Invecchiare ha un effetto dannoso sull’intelligenza fluida dell’individuo, la quale è definita come la capacità di affrontare problemi logici nuovi indipendentemente dalle conoscenze acquisite; in parallelo, l’invecchiamento porta anche ad un aumento del tessuto adiposo e alla perdita della muscolatura.
L’invecchiamento è un naturale processo biologico che porta cambiamenti a livello del sistema nervoso, immunitario ed endocrino. Attualmente non è stata individuata nessuna causa singola che determini questo fenomeno, bensì sono stati individuati molteplici fattori tra cui è possibile citare i danni che l’ambiente causa nel tempo e la programmazione della nostra genetica che porta a questi cambiamenti (Salthouse, 2009).
Con l’invecchiamento è possibile riscontrare un normale e fisiologico calo delle funzioni cognitive, in particolare si evidenzia una diminuzione della performance nei test di memoria episodica, nelle funzioni esecutive e nelle abilità visuo-spaziali; inoltre l’invecchiare ha un effetto dannoso sull’intelligenza fluida dell’individuo, la quale è definita come la capacità di affrontare problemi logici nuovi indipendentemente dalle conoscenze acquisite (Salthouse, 2009).
A livello biologico il calo di tutte queste funzioni cognitive è dato dall’atrofia della corteccia prefrontale; tuttavia, in parallelo all’impoverimento cognitivo, l’invecchiamento porta anche ad un aumento del tessuto adiposo e alla perdita della muscolatura ovvero la sarcopenia. Questi cambiamenti a livello fisico portano a loro volta ad un impoverimento delle funzioni cognitive, infatti l’obesità è associata ad un declino cognitivo e ad un maggior rischio di sviluppare una demenza, e questo accade perché l’accumulo di tessuto adiposo porta ad una serie di infiammazioni (Hotamisligil, 2006).
Un alto indice di massa corporea (BMI) è correlato con l’aumento dei markers infiammatori che portano a loro volta ad un declino cognitivo, in particolare delle funzioni esecutive.
Un recente studio condotto da Spauwen nel 2017 mostra che una massa muscolare elevata potrebbe essere un fattore protettivo contro lo sviluppo della demenza. (Spauwen et al., 2017).
Stando a recenti studi, l’intelligenza fluida è influenzata dal livello di muscolatura; si tratta in tal caso di una relazione positiva dove più il livello muscolare aumenta più l’intelligenza fluida si conserva nel tempo.
In particolare una ricerca pubblicata su Brain, Behavior, and Immunity ha condotto uno studio longitudinale della durata di 6 anni su un campione di 4331 persone di mezza età (con età media di 65 anni) (Klinedinst et al., 2019) la cui ipotesi centrale era che il tessuto adiposo viscerale fosse correlato con l’intelligenza fluida. I risultati di questo studio mostrano che una riduzione del tessuto adiposo porta ad un aumento delle capacità cognitive, in particolare dell’intelligenza fluida; questo avverrebbe perché un aumento del tessuto adiposo conduce ad un aumento dei linfociti, i quali a loro volta correlano negativamente con l’intelligenza fluida, infatti lo stato di infiammazione risulta essere dannoso. Una possibile spiegazione è che i linfociti agiscano a livello dell’asse intestino–cervello tramite il nervo vago, causando un cambiamento microbiotico, che porterebbe, oltre che ad un calo di intelligenza fluida, anche all’aumento di rischio per quel che riguarda lo sviluppo di malattie tra cui l’Alzheimer, la schizofrenia e la sclerosi multipla.
Gli autori di questo articolo suggeriscono che per mantenere una buona capacità cognitiva nel corso degli anni è importante l’attività fisica e il mangiare sano; ciò consentirebbe di evitare l’accumulo di grasso e favorirebbe un corretto sviluppo muscolare (Klinedinst et al., 2019).