo stile relazionale evitante (p = – 0.485 al coefficiente di correlazione R di Pearson).
Tramite il test statistico di Preacher & Hayes (2008), è stata inoltre confermata l’ipotesi che lo stile relazionale ansioso sia un mediatore dell’effetto dell’ansia di stato sulla Dipendenza Affettiva (p < 0.05 al test t di Student)
Discussione
Sulla base dei risultati statistici appena riportati, l’ipotesi iniziale appare dunque confermata ed è possibile affermare che l’ansia di stato risulta significativamente correlata alla dipendenza affettiva, risultandone anzi il maggior predittore tra quelli misurati, con un effetto significativo diretto sulle manifestazioni di tale patologia. La potenza dell’ansia come fattore implicato nel funzionamento cognitivo del dipendente affettivo è altresì dimostrata dall’esistenza di una correlazione statisticamente significativa tra stile relazionale ansioso e dipendenza affettiva, che suggerisce l’esistenza di un importante effetto di mediazione esercitato dai tratti ansiosi del soggetto nello sviluppo e nel mantenimento della dipendenza affettiva.
Quanto emerso apre dunque uno scenario nel quale è possibile esplorare nuove ed interessanti prospettive volte a garantire un approccio al trattamento della dipendenza affettiva a più ampio spettro.
Da un lato l’inquadramento dei fattori di tipo ansioso nello sviluppo e nel mantenimento della patologia consente un trattamento tempestivo del disturbo sulla base di quelli che sono risultati i protocolli già efficaci nella gestione della patologie collegate allo spettro ansioso. L’intervento su quelli che sono stati identificati come i principali fattori implicati nei disturbi d’ansia permetterebbe di interrompere un circolo vizioso che, all’interno del contesto relazionale, viene ad acquisire spesso una gravità ancora maggiore e una grande sofferenza dalla quale tuttavia il paziente fatica ad allontanarsi a causa della forte paura della solitudine, che costituisce forse oggi la paura più grande all’interno della nostra società che pur di starvi lontano è alla ricerca costante di nuovi mezzi di connessione digitale e tecnologica. Dall’altro lato, l’individuazione degli aspetti più nucleari e legati all’immagine di sé e alla visione del Sé con Altri consente di arrivare al nodo centrale della patologia e di predisporre le condizioni per un cambiamento duraturo. Considerato che la maggior parte delle persone che vivono una situazione di dipendenza affettiva mostra tratti di tipo ansioso, obiettivo della terapia dovrebbe essere innanzitutto la creazione di un setting in grado di offrire un senso di sicurezza tale da permettere un’esplorazione libera di sé e della relazione verso il raggiungimento dell’espressione del proprio vero Sé. Infine, dal punto di vista dell’alleanza terapeutica, l’individuazione di tali fattori potrebbe facilitare il clinico nella valorizzazione degli aspetti in grado di garantire la creazione di una relazione genuina, autentica, non giudicante e realmente di aiuto per il paziente, permettendogli di vivere l’esperienza di una relazione emotivamente correttiva. È in questo modo possibile creare le condizioni necessarie per poter aver accesso a quello che è il tema doloroso, spesso legato ad un vissuto di indegnità o non amore, che caratterizza le persone che soffrono di dipendenza affettiva.