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Dorian Gray: il discontrollo del piacere

Il ritratto di Dorian Gray è una storia immortale, celebre per i suoi contenuti relativi al desiderio e al piacere, dalla cupidigia alla lussuria.

Di Federica Fiorilli

Pubblicato il 09 Gen. 2020

Aggiornato il 16 Gen. 2020 09:49

Il ritratto di Dorian Gray è decisamente un romanzo moderno, capace di evocare riflessioni di estrema attualità e che descrive la personalità di un uomo pericoloso non solo per il prossimo, ma anche per se stesso. La smodata ricerca del piacere è una seducente arma a doppio taglio.

 

La bellezza dei romanzi dei secoli scorsi è rappresentata dalla loro capacità di risultare straordinariamente attuali. Il ritratto di Dorian Gray è di fatto una di quelle storie di immortale fascino celebre per i suoi contenuti. Scritto alla fine dell’Ottocento da Oscar Wilde, questo romanzo affronta, con uno stile narrativo semplice, ma incredibilmente raffinato, tematiche relative al desiderio e al piacere, dalla cupidigia alla lussuria, al flebile senso di colpa fino al completo disinteresse per l’altrui persona e l’evitamento di qualsiasi responsabilità.

Dorian Gray attraversa tutte queste fasi, vive l’esperienza a trecentosessanta gradi, soddisfacendo ogni suo istinto e lasciandosi trascinare da una smodata bramosia che lo condurrà, alle fine del romanzo, ad una fine ingloriosa. Egli infatti, giovane di eccezionale bellezza, viene inizialmente notato dal pittore Basil Hallward che ne fa il suo modello e che lo dipinge in svariate tele fino a creare un ritratto che, a detta dell’artista, possiede al suo interno il massimo della sua espressione artistica. Incuriosito dal soggetto dipinto, Lord Henry Wotton, aristocratico inglese cinico e provocatorio e amico del pittore, esprime il desiderio di conoscere il giovane Dorian, sebbene Basil ne sia all’inizio contrariato; una volta fatta la sua conoscenza, Lord Henry diviene per il ragazzo un esempio di vita da seguire e da imitare, in tutti i vizi e piacere materiali in cui viene trascinato.

Si potrebbe dire che a tratti il ruolo di protagonista dell’opera venga rivestito proprio da Lord Henry, le cui parole risuonano all’interno del romanzo e identificano  al meglio le tematiche affrontate dall’autore. Egli infatti, come diavolo tentatore scettico e indifferente ai valori morali maggiormente seguiti e rispettati al quel tempo, seduce il giovane Dorian con la forza dell’Edonismo, inteso proprio come ricerca ultima del piacere e sommo scopo verso cui protendere nella vita. La celeberrima frase (perdonatemi se aggiungo: alquanto inflazionata!) “Cedere ad una tentazione è l’unico modo di liberarsene” è l’elemento cardine intorno al quale ruota l’intera vicenda e viene pronunciata da Lord Henry all’inizio del romanzo, dopo aver dissertato sulla natura dell’istinto e del soddisfacimento del piacere attraverso il corpo e le azioni. “Ogni impulso che ci sforziamo di strangolare fermenta nella mente e ci intossica” e ancora “Vivete la vita prodigiosa che è in voi! Fate che per voi niente vada perduto. Cercate sempre nuove sensazioni, non abbiate paura di niente…” sono frasi, a mio parere, che racchiudono al meglio la filosofia di questo personaggio, il quale, con seducente dialettica, affascina Dorian che ne sperimenta così pienamente l’essenza.

Una volta presa la consapevolezza del suo mirabile splendore, Dorian Gray inizia a muoversi nell’ambiente aristocratico, di cui fa parte per nascita, travolto dalla libidine sfrenata e dalla noncuranza circa le sue azioni e le conseguenze che i suoi comportamenti hanno sulle altre persone, sprofondando poi nei bassifondi di una Londra tetra, dissoluta, viziosa. Il candore e l’innocenza, che il suo aspetto esteriore lascia trasparire in superficie, è una maschera che nasconde la vera anima di Dorian Gray, un’anima corrotta che si manifesta sulle crepe di quel dipinto straordinario ormai celato allo sguardo altrui.

