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Covid-19. Le sei strette di mano

Ognuno potrebbe essere legato a un altro con una catena di conoscenze tramite 5 individui e questo può aver contribuito alla rapida diffusione del Covid-19

Di Manuela Agostini

Pubblicato il 18 Mar. 2020

Aggiornato il 27 Apr. 2020 15:26

La diffusione del Covid-19 porta a riflettere sulla teoria dei sei gradi di separazione, che in semiotica e in sociologia è un’ipotesi secondo la quale ogni persona può essere collegata a qualunque altra persona o cosa attraverso una catena di conoscenze e relazioni con non più di 5 intermediari.

 

Secondo l’ipotesi dei sei gradi di separazione, ognuno può essere legato ad un altro attraverso una catena di conoscenze che passa tra cinque individui. La prima formulazione della teoria non ha in realtà origine scientifica o statistica, ma si ritrova piuttosto in un racconto, intitolato Anelli della Catena, scritto nel 1929 dall’autore ungherese Frigyes Karinthy.

Universalmente, allo scrittore ungherese viene quindi attribuita la prima descrizione e illustrazione compiuta di quella che verrà chiamata, come già detto, la teoria dei sei gradi di separazione. Nel racconto si riflette su come ‘la rapidità con cui si diffondono le notizie e l’utilizzo di mezzi di trasporto sempre più veloci abbiano reso il mondo più piccolo rispetto al passato’ e non sarebbe idea stravagante rinominare tale teoria ‘sei gradi di unione’, tanto più che Karinthy sceglie consapevolmente la metafora della catena e dei suoi anelli componenti, i quali, evidentemente, si legano e legano (in francese si usa l’espressione assai appropriata ‘le sei strette di mano’). Se le estremità della catena sono effettivamente distanti e separate, e inizialmente non ‘sanno’ una dell’altra, le maglie intermedie, invece, indubbiamente fungono da stretti collegamenti.

A quasi quarant’anni di distanza dal racconto, nel 1967 il sociologo americano Stanley Milgram mise in pratica un esperimento volto a dare una conferma scientifica alla teoria, da lui battezzata ‘teoria del mondo piccolo’. Scelse alcuni cittadini americani del Midwest, e chiese loro di spedire un pacco a un abitante del Massachussets a loro del tutto estraneo. I partecipanti all’esperimento conoscevano il nome del destinatario e lo Stato dove viveva, ma non l’indirizzo. Fu quindi chiesto di inviare il pacco alla persona di loro conoscenza che ritenessero avere più probabilità di conoscere il destinatario. Questa persona avrebbe poi a sua volta eseguito lo stesso compito, fino ad arrivare a consegnare il pacco al prescelto. L’esperimento dimostrò che, per arrivare al destinatario finale, in tutti i casi ci vollero fra i cinque e i sette passaggi. La pubblicazione di questi risultati sulla rivista Psychology Today e l’eco che ne derivò portarono alla nascita dell’espressione ‘sei gradi di separazione’ come la conosciamo oggi e alla sua rapida diffusione.

Ma non si diffondono rapidamente solo notizie e pacchi. Gli stretti collegamenti diffondo tutto, anche e ovviamente le malattie.

Il Covid-19, partito felicemente dalla Cina, magari proprio attraverso sei strette di mano ci ha portati attraverso questi pochi gradi di separazione e attraverso la superficialità e l’ignoranza a questo doloroso mese.

A Marzo in Italia ci hanno detto Stop. Come uno schiaffone che arriva senza preavviso a Marzo, in Italia ci siamo tutti fermati, il nostro Presidente del Consiglio ha adottato le misure che doveva adottare, per farci aprire gli occhi. Cautamente, piano piano, settore dopo settore, sta fermando l’Italia, cercando di non trascinarci nell’isteria e cercando di proteggerci da una vera e propria pandemia e nella speranza, aggiungo, di essere esempio per il resto del mondo. Anche perché, come detto, basta poco con i sei gradi di unione per non riuscire a sventare l’inevitabile.

Quanti di noi si stavano rendendo conto di ciò che sta realmente accadendo? Io per prima devo essere sincera, non ho capito fino a quando si è deciso più fortemente di adottare misure dure.

Le cose non capitano solo agli altri, non è sempre un’esagerazione, dobbiamo imparare a far fare ai professionisti il proprio lavoro. Dobbiamo imparare a fidarci. Probabilmente questo virus insegnerà a zittire i tuttologi, a dare valore alle piccole cose a cui forse non badavamo più, a rallentare un po’ e lasciar fare a chi sa fare.

Costretti in casa, per il nostro bene, per il bene di chi amiamo, per il bene di tutti, in Italia e nel mondo a Marzo 2020 abbiamo l’opportunità di riflettere, rivedere il nostro modo di vivere, capire cosa è importante, cosa è superfluo, a cosa possiamo anche rinunciare e cosa possiamo imparare.

In Italia e nel resto del mondo in questo 2020 la natura ci ha dato l’ennesima opportunità, azzeriamo i gradi di separazione, cogliamo questa occasione e torniamo a quella sottovalutata, bellissima normalità, più veri e forti.

 

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Manuela Agostini
Manuela Agostini

Dott.ssa in Psicologia della salute clinica e di comunità

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Karinthy F. (1929). Anelli della catena.
  • Kochen M. (a cura di) (1989), The Small World. Ablex Publishing Corp., Norwood, New Jersey.
  • Milgram S. (1967). The Small World Problem. Psychology Today, Vol. 2, 60-67
  • Travers, J., & Milgram, S. (1969). An experimental study of the small world problem. sociometry, Vol. 32, No. 4 (Dec., 1969), pp. 425-443 Published by: American Sociological Association. Available here.
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