Tutti lo conoscono, o quanto meno lo hanno sentito nominare almeno una volta. E’ il mago più famoso del mondo, ed ha solo 11 anni: Harry Potter.
La LIBET nelle narrazioni – (Nr. 2) Harry Potter
La fama di Harry lo precede per via del suo passato. Il piccolo mago infatti, da pochissimi mesi al mondo, assiste all’uccisione dei suoi genitori (in particolare della madre) da parte del mago più crudele di sempre: Lord Voldemort, il quale cerca poi di uccidere anche lui con una potentissima maledizione, senza però riuscirci perché la stessa gli rimbalza addosso, distruggendolo.
Diventato orfano, Harry viene dato in affidamento ai suoi zii, da sempre ‘babbani’, che non appartengono cioè il mondo della magia. Proprio per questo motivo allevano il piccolo Harry come se fosse un mostro. Sono del tutto anaffettivi, vivono la presenza di Harry in casa come un peso, cosa che li porta a maltrattarlo continuamente, con commenti sprezzanti sulla sua natura magica, sui suoi genitori morti, o sulla sua persona in generale, talvolta essendo addirittura violenti. Come se non bastasse, Harry è costretto a subire costantemente le vessazioni del viziatissimo cugino.
Tutto ciò diventa base fertile per lo sviluppo di un tema di minaccia terrifica da parte del piccolo mago.
Alla luce di ciò è comprensibile come nel corso dei film emerga spesso un vissuto di fragilità da parte del ragazzo, che nonostante dimostri di avere grandi doti magiche, non si sente mai all’altezza delle situazioni in cui si trova.
Essere solo per Harry significa essere debole e indifeso, è per questo che quando riesce finalmente ad iniziare la scuola di magia di Hogwarts e conosce quelli che diventeranno poi i suoi migliori amici (Ron ed Hermione), Harry capisce finalmente cosa significa avere una famiglia, degli amici, cosa significa dare e ricevere amore. Questa condizione lo rende felice, lo completa e soprattutto lo tutela da quel senso di solitudine e fragilità. Proprio per questo Harry sviluppa un senso di protezione verso le persone che ama, che diventa per lui un dovere, un imperativo di vita. Harry, così, impara a controllare le situazioni di minaccia buttandocisi a capofitto, proprio al fine di evitare che qualcuno si faccia male. Ecco che allora affina gli incantesimi, migliora la tecnica e impara ad utilizzare la magia al meglio che può per essere sempre in prima linea a difendere gli amici. Non a caso Harry mostra di essere tanto più performante, quanto più sente avvicinarsi la minaccia. Infatti, è proprio quando i suoi amici o le persone che ama sono in pericolo, che il suo piano prescrittivo emerge maggiormente: è infatti il momento in cui ad Harry riescono gli incantesimi più difficili o mostra capacità e doti degne di un mago molto esperto, che in condizioni di bassa attivazione non mostrerebbe.
Gli anni passano, Harry frequenta il terzo anno della scuola di magia. Ha una cerchia di amici folta e amorevole, i professori lo hanno accolto come un figlio, così come le famiglie dei suoi amici; ha da poco ritrovato anche il suo padrino (Sirius Black), e tutto sembra procedere a gonfie vele. Momenti di difficoltà ci sono stati per via della minaccia dei seguaci di Voldemort, ma Harry è sempre riuscito a cavarsela con le sue forze, forte dell’amore di chi ha avuto vicino.
E’ a questo punto però che le voci su un possibile ritorno del mago oscuro si fanno sempre più consistenti, generando panico e terrore nel mondo della magia. Harry rimane inevitabilmente colpito da questo: il ritorno di Voldemort significherebbe per lui risvegliare i mostri del suo passato, tornare ad avere un contatto con le sue sensibilità dolorose di solitudine, e quindi di fragilità e debolezza. Senza contare che il ritorno di Voldemort (e la possibilità di perdere quanto ora ha di più caro), porterebbero alla luce il vissuto traumatico che l’ha reso famoso.
Ecco che Harry inizia ad avere i primi incubi.
Ma la vera rottura del suo piano si avverte quando, al termine del ‘Torneo 3 Maghi’ (un torneo tra le tre principali scuole di magia esistenti) Harry, intrappolato dai seguaci di Voldemort, assiste inerme al ritorno del mago oscuro, il quale uccide davanti ai suoi occhi un suo caro amico.
Per la prima volta Harry Potter non riesce a controllare una situazione di minaccia, il suo piano prescrittivo fallisce.
I lasciti di questo evento perseguiteranno Harry nelle fasi successive della narrazione.
Gli incubi notturni si aggravano, inizia a soffrire di frequenti allucinazioni, flashback relativi all’evento, spesso anche con episodi dissociativi. Per fortuna è di un personaggio di fantasia che stiamo parlando, perciò ad Harry è bastato scuotere la bacchetta magica per eliminare l’origine dei suoi problemi e tornare a condurre una vita serena ed equilibrata.
Nel mondo della psicoterapia invece, sarebbe stato sicuramente necessario qualche passaggio in più!