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Aladdin – La LIBET nelle narrazioni

Si ripercorre la storia di vita di Aladdin, protagonista dell'omonimo film d'animazione, proponendo una formulazione in termini LIBET

Di Ilenia Bordin

Pubblicato il 16 Mar. 2020

Aggiornato il 25 Mar. 2020 14:03

La storia di Aladdin è ambientata nel lontano oriente, in una città fantastica di nome Agrabah. Un luogo incantato, dalle mille tentazioni, prima tra tutte quella di cedere alla magia per poter raggiungere i propri scopi. Ma a che prezzo?

La LIBET nelle narrazioni – (Nr. 10) Aladdin

 

Il nostro protagonista è Aladdin, un giovane e povero ragazzo senza né madre né padre (processi di apprendimento). Aladdin vive di stenti in una baracca arredata con pezzi di fortuna, insieme alla sua unica compagna di vita Abu, una scimmietta scaltra e intelligente. Il ragazzo cresce quindi con il tema doloroso di indegnità, sente di essere uno straccione, inferiore agli altri, e di questo si vergogna.

Aladdin e la sua scimmietta trascorrono le giornate scorrazzando per le vie della cittadina mentre cantano allegramente, e rubano per mangiare, salvo poi donare tutto ciò che hanno a chi sembra essere più bisognoso. Il ragazzo è buono e umile, quasi ingenuo, ma è dotato anche di una fervida immaginazione, che lo porta a viaggiare ogni sera con la fantasia: si affaccia alla finestra della sua umile dimora, dalla quale si vede il palazzo del sultano, e sogna di viverci. Cantare, sdrammatizzare, sognare, e donare agli altri anche quando non si ha nulla, possono essere inquadrate come strategie tipiche di un piano immunizzante, in cui Aladdin fa di tutto per evitare la consapevolezza della sua vergognosa condizione, anzi se ne burla persino con le guardie del paese, che gli danno spesso la caccia.

In quella che sembra essere una giornata come le altre, Aladdin incontra proprio colei che poi si scoprirà essere la principessa Jasmine. Aiuta la ragazza misteriosa a fuggire dalle grinfie delle guardie che la credono una ladra. Jasmine viene affascinata subito dal modo di fare vivace e spensierato del ragazzo, ma Aladdin, una volta scoperte le vere origini della fanciulla, si vergogna di ciò che è. Si scopre innamorato della giovane principessa e si convince che l’amore che prova per lei non potrà mai essere ricambiato, rattristandosi; questo evento rappresenta un’invalidazione del piano immunizzante, che espone Aladdin al suo tema doloroso di indegnità provocando l’esordio sintomatico: come potrebbe mai la principessa amare e sposare uno straccione?

A questo punto Aladdin è confuso e depresso, come non l’abbiamo mai visto prima. È costretto a fare i conti con la realtà e con il fatto di essere povero, finché non gli si presenta quella che sembra essere l’occasione della vita: conosce il crudele Jafar, che gli tende una trappola così subdola da mettere a rischio la sua vita, ma proprio quando sembra che non ci sia più nulla da fare, gli si presenta l’opportunità di avere ai suoi ordini il genio della lampada. Aladdin può esprimere al genio tre desideri, e non ha dubbi: ammettere a sé stesso e a Jasmine di essere uno straccione e farsi vedere per ciò che è continua ad essere troppo doloroso (processi di metacontrollo), per questo motivo sceglie di chiedere al genio di trasformarlo in un principe. Continua quindi ad adottare la sua strategia immunizzante, fingendo di essere ciò che non è: con l’aiuto della magia i suoi stracci diventano abiti sontuosi, la sua compagna di avventure Abu diventa un imponente elefante, e viene accompagnato da una schiera di musicisti, ballerini, servitori, ecc. La magia ha esacerbato quelli che erano i tentativi di Aladdin di non guardare in faccia la realtà (esordio sintomatico e cicli di mantenimento). Tuttavia quando Aladdin si presenta dalla principessa Jasmine in questo modo, ella lo rifiuta, facendo cadere il nostro ragazzo nello sconforto.

Questo ennesimo tentativo di Aladdin di nascondersi da ciò che gli causa più dolore, essere uno straccione, si è dimostrato ancora una volta inefficace, e gli causa soltanto disagio. È arrivato per il nostro protagonista il momento di farsi forza, e accettarsi per ciò che è, con i suoi difetti, ma anche e soprattutto con i suoi pregi: con una ritrovata consapevolezza Aladdin riuscirà infatti a trovare il suo lieto fine.

 

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