Dorian Gray: narcisista, psicopatico, machiavellico, un esempio remoto di triade oscura? Senza entrare troppo nel dettaglio, è indubbio quanto Dorian Gray incarni in modo piuttosto preciso alcuni aspetti tipici di individui con tali caratteristiche. Il ragazzo possiede una bellezza sublime di cui prende realmente coscienza solo una volta conosciuto Lord Henry in presenza del dipinto; tuttavia quello stesso ritratto lo mette davanti all’inevitabile destino di qualsiasi essere umano, ovvero l’invecchiamento a causa dello scorrere del tempo che, se confrontato con la perfezione della tela, evoca in lui una terribile sensazione di vergogna e disperazione: “Perché lo hai dipinto? Verrà un giorno nel quale mi schernirà, mi schernirà orribilmente!” sono le parole di forte angoscia da lui pronunciate prima che il suo desiderio di eterna giovinezza venga effettivamente esaudito. Dorian Gray mostra di lì a breve un atteggiamento disprezzante, anticipato ed alimentato dal rapporto di amicizia con Lord Henry, in una sorta di ciclo idealizzante (e talvolta di gemellarità) (Dimaggio e Semerari, 2003), dal quale entrambi colgono piacere.

Il modo in cui abbandona Sybil Vane, la cui unica colpa è quella di non essere sufficientemente meravigliosa agli occhi del ragazzo (“Hai rovinato il romanzo della mia vita”), il quale la punisce selvaggiamente per aver distrutto il sentimento romantico di cui si era nutrito nelle sue fantasie, sottolinea eccezionalmente la freddezza, la totale mancanza di empatia nei confronti altrui e la sola considerazione di se stesso e del suo punto di vista. Con parole di profondo disprezzo conclude la relazione con la giovane donna (la ragazza verrà successivamente trovata morta suicida), il primo vero peccato che si stamperà indelebile sul noto ritratto. Dorian Gray diviene abile, allora, a raccontarsi una storia incredibilmente vantaggiosa per lui che Oscar Wilde descrive con ingegno:

La colpa era della ragazza, non sua. L’aveva sognata come una grande artista, le aveva dato il suo amore perché l’aveva creduta grande, e lei lo aveva deluso, era stata superficiale e indegna. (Wilde O.)

Per mezzo della sua bellezza apparentemente inscalfibile, la sua accentuata abilità di seduttore, lo sfruttamento del prossimo al solo scopo di soddisfare i suoi insaziabili appetiti, Dorian Gray vive nel mondo preoccupandosi esclusivamente dei piaceri più estremi da raggiungere, il tutto senza provare rimorso per nessuna delle sue deplorevoli azioni (addirittura l’omicidio dell’amico Basil) o per l’aver diffuso un sentimento di vergogna tra molte delle donne che, per ottenere il suo amore, hanno sfidato molte convenzioni sociali.

Sappiamo come il romanzo va a concludersi, Dorian Gray disteso a terra davanti al ritratto (tornato al suo originale splendore dopo il tentativo di pugnalare il soggetto dipinto), finalmente autentico nella sua deprecabile essenza di uomo dedito al piacere materiale, godimento sfrenato che lo ha divorato nel profondo.

Del resto “Per lui la bellezza era stata solo una maschera, la giovinezza una beffa” e questo Oscar Wilde lo evidenzia vividamente. Il ritratto di Dorian Gray è decisamente un romanzo moderno, capace di evocare riflessioni di estrema attualità, come accennato nelle prime righe dell’articolo, e che descrive la personalità di un uomo pericoloso non solo per il prossimo, ma anche per se stesso. La smodata ricerca del piacere è una seducente arma a doppio taglio; Dorian Gray non ha di per sé una natura malvagia, diventa in tal modo attraverso l’assidua sperimentazione di situazioni viziose che successivamente lo condannano alla disperazione.

“Qualunque cosa, a farla troppo spesso, diventa un piacere”, Oscar Wilde ci avverte, con il suo stile raffinato, di come possiamo facilmente perdere il controllo delle nostre azioni se, inebriati dal piacere dei sensi, ci lasciamo sopraffare da un istinto famelico che non siamo in grado di padroneggiare e regolare.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Dimaggio G, Semerari A., I disturbi di personalità. Modelli e trattamento, (2003), Laterza.
  • Wilde O. (2019) Il ritratto di Dorian Gray. Rizzoli Editore.
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